Cristina Porello (Progettomondo): «Lottiamo in difesa della terra dei nativi»
L'intervista Parla Cristina Porello, Rappresentante in Honduras per Progettomondo: «Gli indigeni hanno subito persecuzioni, soprusi e intimidazioni da parte di latifondisti collusi»
L'intervista Parla Cristina Porello, Rappresentante in Honduras per Progettomondo: «Gli indigeni hanno subito persecuzioni, soprusi e intimidazioni da parte di latifondisti collusi»
«Abbiamo subito persecuzioni, soprusi, intimidazioni da parte di latifondisti collusi con giudici e persino con le autorità. Abbiamo bisogno di risposte, di un cambiamento, di una reazione positiva per le popolazioni indigene. Siamo esseri umani, portatori del diritto alla vita. Il patrimonio della terra, dei boschi, dei beni comuni è un’eredità e dobbiamo prendercene cura per le generazioni future». Queste sono le parole pronunciate il 20 marzo scorso da Marcelino Miranda, leader della comunità indigena Montaña Verde del municipio di Gracias, durante il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, in occasione dell’ottavo anniversario della morte dell’attivista ambientalista Berta Cáceres, uccisa per la sua lotta contro la costruzione di una diga idroelettrica che avrebbe danneggiato il territorio della comunità Lenca.
IN HONDURAS – STATO DEL CENTRO AMERICA che confina con Guatemala, El Salvador e Nicaragua – sono frequenti i casi di violenza e violazione di diritti umani contro ambientalisti, contadini e persone appartenenti alle comunità indigene e afrodiscendenti.
Stando ai dati 2023 del Global Witness, è il Paese che registra il più alto numero di difensori dell’ambiente assassinati rispetto agli abitanti e il terzo al mondo in termini assoluti, dopo Colombia e Brasile.
Nel periodo 2012-2023 le persone uccise sono state 149.
«In Honduras essere difensore dell’ambiente e dei diritti umani è sempre più pericoloso. Nel 2015 l’Honduras è stato condannato dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani per violazione di diritti ancestrali e collettivi dei popoli indigeni e afrodiscendenti e solo nel 2023 si sono registrate 18 uccisioni», racconta Cristina Porello, Rappresentante Paese in Honduras per Progettomondo, un ente del terzo settore con sede a Verona, nato nel 1966 con l’impegno di contrastare le diverse forme di povertà e di disuguaglianza a livello mondiale.
Difendere l’ambiente e i diritti umani è pericoloso, solo in Honduras nel 2023 ci sono stati 18 omicidi di attivisti. «Progettomondo», con la Fundaciòn San Alonso Rodriguez (Fsar) ha messo in moto una serie di azioni, anche legali, per difendere le persone private della libertà
Perché accade tutto ciò?
Le cause di questo problema sono molteplici, una di queste sono le concessioni che lo Stato ha dato nei territori appartenenti ai gruppi indigeni, afrodiscendenti e contadini. Da qui si è generato un conflitto tra organizzazioni che si battono per la tutela e il rispetto dei territori e dell’ambiente e i poteri forti comandati da logiche estrattivistiche ed economiche incuranti delle gravi ripercussioni sulle risorse naturali e sulla vita degli abitanti di quelle terre.
Un’altra causa fonda le sue radici negli anni della riforma agraria e nella difficoltà delle istituzioni statali di garantire una distribuzione giusta della terra ai contadini. A tutto ciò si aggiunge l’impunità e la mancanza di un sistema di giustizia equo.
I difensori ambientali e dei diritti umani si ritrovano perseguitati sia dalla legge sia dagli impresari sostenuti spesso da poteri politici, economici e da alcuni mezzi di comunicazione. Questo aumenta esponenzialmente la vulnerabilità degli attivisti ambientali e dei diritti umani che si traduce in persecuzioni, minacce, processi di criminalizzazioni, arresti e uccisioni.
I contadini honduregni del Bajo Aguán stanno lottando in difesa della loro terra e proprio qui il 14 settembre scorso è stato ucciso Juan López, ambientalista e consigliere comunale di Tocoa. Cosa chiedono i contadini?
Il Bajo Aguàn è uno dei luoghi simbolo della lotta e della resistenza dei difensori dell’ambiente e dei diritti umani dell’Honduras. Il conflitto trae origine dalla concessione di un permesso di estrazione di ossido di ferro a una compagnia nell’area protetta del Parco nazionale Montaña de Botaderos Carlos Escalera, che prende il nome proprio da un difensore ambientale ucciso negli anni Novanta.
Il Bajo Aguàn è uno dei luoghi simbolo della lotta e della resistenza dei difensori dell’ambiente, proprio qui il 14 settembre è stato ucciso Juan Lòpez. Il conflitto a Bajo Aguàn trae origine dalla concessione di un permesso di estrazione di ossido di ferro a una compagnia in un’area protetta del parco Montana de Botaderos. L’attività estrattiva nel parco ha comportato la deforestazione e l’aumento esponenziale dei livelli di inquinamento dei fiumi Guapinol e San Pedro
Per permettere l’installazione di due progetti estrattivi è stata ridotta l’estensione territoriale del parco, area ricca di fonti d’acqua che riforniscono due regioni dell’Honduras, Colón e Olancho. La deforestazione e l’aumento esponenziale dei livelli di inquinamento delle acque dei fiumi Guapinol e San Pedro rappresentano le principali conseguenze dell’attività estrattiva.
Per questo motivo sono nati diversi gruppi comunitari ambientalisti, tra questi il Comitato municipale dei beni comuni e pubblici di Tocoa, di cui faceva parte Juan López, ucciso da sicari lo scorso 14 di settembre all’uscita da una funzione religiosa. López è stato un esempio di integrità e di lotta costante per l’ambiente e i diritti umani, denunciando pubblicamente i soprusi, le ingiustizie e gli atti di corruzione di cui era testimone, arrivando a pagare il suo attivismo con la reclusione e poi con la sua stessa vita.
È proprio per la sua attività di impegno civico e denuncia che, lo scorso anno, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani aveva richiesto all’Honduras l’attivazione di meccanismi di protezione per alcuni ambientalisti. Tra questi c’era lo stesso Juan López che, secondo il Comitato municipale dei beni comuni e pubblici di Tocoa, non ottenne però la protezione che doveva essergli garantita.
Per fare chiarezza sul tragico evento, si sta chiedendo un’investigazione indipendente, trasparente e internazionale, per arrivare non solo agli esecutori materiali, ma anche ai mandanti dell’attentato, all’attivazione di meccanismi di protezione per i difensori ambientalisti e all’archiviazione del processo di criminalizzazione nei confronti di Juan López e di altri difensori del Bajo Aguán, caso che è stato riaperto cinque giorni dopo l’uccisione dell’ambientalista.
«Progettomondo», in partenariato con la «Fundación San Alonso Rodríguez (FSAR)», ha messo in moto una serie di azioni per la protezione di defensores y defensoras de tierra y territorio. In che cosa consistono?
Si tratta del progetto sulla difesa dei diritti umani delle persone private di libertà, Con Buena Razón, finanziato dall’Unione europea. Il primo settembre del 2019, otto difensori del territorio e dell’ambiente furono arrestati con l’accusa di incendio aggravato, reato di sequestro di persona, associazione a delinquere e furto. Tale criminalizzazione derivava dalle persistenti azioni di protesta che essi stavano mettendo in atto contro il progetto di estrazione mineraria ad opera di una compagnia, in difesa del fiume Guapinol e della circostante area naturale protetta.
Questi accadimenti suscitarono una grande mobilitazione a livello internazionale, poiché gli otto difensori furono trattenuti in privazione di libertà preventiva per oltre due anni, in violazione al diritto a un giusto processo. Inoltre, i legali denunciarono diverse irregolarità e atti di tortura subiti dai loro assistiti. Con il fine di ottenere la scarcerazione dei difensori, Progettomondo e Fsar hanno messo in atto un processo di accompagnamento legale. Anche grazie a tali pressioni, nel febbraio 2021 i difensori di Guapinol sono stati rilasciati sotto ordine di liberazione immediata della Corte Suprema di Giustizia.
Un vostro recente comunicato lo avete intitolato: «In Honduras per prendersi cura del sangue della terra». Cosa volevate comunicare?
È una citazione di Berta Cáceres, ambientalista honduregna uccisa il 3 marzo del 2016, e icona della lotta del gruppo indigeno Lenca che si batteva contro la costruzione della diga idroelettrica Agua Zarca.
«Uniamoci e continuiamo con speranza nella difesa e prendendoci cura del sangue della terra e degli spiriti»Berta Càceres, ambientalista uccisa il 3 marzo 2016
La frase Juntémonos y sigamos con esperanza defendiendo y cuidando la sangre de la tierra y los espíritus («Uniamoci e continuamo con speranza nella difesa e prendendoci cura del sangue della terra e degli spiriti») racchiude la filosofia e la cosmovisione del gruppo indigeno Lenca e la sua relazione spirituale con la terra, la quale implica prendersene cura, proteggerla e difenderla.
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