Il nuovo presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco è Robert Nisticò, cinquantenne neuroscienziato e farmacologo all’università di Roma Tor Vergata. Su indicazione del ministro della salute Orazio Schillaci, la conferenza Stato-Regioni ieri ha dato il via libera alla nomina. Dopo le burrascose dimissioni del virologo Giorgio Palù, Schillaci aveva promesso un profilo «europeo» e Nisticò risponde all’identikit. Ha ben 181 pubblicazioni al suo attivo e prima di Tor Vergata ha lavorato a Bristol e Nottingham (Regno Unito), è stato direttore di laboratorio allo European Brain Research Institute (Ebri) e fa parte della commissione sui farmaci orfani dell’Agenzia europea del farmaco (Ema).

UN CURRICULUM di tutto rispetto, forse un po’ troppo simile a quello dell’ottantatreenne padre Giuseppe, che a Tor Vergata è stato ordinario di farmacologia, all’Ebri direttore generale e all’Ema ha rappresentato l’Italia in varie commissioni. «Pino» Nisticò, ex-senatore di Forza Italia, è stato sottosegretario alla Salute nel primo governo Berlusconi, presidente della Calabria nel 1995 e poi parlamentare europeo.

NISTICÒ FIGLIO presiederà per cinque anni la principale agenzia nazionale di controllo sui farmaci. È un compito non facile: dovrà collaudare il nuovo assetto dell’agenzia dopo una riforma che, secondo molti osservatori, ne ha diminuito il potere di vigilanza sull’industria farmaceutica. La missione è complicata dagli scandali sempre più frequenti che agitano la comunità scientifica. Cresce il numero di ricerche ritirate dopo la scoperta di frodi o errori grossolani. Secondo una stima recente dell’università di Copenhagen, circa il 20% delle pubblicazioni scientifiche in ambito medico presenterebbero segni di manipolazione dei dati.

Nemmeno Nisticò è al riparo dal problema. Il manifesto ha infatti scoperto almeno cinque pubblicazioni scientifiche firmate dal farmacologo di Tor Vergata e contenenti immagini «duplicate», in cui la stessa fotografia realizzata al microscopio elettronico viene usata più volte in riferimento a esperimenti diversi. Altri tre suoi studi erano già segnalati sul sito pubpeer.com, il database in cui gli scienziati denunciano le ricerche sospette. Gli studi con figure riciclate firmati dal neopresidente Aifa salgono dunque a otto, e sono spalmati tra il 2000 e il 2019.

LE ANOMALIE sono confermate anche dall’occhio esperto di Elisabeth Bik, probabilmente la maggiore esperta al mondo di frodi scientifiche. «Si tratta di un notevole numero di articoli» commenta con il manifesto. E aggiunge che anche lei ha trovato uno studio di Nisticò con un’evidente immagine duplicata.

Le immagini riciclate sono state pubblicate su riviste di grande prestigio come i Proceedings of the National Academies of Science (la più autorevole rivista scientifica insieme a Nature e Science), Nature Communications e Scientific Reports, che vantano gli standard di controllo più rigorosi e invece non verificano nemmeno l’originalità delle immagini che pubblicano.

Eppure l’uso di immagini ottenute in un esperimento per illustrarne altri mai realizzati è una delle truffe più note tra gli specialisti, quando non avviene per errore. Individuare a occhio nudo un’immagine riciclata nel mare magnum della letteratura scientifica è praticamente impossibile: nella maggioranza dei casi sono ingrandimenti di tessuti cellulari, poco più che macchie colorate poco riconoscibili. Ma oggi i software basati sull’intelligenza artificiale – il manifesto ne usa uno denominato ImageTwin, tra i tanti a disposizione degli scienziati – permettono di scovare le anomalie in pochi secondi. Peraltro, il riciclaggio delle figure rappresenta probabilmente solo la punta di un iceberg, dato che esistono molti metodi per falsificare le ricerche in grado di sfuggire anche all’intelligenza artificiale.

LA VICENDA che coinvolge Nisticò presenta diverse somiglianze con quella del ministro della salute Orazio Schillaci, anche lui autore di diversi studi «sospetti». O dell’ex-presidente della Conferenza dei Rettori Salvatore Cuzzocrea, un altro farmacologo di cui si segnalano oltre un centinaio di ricerche con evidenti anomalie.

A differenza del ministro e del rettore, che coordinavano le ricerche, negli studi sotto esame Nisticò non ha svolto un ruolo di particolare responsabilità. La presunzione di innocenza, dunque, suggerisce che non sia stato lui a manipolare deliberatamente i dati. Eventuali errori o truffe sarebbero avvenuti a sua insaputa e fino a prova contraria non dovrà risponderne direttamente.

DATO IL SUO RUOLO di neo-presidente dell’Aifa, tuttavia, la vicenda è persino più preoccupante. Essa infatti mette in plateale evidenza la diffusione endemica delle ricerche scorrette o truffaldine. Il caso testimonia la scarsa capacità di controllo degli scienziati persino sugli studi che firmano in prima persona. Da oggi Nisticò deve vegliare sui dati che dimostrano la sicurezza e l’efficacia dei farmaci che assumiamo. Se nemmeno le ricerche su cui ha messo la sua firma sono al di sopra di ogni sospetto, abbiamo tutti di che preoccuparci.