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Il mea culpa di Schlein: così cambieremo la Bossi-Fini

Roma, la conferenza Pd su immigrazione, diritti, riforma della cittadinanzaRoma, la conferenza Pd su immigrazione, diritti, riforma della cittadinanza – LaPresse

Immigrazione Linea dura del Pd sull’Albania: «Non dobbiamo dare tregua al governo, la nostra presenza lì sarà continua. Vogliamo far fallire questa operazione con ogni strumento», dice Orfini

Pubblicato circa 5 ore faEdizione del 18 ottobre 2024

Il Pd di Schlein ingrana la quinta sul tema immigrazione. Ieri pomeriggio una lunga maratona al Nazareno con ong e associazioni in cui Graziano Delrio ha presentato la proposta di riforma della Bossi-Fini, che punta a rovesciarne l’impostazione: «L’immigrazione non deve essere più un problema di ordine pubblico e securitario, ma un fattore di crescita e dinamismo da gestire in modo razionale. Oggi in Italia non si può entrare in modo legale, noi vogliamo che sia possibile».

Di qui le proposte per un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro di due anni e anche di un permesso «per radicamento sociale», sempre di due anni, destinato a chi vive in Italia da almeno tre anni e possa dimostrare «inserimento sociale e lavorativo, legami affettivi e conoscenza della lingua».

C’è anche la proposta di liste alle quali possono iscriversi i lavoratori stranieri nei loro paesi d’origine: da queste liste, regioni, enti locali, associazioni datoriali e sindacali e patronati possono individuare cittadini stranieri da chiamare in Italia facendo loro da “sponsor”. Previsti meccanismi premiali per chi ha seguito corsi di formazione e conosca già l’italiano. Secondo la proposta i permessi saranno consegnati dai Comuni e la competenza sul dossier immigrazione passa in via prioritaria dal ministero dell’Interno a quello del Lavoro.

Una piccola rivoluzione, che Schlein rivendica scusandosi, ancora una volta, per le scelte degli ultimi vent’anni, quando «non siamo riusciti e non abbiamo voluto mettere mano a queste norme». «Ma il Pd fa i congressi, è l’unico tra i grandi partiti in grado di cambiare linea». E avverte: «Per noi questa proposta, così come quella di riforma della cittadinanza, sono al centro della costruzione dell’alternativa: non sono valori negoziabili e non finiranno dentro un cassetto se torneremo al governo».

L’altro fronte su cui i dem picchiano duro è quello dei centri di detenzione in Albania. «Non dobbiamo dare tregua al governo, la nostra presenza in Albania sarà continua», dice Matteo Orfini. «Vogliamo far fallire questa operazione con ogni strumento perché getta discredito sulla storia del nostro paese». «Meloni ci accusa di essere anti-italiani? È vero il contrario. Sui doveri di accoglienza e integrazione pochi giorni fa il presidente Mattarella ha detto parole definitive che andrebbero scolpite», mette in chiaro Orfini. Schlein è d’accordo. E parlando con i socialisti europei ieri a Bruxelles li ha avvertiti: «La destra vince quando la socialdemocrazia la rincorre sull’immigrazione. Da noi serve una risposta concreta e diversa, che cancelli l’idea dell’esternalizzazione delle frontiere. Meloni pensa che sia un’idea sua, ma non c’è niente di nuovo purtroppo».

Cecilia Strada, ala sinistra della delegazione dem a Bruxelles, annuncia una interrogazione all’europarlamento per «verificare la legalità dell’accordo tra Italia e Albania». «Ipotizziamo una procedura di infrazione contro l’Italia, una portavoce della commissione ha già smentito von der Leyen affermando che l’accordo non rispetta le regole Ue». «Dobbiamo smontare quel modello prima che venga esportato in tutta l’Unione», dà la carica Strada. Shukri Said, dell’associazione Migrare, critica i dem: «Siete stati latitanti per vent’anni, vi siete tenuti stretta la coperta della Bossi- Fini. La proposta di Delrio è ottima ma che senso ha presentarla ora che siete all’opposizione?». Applausi in sala.

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