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Albania, oggi si decide sulle convalide. Dubbi sulle procedure

I conteiner del campo di arrivo per i rifugiati a GjaderContainer del centro per i migranti di Gjader, in Albania

Italian Style Il tribunale di Roma da remoto dovrà deliberare sul trattenimento dei migranti. Ispezione dei parlamentari: «Verificare il protocollo»

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 18 ottobre 2024
Giansandro MerliINVIATO A GJADER

«Se avessi saputo che mi portavano in Albania mi sarei tuffato e avrei raggiunto Lampedusa a nuoto. Ero molto vicino»: ha detto così uno dei 12 richiedenti asilo, otto cittadini del Bangladesh e quattro dell’Egitto, alla delegazione di parlamentari italiani organizzata dal Tavolo asilo e immigrazione (Tai) che ieri ha visitato la struttura detentiva di Gjader incontrando quattro dei trattenuti. Sono entrati prima Riccardo Magi di +Europa insieme ai dem Paolo Ciani e Rachele Scarpa, più tardi la deputata di Avs Francesca Ghirra.

«CHIEDEREMO I TRACCIATI delle imbarcazioni che hanno soccorso i migranti. Secondo le testimonianze sarebbe avvenuto tutto in posizione molto ravvicinata all’isola siciliana di Lampedusa. Questo è il punto più delicato e grave», dice Magi. Usa il condizionale, d’obbligo, ma vuole vederci chiaro: secondo il protocollo Italia-Albania oltre Adriatico possono essere trasferite solo persone mai entrate nel territorio nazionale, acque territoriali comprese.

ALTRA QUESTIONE sollevata dall’ispezione è il tema dello screening. Un primo livello effettuato a bordo della motovedetta per scartare donne, minori e vulnerabilità evidenti. Un secondo sulla nave Libra, dove dovrebbe salire solo chi è cittadino di uno dei 22 paesi ritenuti «sicuri» dall’Italia (tra cui Tunisia, Egitto e Bangladesh), con lo scopo di verificare l’eventuale possesso dei documenti. Chi non li ha, va in Albania. «Ma non è chiaro chi decide in base a cosa – afferma Ciani -. Una nave in mezzo al mare non è il luogo per valutare adeguatamente le situazioni soggettive». E infatti mercoledì in quattro sono stati riportati in fretta e furia verso la Libra, che intanto aveva mollato gli ormeggi. Due erano risultati minori e due vulnerabili. Ieri li hanno sbarcati a Brindisi, in un ping pong che ha come tavolo il Mediterraneo.

IL TEMA, però, è più complesso e riguarda anche gli altri. «Da quanto visto e sentito dalla viva voce dei migranti coinvolti, emerge come le procedure usate siano del tutto illegittime», attacca il Tai. Tutti quelli incontrati dalla delegazione hanno trascorso un lungo periodo in Libia, da diversi mesi a oltre un anno, e lì sono stati sottoposti a violenze, torture e lavoro in condizioni di schiavitù. «Un cittadino del Bangladesh ha raccontato di essere stato venduto da un tassista del paese nordafricano a dei criminali e di essere stato rinchiuso per mesi in una stanza – afferma Scarpa -. Un egiziano, fuggito dal suo paese per non arruolarsi nell’esercito, ha detto che in Libia è stato rapito due volte e torturato. In faccia aveva un segno evidente che ha attribuito al colpo del calcio di un fucile». L’articolo 17 del decreto che definisce i soggetti vulnerabili (142/2015) riguarda proprio le vittime di torture: chi rientra in questa categoria deve seguire le procedure ordinarie per l’asilo e non può essere sottoposto a quelle accelerate di frontiera previste in Albania.

IL SECONDO CAPITOLO di questa storia sarà comunque scritto oggi dal tribunale di Roma. Dalle 9 i giudici della sezione specializzata in immigrazione esamineranno le richieste di convalida dei trattenimenti firmate dal questore della capitale. Non ci sono elementi di novità rispetto a quanto deciso dai magistrati di Palermo e Catania per le analoghe situazioni dei centri di Porto Empedocle e Modica, ovvero la non convalida. Nel frattempo è anche arrivata la sentenza della Corte di giustizia Ue secondo cui non possono essere considerati «sicuri» i paesi per cui esistono eccezioni territoriali o per categorie di persone (come Bangladesh ed Egitto). Interpretazione recepita nei giorni scorsi dal tribunale di Roma in una decisione sul ricorso per la sospensiva del provvedimento di espulsione presentato da un richiedente asilo.

TUTTO LASCIA CREDERE, dunque, che i trattenimenti non saranno convalidati. E la cosa è nota anche dalle parti del governo. Quello che davvero resta da capire è ciò che avverrà dopo. Se i giudici si opporranno alla detenzione, i richiedenti asilo dovranno essere liberati subito. Ma come? Certamente non possono essere rilasciati sul territorio albanese, ma non essendoci più la nave dela Marina militare Libra in rada non è chiaro come sarebbero trasferiti senza ritardi in Italia.

È QUI che potrebbe scattare una contromossa di dubbia legittimità. Ieri tutti i casi sono stati esaminati dalla commissione territoriale competente, con le audizioni dei migranti da remoto. Se dovessero arrivare a tempo di record dei dinieghi alle richieste d’asilo, le autorità italiane potrebbero emettere un nuovo provvedimento di trattenimento. A quel punto non per le procedure di frontiera, ma contro persone «irregolari». Come avviene per chi è rintracciato senza documenti nel territorio nazionale e finisce in un Cpr. Servirebbe, entro 48 ore, una nuova convalida: questa volta, però, la competenza sarebbe del giudice di pace, che non valuta la questione dei paesi sicuri. In casi analoghi il via libera alla detenzione è arrivato quasi sempre.

COSÌ I MIGRANTI reclusi in terra albanese sarebbero trasferiti nel secondo girone della struttura detentiva: dal centro di trattenimento al vero e proprio Cpr. Questo spiegherebbe perché il governo ha scelto di tirare dritto nonostante le sentenze dei giudici italiani ed europei e con numeri così contenuti (il Cpr ha solo 24 posti pronti, a regime saranno 144). Per adesso si tratta di un’ipotesi, tra poche ore scopriremo come andrà a finire.

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