Internazionale

America Latina, addio al “cortile di casa” ma il tycoon-bis fa paura

Claudia Sheinbaum, presidente del Messico foto AnsaClaudia Sheinbaum, presidente del Messico – foto Ansa

Elettorale americana La presidente messicana Claudia Sheinbaum tifa Kamala Harris, se non altro perché una vittoria di Trump comporterebbe una politica migratoria ben più dura

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 5 novembre 2024

Non sarà più il cortile di casa degli Stati Uniti, e neppure più una loro priorità, ma l’America latina non guarda certo con indifferenza alle elezioni del suo ingombrante vicino. Pur avendo mosso passi importanti fuori dalla sfera di influenza nordamericana – come indicano l’adesione di oltre venti paesi alla nuova Via della seta cinese e l’interesse da parte di vari governi a far parte dei Brics – il subcontinente latinoamericano sa di dover mantenere con il suo secondo partner commerciale (dopo la Cina) rapporti il più possibile cordiali. E la maggior parte dei governi ritiene che sia più facile riuscirci se vincesse Kamala Harris.

A tifare per lei è di sicuro la presidente messicana Claudia Sheinbaum, se non altro perché una vittoria di Trump comporterebbe una politica migratoria ben più dura (con pesanti conseguenze anche per il Centroamerica) e una revisione del Trattato di libero commercio tra Usa, Messico e Canada più vantaggiosa per Washington. A favore della candidata dem si schiera con forza anche Lula: «Dio voglia che Kamala vinca le elezioni Usa», ha detto in una riunione con i suoi alleati. Per ovvi motivi: una vittoria di Trump, l’idolo di Bolsonaro, rafforzerebbe l’estrema destra in tutta la regione, elevando il rischio di azioni destabilizzatrici. E ciò malgrado, sul piano economico, la strategia protezionista perseguita da The Donald nel suo primo mandato avesse penalizzato l’export delle imprese agroalimentari Usa verso la Cina a tutto vantaggio, paradossalmente, proprio del Brasile (e non solo).

Non si nasconde neppure Gustavo Petro, che non ha risparmiato critiche a Trump, il cui negazionismo climatico si scontra con il convinto impegno del presidente colombiano a favore dell’ambiente e della transizione energetica. E se alcuni governi all’interno del blocco dell’alleanza bolivariana Alba pongono i due candidati sostanzialmente sullo stesso piano, difficile che almeno Cuba non tremi all’idea del ritorno del tycoon alla Casa Bianca.

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