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L’ossessione che distrugge l’Europa

L’ossessione che distrugge l’Europa – Ap

Immigrazione Da Schengen a Shengijn, l’estrema destra sta riuscendo nel suo principale obiettivo: distruggere dall’interno la costruzione europea, amputandola di uno dei suoi grandi successi, la libera circolazione di tutti

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 18 ottobre 2024

A cosa serve l’Unione europea sull’immigrazione? A 4 mesi e mezzo dalle elezioni europee che hanno registrato un balzo dell’estrema destra, che avanza del resto praticamente nella quasi totalità degli stati membri voto dopo voto, l’immigrazione è diventata un’ossessione per tutti e, a partire da questa narrazione, l’estrema destra sta riuscendo nel suo principale obiettivo: distruggere dall’interno la costruzione europea, amputandola di uno dei suoi grandi successi, la libera circolazione di tutti.

Il sito Euractiv ironizza, da Schengen a Shengijn, dall’accordo intergovernativo senza frontiere al centro amministrativo italiano in Albania, che già fa emuli, l’Olanda vorrebbe replicarlo in Uganda. L’addizione di leggi e di soluzioni nazionali annulla il valore aggiunto della Ue: la solidarietà con i paesi di primo arrivo dei criticati accordi di Dublino, la condivisione del “fardello”, che ora gli stati tenderanno sempre più a scaricarsi uno sull’altro, riattivando i confini interni.

Il Patto Asilo immigrazione, raggiunto la scorsa primavera dopo anni di negoziati e che dovrebbe entrare in vigore nel 2026, è già criticato, anche se alcuni stati – Spagna, Germania, per ora ancora la Francia – spingono per un’applicazione già nel 2025. Ma la realtà non ha più presa, dall’inizio di quest’anno gli arrivi irregolari nella Ue sono diminuiti di circa il 40%, nei fatti non c’è nessuna emergenza, ma uno dopo l’altro gli stati mettono controlli alle frontiere.

Le guerre in corso aggravano il quadro: la Polonia a guida Ppe (Donald Tusk) ha sospeso l’asilo per chi arriva dalla Bielorussia, Varsavia accusa la Russia di “guerra ibrida”, di usare i migranti come arma, molti paesi condividono questa lettura e hanno approvato la decisione polacca. Il Medioriente in subbuglio getta nel panico la Ue, dove alcuni paesi stanno facendo pressione per trovare “soluzioni innovative” e far rientrare nel gioco la Siria di Assad “paese sicuro” per facilitare le espulsioni.

Ieri, al Consiglio europeo aperto nel vuoto di potere delle istituzioni comunitarie – il presidente Charles Michel è alla sua ultima presenza, la nuova Commissione non è ancora in carica, la vecchia scade tra due settimane – c’è stata la dimostrazione, come ha rilevato il primo ministro olandese, Dick Schoof: «C’è una nuova atmosfera» in Europa. Prima una lettera di 15 paesi per rivedere la direttiva “ritorni”, giudicata inefficace perché non favorisce le espulsioni-lampo, poi un pre-vertice dove l’estrema destra si è riunita con la destra Ppe (ma anche la Danimarca a guida social-democratica), per mettere in vetrina la soluzione degli hotspot fuori dai confini Ue. Erano però assenti due pesi massimi in crisi, Francia e Germania. Olaf Scholz resta prudente: «Non tutti possono venire nella Ue», dice, ma non intraprende la strada degli hotspot esterni. Per ora anche la Francia si astiene, la legge non prevede analisi delle domande d’asilo fuori dal territorio nazionale.

Ieri a Bruxelles, in un’inedita (e al limite illegale) presenza all’estero delle due principali cariche dello stato, il presidente Macron e il primo ministro Barnier (uno al Consiglio, l’altro alla riunione Ppe), hanno aumentato la confusione del momento, lasciando aperti gli interrogativi su quale sarà la politica del governo, che all’inizio del 2025 varerà la trentatreesima legge sull’immigrazione dal 1980.

Assistiamo nella Ue a un’addizione di leggi nazionali sempre più restrittive, una accanto all’altra. Sull’immigrazione si stanno focalizzando tutte le paure e le incertezze di questa fase storica: sentimento di declassamento delle classi medie, concorrenza internazionale, insicurezza, timore della crescita della delinquenza. L’estrema destra, e ora anche la destra, a queste questioni complesse reagisce con la semplificazione e alza la bandiera della “sovranità” nazionale come soluzione miracolosa.

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