Italia

Aifa alla deriva tra conflitti di interesse, scandali e proteste dei dipendenti

La sede dell'AifaLa sede dell'Aifa – Ansa

Salute Dovrebbe controllare efficacia e sicurezza dei farmaci. Ma dopo la riforma del governo Meloni l’agenzia ha perso autorevolezza e indipendenza. A tutto vantaggio delle aziende

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 16 giugno 2024

Un premio Nobel in visita all’Agenzia italiana del farmaco non capita tutti i giorni. Perciò è comprensibile la soddisfazione del presidente dell’Aifa Robert Nisticò dopo la lectio magistralis tenuta nella sede romana martedì scorso da Thomas C. Südhof, vincitore nel 2013. Nisticò lo ha descritto come «un momento di confronto fertile e dinamico».

Per la verità, oggi nella comunità scientifica di Südhof si parla più per gli scandali di cui è protagonista che per i meriti scientifici. I colleghi lo accusano di aver truccato numerose ricerche, riciclando immagini che documentano un esperimento per illustrarne altri evidentemente mai effettuati.

Sul sito pubpeer.com, dove la comunità scientifica denuncia le ricerche manipolate, le segnalazioni che riguardano Südhof sono già trentasei. Nell’ultimo anno ha dovuto ritirare una pubblicazione chiaramente manipolata e correggerne altre cinque.

Südhof però all’Aifa si è trovato in buona compagnia.

Il premio Nobel 2013 per la medicina Thomas C. Sudhof all'università Antonio Machado dell'Andalusia
Il premio Nobel 2013 per la medicina Thomas C. Sudhof all’università Antonio Machado dell’Andalusia, foto Manuel Pedrosa /Epa via Ansa

Anche dodici studi sospetti firmati dal collega Nisticò sono stati segnalati da Pubpeer dopo un’inchiesta del manifesto. A conferma che non si trattasse di calunnie, i coautori di Nisticò hanno già ammesso uno degli errori con tante scuse e provveduto alla correzione senza commenti da parte dell’interessato.

Sarebbe interessante sapere se nel «confronto fertile» tra i due scienziati è stato menzionato anche il tema dell’integrità scientifica dell’organo che dovrebbe vigilare su un settore delicato come quello dei farmaci.

Sull’indipendenza dell’agenzia i dubbi si sono moltiplicati anche per un’altra vicenda emersa in queste ore.

Il 21 giugno la nuova dirigenza dell’Aifa avrebbe dovuto tenere una conferenza di presentazione presso il ministero della salute alla presenza del padrone di casa Orazio Schillaci e dell’associazione imprenditoriale Farmindustria. Solo che alle aziende è stato chiesto di sponsorizzare l’evento con tariffe variabili tra i cinquemila e i ventimila euro, offrendo in cambio visibilità per i loro brand.

La proposta, in pieno conflitto di interessi, è divenuta pubblica grazie a uno scoop della Repubblica e ha creato imbarazzi allo stesso Schillaci: il ministro ha fatto sapere di non saperne nulla e di non aver nemmeno ricevuto l’invito all’evento, dichiarazione piuttosto singolare visto che la manifestazione si sarebbe svolta a pochi passi dal suo ufficio.

Secondo Aifa, la richiesta di soldi è stata avanzata dalla società incaricata dell’organizzazione. Sia come sia, l’evento è rinviato a data da destinarsi.

A minare ulteriormente la capacità di controllo dell’Agenzia c’è la precarietà dei dipendenti che vi lavorano. Trenta di loro ieri hanno denunciato – come fanno per la verità da molti mesi – la condizione di precarietà perenna in cui versano.

I lavoratori da cinque anni chiedono una stabilizzazione mai arrivata, nonostante due ordini del giorno votati alla Camera impegnino in questo senso il governo.

«Siamo solo 30 lavoratori iper specializzati nella complessa filiera autorizzativa del farmaco che, da anni, vengono bistrattati ed umiliati» hanno scritto in un comunicato, in cui si sottolinea come «l’Aifa sia sotto organico e poco performante rispetto alle pari agenzie europee».

Rafforzare le funzioni di vigilanza dell’Agenzia però non rientra tra gli obiettivi del governo, che punta piuttosto a facilitare l’iter delle aziende che intendono commercializzare farmaci.

Nella nuova Aifa, infatti, sono state cancellate le due commissioni tecniche che si occupavano degli aspetti scientifici e dei prezzi dei farmaci. Il governo le ha sostituite creando un’unica commissione scientifico-economica composta da soli dieci membri in buona parte privi di background scientifico, evidentemente insufficiente per valutare le informazioni sui farmaci fornite dalle stesse aziende.

Assicurarsi le competenze dei trenta precari sarebbe dunque prezioso ma il governo sembra di un’altra opinione.

La manifestazione di protesta dei lavoratori precari dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) il 5 marzo 2024
La manifestazione di protesta dei lavoratori precari dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) il 5 marzo 2024, foto Angelo Carconi /Ansa

Nell’era Meloni, infatti, la valutazione dei farmaci infatti sembra affidata più a criteri politici che scientifici. Lo dimostrano casi come quello della pillola contraccettiva, la cui gratuità è stata bloccata dai vertici dell’Agenzia contro il parere dei suoi stessi tecnici.

O quello dei farmaci per affrontare l’incongruenza di genere negli adolescenti, su cui sono state annunciate nuove linee guida più restrittive ancor prima di un confronto scientifico su quelle esistenti, proprio come ha chiesto la maggioranza di governo.

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