Processo Open Arms, i ministri della Lega supporter di Salvini
Migranti Governo e deputati del Carroccio al sit-in di Palermo: in aula c’è la difesa dell’allora ministro dell’Interno, che rischia 6 anni. La pm Sabella: «Il pos doveva essere rilasciato subito, il diniego è stato in spregio delle regole e non per proseguire in un disegno governativo»
Migranti Governo e deputati del Carroccio al sit-in di Palermo: in aula c’è la difesa dell’allora ministro dell’Interno, che rischia 6 anni. La pm Sabella: «Il pos doveva essere rilasciato subito, il diniego è stato in spregio delle regole e non per proseguire in un disegno governativo»
I duri e puri avrebbero preferito un sit-in davanti al cancello d’acceso dell’aula bunker del Pagliarelli, ma è prevalsa la linea morbida. L’obiettivo, del resto, è di evitare di creare ulteriori tensioni proprio mentre Giulia Bongiorno farà la sua arringa davanti alla Corte per tentare di smontare la tesi della procura di Palermo che ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini, imputato nel processo Open Arms di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per avere impedito, 5 anni fa, quando era ministro degli Interni nel governo Conte Uno, lo sbarco dei migranti soccorsi dall’ong spagnola tenendoli in mare per 19 giorni.
STAMATTINA MINISTRI e dirigenti della Lega si ritroveranno in piazza Politeama, in pieno centro: l’appuntamento è per le 10, nella stessa ora in cui l’avvocato di Salvini prenderà la parola davanti ai giudici. Nessuna adunata pubblica organizzata, né tanto meno l’invito ai militanti a unirsi alla manifestazione di solidarietà al Capitano. Era stata proprio Bongiorno, alla fine dell’udienza in cui avevano parlato le parti civili chiedendo un risarcimento di oltre un milione, a suggerire ai leghisti di tenere un profilo basso per evitare di «avvelenare il clima» e rinfocolare le polemiche esplose dopo la richiesta del carcere per Salvini. Un centinaio, è la previsione del Carroccio, saranno i dirigenti oggi a Palermo per fare quadrato attorno al leader; in piazza dovrebbero esserci anche i ministri Giorgetti, Piantedosi, Calderoli, Locatelli e Valditara. Più i sottosegretari, gli eurodeputati tra cui Vannacci e i parlamentari nazionali e regionali.
SALVINI è arrivato a Palermo già ieri sera, in un hotel di Mondello ha riunito i suoi per un incontro informale, poi la cena. In serata s’è confrontato con l’avvocato Bongiorno per gli ultimi dettagli prima dell’udienza di questa mattina. Il legale insisterà sulla tesi portata avanti nel processo: ogni decisione di «difesa dei confini nazionali» assunta da Salvini fu concordata con l’ex premier Conte e con gli altri ministri; a bordo dell’Open Arms non c’era pericolo sanitario, il pos (porto sicuro) sarebbe stato concesso dopo l’intesa con i paesi Ue sulla redistribuzione dei migranti. Per i pm, invece, Salvini avrebbe agito non per una strategia definita col governo ma per l’interesse ad aumentare il proprio consenso elettorale proprio nella fase di crisi del Conte Uno facendo leva sulla lotta all’immigrazione clandestina.
A BORDO della Open Arms, inoltre, non c’era alcun pericolo di terrorismo e dunque non c’era alcuna necessità di proteggere la sovranità dello Stato. Le condizioni dei migranti si aggravarono di giorno in giorno per la scelta di Salvini di tenerli in mare. «Il pos doveva essere rilasciato senza indugio e subito, il diniego è stato in spregio delle regole e non per proseguire in un disegno governativo», quel «diniego consapevole e volontario ha leso la libertà di ognuna delle 147 persone e non c’era ragione», ha sostenuto la pm Marzia Sabella. A chi nella Lega e nel centrodestra ha attribuito una matrice politica al processo, il sostituto procuratore Geri Ferrara, assieme alla collega Giorgia Righi, ha risposto che non si tratta di «un processo politico» perché «è pacifico che qui di atto politico non c’è nulla»: sono stati valutati «atti amministrativi come il ritardo o la negazione» del porto per sbarcare.
«L’ELEMENTO CHIAVE – per l’accusa – è stato quando Salvini ha assunto il ruolo di ministro» e «ha spostato le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos dal dipartimento Libertà civili e immigrazione al suo ufficio di gabinetto». È stato lui, insomma, ad assumere tutte le decisioni, era lui che veniva informato in modo «costante e quotidiano» sui movimenti di Open Arms. Per i pm «non è accettabile» l’idea di anteporre la protezione dei confini nazionali ai diritti umani, «c’è un principio chiave non discutibile: nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, i diritti umani prevalgono sulla protezione della sovranità dello Stato». E ancora: «La persona in mare va salvata, è irrilevante la sua classificazione: migrante, componente di un equipaggio o passeggero» perché «per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante o un terrorista va salvato, poi la giustizia fa il suo corso».
PER LA DIFESA di Salvini «quando si dice che il tavolo tecnico, i decreti e le direttive sono inaccettabili, in contrasto con i diritti umani, in realtà si sta processando la linea politica del governo».
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