Centri in Albania, Elon Musk attacca i giudici: se ne vadano
Rimpatriota Salvini applaude, replicano le opposizioni. L’Anm: «In gioco la sovranità dello Stato». Sull'operazione d'oltre Adriatico la palla ai tribunali sovraordinati, resta l’incognita sulle tempistiche della Corte Ue
Rimpatriota Salvini applaude, replicano le opposizioni. L’Anm: «In gioco la sovranità dello Stato». Sull'operazione d'oltre Adriatico la palla ai tribunali sovraordinati, resta l’incognita sulle tempistiche della Corte Ue
«Questi giudici devono andarsene». È in un tweet di Elon Musk, tra le centinaia pubblicate compulsivamente ogni giorno, la provocazione che riaccende la polemica su progetto Albania e toghe. Il vicepremier Matteo Salvini ne approfitta per dire che il padrone di X «ha ragione» e riportare l’attenzione sul caso giudiziario che lo assilla davvero: il suo, in cui è imputato a Palermo per omissione d’atti d’ufficio e sequestro di persona.
Musk si era intromesso anche in quel processo auspicando il carcere per i pm che hanno chiesto la condanna del leghista. Salvini, del resto, sembra geloso del rapporto che la presidente Giorgia Meloni sta tessendo con l’uomo più ricco del mondo, ospite dell’ultima edizione di Atreju. Subito dopo le elezioni Usa proprio la leader Fdi aveva pubblicato una foto che la ritrae abbracciata all’«amico».
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Secondo flop del progetto Albania: i sette già in ItaliaL’AFFONDO DI MUSK non è piaciuto alle opposizioni che ironizzano sui «sovranisti che non difendono i confini nazionali» (Nicola Fratoianni, Avs) e «sul governo che si inginocchia davanti al miliardario» (Chiara Gribaudo, Pd). Acli e Arci denunciano l’attacco alle istituzioni democratiche, ma la replica più seccata viene dall’Associazione nazionale magistrati: «Siamo sconcertati per l’intervento di un magnate estero potentissimo. Qui non è più in gioco l’indipendenza della magistratura, qui si tratta della sovranità dello Stato italiano», afferma la vicepresidente Alessandra Maddalena.
Intanto i sette richiedenti asilo, di Bangladesh ed Egitto, che erano stati deportati in Albania sono arrivati a Brindisi e si trovano in accoglienza nel Cara della città. Così i centri di Shengjin e Gjader sono ritornati vuoti. Non si fermano, però, le spese per sostenerli. La prefettura di Roma ha pubblicato un avviso di manifestazione di interesse per la loro manutenzione: 3,2 milioni l’anno. Le spese confermate, quindi, si avvicinano sempre più al miliardo in cinque anni.
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Il tribunale di Catania disapplica il nuovo decreto «paesi sicuri»TUTTO QUESTO MENTRE non è ancora chiaro cosa ne sarà dell’operazione nel prossimo futuro. Su questo il governo non ha fatto sapere nulla. Dopo i rinvii pregiudiziali alla Corte di giustizia Ue della sezione immigrazione di Roma è chiaro che anche una terza missione finirebbe con la liberazione dei migranti. E a quel punto aumenterebbero i margini di un’azione della Corte dei conti, davanti cui pendono già due esposti, per danno erariale.
La nave militare Libra potrebbe tornare perciò ai suoi compiti abituali. Almeno fino alle pronunce dei tribunali superiori. Il 4 dicembre si terrà un’udienza in Cassazione sui ricorsi presentati dall’avvocatura dello Stato, per conto di Viminale e questore di Roma, contro le 12 mancate convalide del 18 ottobre. L’opposizione giuridica, in sette pagine, ruota intorno all’idea che i giudici capitolini abbiano travisato la sentenza dei colleghi del Lussemburgo. Perché elimina dai paesi «sicuri» solo quelli dove esistono eccezioni territoriali e nulla dice per le esclusioni di categorie di persone (caso che vale per Bangladesh, Egitto e Tunisia). Poi perché non è stato rilevato che i migranti trasferiti oltre Adriatico appartenessero ai gruppi perseguitati elencati nel precedente decreto.
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Progetto Albania, a Shengjin si riempiono solo i resortLA PARTITA PIÙ GROSSA, comunque, si dovrebbe giocare alla Corte Ue. Ieri il presidente del Senato Ignazio La Russa, in controtendenza agli attacchi anti-toghe mossi dalla sua parte politica, ha valutato positivamente i rinvii in Lussemburgo: «Può darsi sia la sede giusta per valutare un tema controverso che sarebbe meglio non fosse sorto ma su cui serve una parola decisiva». Fare pronostici su come andrà a finire è impossibile, sebbene le argomentazioni della sentenza del 5 ottobre scorso siano esplicite sul potere/dovere del giudice nazionale di valutare l’effettiva sicurezza dei paesi e risultino assimilabili anche alle eccezioni per categorie di persone.
In primis, comunque, bisogna capire quali saranno le tempistiche. I tribunali di Bologna, Palermo e Roma hanno ordinato un totale di 11 rinvii sullo stesso tema. Verosimilmente saranno accorpati in un solo procedimento. Tutti chiedono di attivare la procedura d’urgenza o, in subordine, accelerata. Nel primo caso la sentenza arriverebbe entro tre mesi, nel secondo in sei/otto. Se le richieste non fossero accettate, però, l’iter sarebbe quello ordinario: potrebbero servire anche due anni.
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