A Città del Messico per fermare la guerra contro l’Ezln. Ed esigere giustizia per Padre Marcelo
Gli "zapatisti non sono soli". A Città del Messico – Andrea Cegna
Internazionale

A Città del Messico per fermare la guerra contro l’Ezln. Ed esigere giustizia per Padre Marcelo

In piazza nella capitale messicana Partecipata manifestazione e messaggio chiaro per Claudia Sheinbaum: nella Giornata internazionale in solidarietà con la lotta zapatista e per ricordare l'omicidio del sacerdote in Chiapas: "Un pacifista, facile da colpire"
Pubblicato 2 giorni faEdizione del 26 ottobre 2024
Andrea CegnaCittà del Messico

Il messaggio è stato portato sotto il balcone presidenziale di Claudia Sheinbaum: “Alto a la guerra contra el EZLN” (fermare la guerra contro l’EZLN). A differenza di quanto visto il 2 ottobre o il giorno del decennale della sparizione dei 43 studenti di Ayotzinapa, il palazzo presidenziale non era “protetto” da barriere anti sfondamento ma solo da qualche transenna e pochi agenti di polizia in assetto anti sommossa. Anche per questo, giovedì 24 ottobre (giornata internazionale in solidarietà con la lotta Zapatista e per chiedere giustizia per Padre Marcelo recentemente assassinato), le migliaia di persone che hanno manifestato il loro rifiuto per la guerra in Chiapas e nel resto del Messico sono potute arrivare a pochi metri da dove vive Sheinbaum e li fare il comizio di chiusura.

La manifestazione di Città del Messico è l’iniziativa principale di una giornata che dal sud delle Americhe fino all’Europa ha visto centinaia di espressioni di denuncia e pressione sul nuovo governo. Se il grido d’allarme dell’EZLN per l’aggressione che sui militanti stanno subendo nella comunità “Sei di Ottobre” aveva già catalizzato l’attenzione del paese, e di solidali in giro per il mondo, l’omicidio di Padre Marcelo Perez Perez non ha fatto che confermare ciò che la Comandancia Zapatista denuncia da 3 anni, e che il governo nega, ovvero l’insostenibilità della vita in Chiapas. Chi li vive è oggi stanco e spaventato, molte e molti hanno vissuto la militarizzazione e la paramilitarizzazione contro l’EZLN e sanno bene cosa significhi vivere in un clima di guerra, ma dal 2021 la situazione è diversa e sotto attacco si sente anche chi militante non è perché la violenza dei gruppi criminali, che in Chiapas hanno trovato alleati e logistica nei paramilitari mai condannati per le stragi di fine anni ’90, colpisce, se pur in maniera assai diversa rispetto al “nord”, tutte e tutti.

Tra le migliaia di persone in marcia per il centro della capitale del Messico c’è una donna, trasferitasi dal Chiapas nel 2005, che dice: “L’omicidio di Padre Marcelo oggi equivale al massacro di Acteal del 1997. E’ l’inaugurazione di un clima di terrore che si basa sull’attacco ad obiettivi strategicamente mediatici e far sentire tutte e tutti insicuri. E’ un modo diverso di fare rispetto a Sinaloa o Tamaulipas. Lì si ammazzano persone qualunque, qui no”. E poi aggiunge: “Come i Las Abejas nel 1997 anche Padre Marcelo era un pacifista, facile da colpire. Come i Las Abejas anche lui era un punto di contatto tra mondi diversi. Il suo omicidio colpisce la comunità cattolica e quella atea, colpisce i popoli organizzati e i cittadini solidali, colpisce che solidarizza con movimenti rivoluzionari e chi si batte per i diritti umani”.

Il sacerdote cattolico Marcelo Perez
Il sacerdote cattolico Marcelo Perez

La richiesta di giustizia per Padre Marcelo è stata elemento centrale della manifestazione tanto quanto la pretesa che il governo faccia il suo per fermare l’escalation di violenza contro l’EZLN e i popoli del Messico. Ciò è stato evidenziato anche da una lettera firmata da un centinaio di realtà europee e che è stata letta a fine manifestazione. Collettivi d’Europa scrivono: “Claudia Sheinbaum ha detto che avrebbe affrontato la questione della sicurezza in Chiapas, è questa la sua idea di ‘abbracci e non pallottole’? È questa la sua idea di un Paese ‘democratico”‘? Il Chiapas è una polveriera, ogni sua frontiera è un territorio di scontro per il controllo dei flussi di merci e persone, ogni sua comunità è un luogo di provocazione, si vuole cancellare l’anomalia zapatista e ridare ai latifondisti le terre recuperate nel 1994 e che oggi sono lavorate in comune dagli zapatisti”.

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