Internazionale

Embargo a Cuba, il voto Onu: a favore soltanto Usa e Israele

Una donna compra la zuppa da un venditore ambulante durante un'interruzione di corrente a L'Avana foto ApUna donna compra la zuppa da un venditore ambulante durante un'interruzione di corrente a L'Avana foto Ap

Cuba Tutti contro il bloqueo, come ogni anno dal ’92. Ma Milei caccia la ministra degli esteri. Il caso Argentina: "Ci serve il loro voto sulle Malvinas", ma il presidente si infuria lo stesso

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 1 novembre 2024

Solo Stati Uniti d’America e Israele, nel mondo, con l’astensione della Moldavia hanno votato contro l’ultima risoluzione dell’Onu che chiede la fine dell’embargo a Cuba. Il 30 ottobre di quest’anno, come accade ogni anno dal 1992, l’Assemblea generale delle Nazione unite ha votato a grande maggioranza per la fine del blocco economico che gli Stati Uniti impongono all’isola caraibica dal 1962. L’ultima risoluzione è intitolata “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba” e si basa sul rapporto del segretario generale António Guterres.

IL TESTO, presentato da Cuba, riafferma tra gli altri principi “l’uguaglianza sovrana degli Stati, il non intervento e la non ingerenza nei loro affari interni e la libertà del commercio e della navigazione internazionali, come sancito da numerosi strumenti giuridici internazionali”, e invita tutti gli Stati ad astenersi dal promulgare e applicare leggi e misure che li contraddicono, sollecitando l’abrogazione di tali misure da parte di coloro che ancora le impongono” si legge sul sito dell’Onu. La risoluzione non è vincolante e certamente non sarà presa in considerazione dagli Usa. L’evidenza di questo voto è come l’asse Usa – Israele sia forte e coeso e guardi immediatamente a quando sta accadendo in Medio-Oriente.

LA SORPRESA maggiore, però, arriva dall’Argentina. Dopo mesi di posizionamento di Milei al fianco di Usa e di Israele, oltre che di affondi contro l’Onu come quello dello scorso 24 settembre, quando il presidente dell’Argentina dichiarò, durante l’Assemblea generale che l’Onu «pretende di difendere i diritti umani ma permette a dittature sanguinarie come quelle di Cuba e del Venezuela di entrare nel Consiglio dei diritti umani senza il minimo rimprovero». La scelta dell’argentina Diana Mondino di votare in continuità con quanto fatto dal suo paese in passato, le è costata il posto come ministra degli esteri: poche ore dopo il voto è uscito un comunicato ufficiale della presidenza della Repubblica argentina dove si legge che Diana Mondino “ha dato le dimissioni dal ruolo di ministra”. Confermando la notizia l’ufficio stampa di Milei ha diramato un comunicato dove esplicita che l’Argentina “si oppone categoricamente alla dittatura cubana e rimarrà ferma nel promuovere una politica estera che condanna tutti i regimi che perpetuano la violazione dei diritti umani e delle libertà individuali”.

A quasi un anno dall’inizio del suo governo Milei continua ad inciampare tra scioperi, manifestazioni di dissenso e tensioni interne alla maggioranza. Fonti anonime del ministero degli esteri hanno fatto sapere che il voto sarebbe arrivato perché non era conveniente per l’Argentina schierarsi contro Cuba, in quanto i voti dell’isola e dei suoi alleati sarebbero stati necessari in future rivendicazioni contro il Regno Unito sulla sovranità delle isole Malvinas.

NON SAREBBE bastato a Milei, che dopo aver preteso la rinuncia di Mondino ha nominato come nuovo ministro degli esteri Gerardo Werthein, ambasciatore a Washington per Buenos Aires. Werthein ha 68 anni, fa parte di una delle famiglie più ricche dell’Argentina, ed è già stato presidente del Comitato olimpico argentino tra il 2009 e il 2021. Si è quindi imbarcato nel progetto politico di Milei. Il tentativo del presidente argentino è certamente quello di “recuperare” credibilità con Washington e posizionarsi aspettando il risultato delle elezioni Usa del prossimo martedì.

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