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Ai seggi con l’elmetto, l’Ecuador sceglie come battere i narcos

Ai seggi con l’elmetto, l’Ecuador sceglie come battere i narcosGuayaquil, soldati davanti a una scuola che ospita i seggi – Ap

Elezioni È in testa la delfina dell’ex presidente Correa, Luisa Gonzalez Ma crescono Noboa e Topic, i candidati delle "grandi famiglie"

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 agosto 2023

Al termine di una campagna elettorale bagnata di sangue e in pieno stato di emergenza, oggi l’Ecuador si reca alle urne per eleggere il suo prossimo presidente. 100.000 soldati e poliziotti sono stati mobilitati per garantire l’ordine. Nessuna immagine racconta l’atmosfera di questi giorni meglio dell’ultimo comizio del Movimiento Construye 25, con il candidato Christian Zurita che si è presentato sul palco con elmetto e giubbotto antiproiettile.

Per Zurita si è trattato del primo comizio ufficiale dopo che ha preso il posto di Fernando Villavicencio, il candidato ucciso a colpi di pistola nel pieno centro di Quito lo scorso 9 agosto. Uno scenario che si è temuto potesse ripetersi anche giovedì, quando una sparatoria è scoppiata nei pressi della carovana elettorale del candidato del partito Adn Daniel Naboa, nella città di Durán.

Il ministero dell’interno ha però prontamente smentito che si trattasse di un attentato. Ma è emblematico di quanto la tensione rimanga alta, in un Paese passato, nel giro di sette anni, ad essere percepito, secondo il sondaggio della società di consulenza americana Gallup, come il più insicuro dell’America latina.

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“Siamo in un contesto di crisi organica, in cui il primo elemento è che c’è un 97% che crede che il Paese stia andando in una direzione sbagliata,” spiega al manifesto Paulina Recalde, direttrice dell’istituto di sondaggi “Perfiles de Opinión”. Per lei, a questa mancanza di fiducia si somma una forte crisi della rappresentanza politica, con appena il 7% dei cittadini che dichiara di confidare nel presidente uscente Lasso. E soprattutto l’insicurezza: “Un anno fa il 22% diceva che era il maggior problema. Nella nostra inchiesta di questa settimana è salito al 70%.” A partire dal 2019, gli omicidi intenzionali sono infatti cresciuti vertiginosamente, arrivando a una cifra record di 4.824 nel 2022.

Secondo uno studio dell’Osservatorio Ecuadoriano sul crimine organizzato, questa esplosione è strettamente legata al maggior potere ottenuto negli ultimi anni dalla criminalità organizzata: l’Ecuador è infatti diventato attrattivo per il narcotraffico internazionale, incluso il cartello messicano di Sinaloa, il cartello Jalisco Nuova Generazione e la mafia balcanica.

Di fronte a un simile scenario, segnato nelle ultime settimane da massacri nelle carceri, oltre che dall’assassinio di due politici locali come il sindaco di Manta, Agustín Intriago, e del dirigente di Rivoluzione Cittadina Pedro Briones, “la popolazione sente una insoddisfazione con le figure della vecchia classe politica che non stavano riuscendo a dare delle soluzioni nel mezzo della crisi. La candidata di Rivoluzione Cittadina inizia così a decrescere, mentre il candidato Jan Topic – che ha parlato dall’inizio di insicurezza – sperimenta una buona crescita,” spiega Recalde.

Topic non si definisce né di destra né di sinistra (ma è sostenuto dal conservatore Partito Sociale cristiano), e si presenta come un ex cecchino e paracadutista con esperienza in Siria, Africa e Ucraina, promettendo Tollerenza Zero e guardando con ammirazione alle controverse politiche del presidente di El Salvador Nayib Bukele, più volte accusate di violazione dei diritti umani. Al centro del suo programma ci sono quindi la costruzione di nuove carceri, il controllo ferreo di porti, aeroporti e frontiere, e l’integrazione di tutti i servizi di intelligence.

Ma non è l’unico degli otto candidati a sperimentare un maggior consenso negli ultimi giorni: “oltre a lui, cresce nella competizione anche Daniel Noboa, che non parla per nulla di sicurezza.” Imprenditore di 35 anni, a sua volta figlio di un magnate che ha tentato di candidarsi per ben cinque volte, Noboa ha centrato buona parte del suo programma sulla promozione dell’imprenditorialità giovanile con programmi educativi, creazione di fondi di investimento e incubatori di nuove attività economiche. “Sono comunque entrambi esponenti di due delle corporazioni imprenditoriali famigliari più importanti del Paese”, spiega al manifesto l’analista politico Decio Machado.

Il voto di oggi può quindi essere letto in contrapposizione ai partiti che hanno caratterizzato la politica ecuadoregna degli ultimi venti anni. Primo fra tutti, il partito di sinistra di Rafael Correa, Rivoluzione Cittadina. La candidata Luisa Gonzalez, delfina dell’ex presidente, era comunque ancora in testa secondo l’ultimo sondaggio pubblicato lo scorso 10 agosto, con il 34,4% delle intenzioni di voto. Avvocata, Gonzalez ha occupato diversi incarichi di governo, fra cui quello di segretaria della pubblica amministrazione nel 2017. In molti vedono però dietro di lei solo l’ombra di Correa, che vive a Bruxelles dopo aver ricevuto una condanna per corruzione. E a rendere le cose ancora più complicate sono arrivate le dichiarazioni della vedova di Villavicencio, che alla Radio colombiana Blu ha accusato il “correismo” di essere dietro all’omicidio di suo marito e di mantenere legami con vari gruppi criminali del Paese.

Ma domenica non si voterà solo per eleggere il nuovo presidente: gli ecuadoriani decideranno infatti se bloccare le attività di trivellazione petrolifera nel blocco 43 ITT della riserva naturalistica dello Yasunì e di estrazione mineraria della zona del Chocò andino di Quito. Temi che hanno trovato una grande presenza nel dibattito pubblico, anche grazie all’instancabile campagna della
Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (Conaie). E che però non sembrano essere in grado di spingere in avanti nessun candidato in particolare.

Yaku Pérez, il leader indigeno che nel 2021 arrivò terzo scagliandosi contro le attività estrattive, questa volta non pare capace di
galvanizzare l’attenzione di chi sostiene le cause ambientali. Pérez non gode infatti più dell’appoggio della Conaie, mentre “i temi ambientali o di giustizia sociale purtroppo in queste elezioni stanno venendo percepiti in secondo ordine rispetto a quello della sicurezza,” sostiene Machado.

Per Recalde, però, è presto per dire che simili istanze siano ormai fuori dalla competizione politica. “Probabilmente vincerà la richiesta di sospendere le estrazioni petrolifere. Dovremmo allora chiederci dal giorno dopo che forma politica prenderà questo risultato.” Se nessuno dei candidati per le presidenziali raggiungerà il 40% dei voti, con un distacco dal secondo di almeno dieci punti dal secondo, gli ecuadoriani torneranno ai seggi il prossimo 15 ottobre per il ballottaggio. Già allora si potrebbero vedere i primi risultati dell’impatto dei referendum.

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