Quello che non ha fatto Giorgia Meloni e il suo governo giovedì, lo farà oggi a Cutro l’Italia della solidarietà e dei diritti: porteremo il cordoglio degli italiani e delle italiane alle famiglie delle vittime del terribile naufragio del 26 febbraio scorso e andremo su quella spiaggia per rendere omaggio a quei morti di frontiera con i fiori, come si fa con tutti gli esseri umani.
Cercheremo di riscattare il nostro Paese.

Dalla vergogna di una insopportabile propaganda che porta il Consiglio dei Ministri a due passi dalle bare di decine di persone, le bare bianche di bambini e bambine, e non sente il bisogno di fermarsi a rendere loro omaggio in silenzio e di stringere le mani dei familiari. Marceremo in silenzio per le strade di Steccato di Cutro per esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime, per un abbraccio collettivo, perché sappiamo che la stragrande maggioranza del Paese lo vorrebbe fare. Ma manifesteremo anche per portare l’indignazione e la rabbia dei tanti e delle tante che non vogliono arrendersi a questo terribile bollettino di guerra che ci consegna da anni notizie di morti che arrivano sulle nostre spiagge.

Ciò che serve con urgenza è un programma di ricerca e salvataggio pubblico, italiano intanto, e poi magari con il sostegno dell’Unione Europea. Questo dovrebbe chiedere all’Europa il nostro governo per fermare la strage. Ma non vi è traccia di un provvedimento che vada in questa direzione, né nelle parole della Presidente Meloni alla conferenza stampa di Cutro né nel Decreto legge approvato.

Per impedire nuovi naufragi l’unico modo è organizzare subito un intervento che salvi le persone che rischiano di morire nel Mediterraneo per scappare da guerre, violenze e persecuzioni. Gran parte delle vittime annegate davanti alla costa calabrese venivano dall’Afghanistan. In Turchia, lo dice da anni l’Unhacr, non ci sono risorse sufficienti per accogliere dignitosamente milioni di profughi che scappano dai talebani, dal regime iraniano, dall’Iraq o dalla Siria.

Senza una prospettiva di rientro nel Paese d’origine, l’unico modo per pensare al futuro è farsi mandare i soldi dai parenti e tentare una fuga via mare o sulla rotta balcanica. Sono i trafficanti, quelli che organizzano i viaggi e si arricchiscono alle spalle di chi non ha alternative, che decidono quando mettere in mare le barche. Spesso i profughi sono costretti a salire a bordo di barche fatiscenti con la violenza. Non decidono loro come e quando partire, Ministro Piantedosi. Chiedere di non partire è davvero un esercizio di cattiveria senza limiti.Così come è intollerabile rileggere formule vuote nel Decreto Legge approvato giovedì, come in altri simili negli ultimi 20 anni, che pensano di rivolvere problemi complessi indicando capri espiatori attraverso l’inasprimento delle pene.

La rotta dalla Turchia verso l’Italia mostra senza alcun dubbio che la teoria del fattore d’attrazione è falsa. In quell’area non ci sono ONG né tanto meno navi dell’Italia o di altri Paesi a salvare chi rischia il naufragio. Eppure le partenze aumentano.
Il Decreto approvato dal Governo a Cutro è una accozzaglia di misure inutili, molte già presenti nel Testo Unico sull’immigrazione, che non modificheranno nulla concretamente. Anche le semplificazioni sono quasi una beffa se si pensa alla mancanza di personale nelle Questure e nelle Prefetture e i tempi d’attesa biblici di ogni procedura che riguarda gli stranieri in Italia. Il testo non è stato ancora pubblicato, ma il comunicato stampa del Governo, tra le altre misure, annuncia che verrà ridefinita la protezione speciale.

La cancellazione dei permessi per ragioni umanitarie ad opera dei decreti Salvini aveva abbassato gli esiti positivi delle domande d’asilo in Italia dal 40% circa, in media con gli altri Paesi europei, a circa la metà, producendo decine di migliaia di irregolari. L’introduzione della Protezione Speciale ha riportato gli esiti positivi delle domande d’asilo di nuovo nella media europea.

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Le persone ottengono la protezione speciale in gran parte perché hanno un lavoro, considerato elemento fondante di un processo di integrazione. Con un lavoro ed un permesso di soggiorno posso avere un contratto, versare i contributi e vivere dignitosamente alla luce del sole. Dov’è l’interesse nazionale in un provvedimento che, riducendo lo spazio della Protezione Speciale aumenta il lavoro nero, gli irregolari e il disagio sociale? A questa come a tante altre domande il Governo non risponderà.

Come non ha risposto sulla dinamica del mancato salvataggio. A questo, anche a seguito dell’esposto presentato da più di 40 organizzazioni alla Procura di Crotone, risponderà la giustizia italiana.

Ma ai silenzi e alle bugie della destra di governo, che organizza passerelle davanti a decine di cadaveri, senza degnarli di un saluto, con cattiveria e mancanza di umanità, risponderà oggi marciando in silenzio l’altra Italia, quella che crede che gli esseri umani vadano salvati sempre, senza chiedere il passaporto o le ragioni del viaggio.