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Von der Leyen: «Europa solidale, non cederemo al ricatto dei rubli»

Von der Leyen: «Europa solidale, non cederemo al ricatto dei rubli»Ursula von der Leyen – Ap

Crisi ucraina La presidente della Commissione Ue risponde alla mossa di Mosca che ha chiuso le forniture a Polonia e Bulgaria. Presto il Consiglio straordinario dei ministri dell’energia

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 28 aprile 2022

Gazprom ha chiuso il rubinetto del gas a Polonia e Bulgaria ieri mattina. La scusa è che Varsavia a Sofia non si sono piegate a pagare in rubli, come aveva imposto Mosca dal primo aprile. In poche ore, la Ue ha reagito, con «una risposta immediata, unita e coordinata» al «nuovo tentativo di ricatto del Cremlino», ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Polonia e Bulgaria riceveranno il gas mancante dai «vicini della Ue». Per von der Leyen «siamo preparati, ci siamo sforzati di garantire consegne alternative e a migliorare il livello degli stock». La presidente della Commissione sottolinea che «oggi il Cremlino ha fallito una volta di più a mettere la divisione tra europei, l’era dei combustibili fossili russi in Europa prenderà fine».

A METÀ MAGGIO, Bruxelles presenta un piano energia, per un approvvigionamento «più affidabile, più sicuro, più durevole», per la Commissione «ogni euro investito nelle energie rinnovabili e nell’efficacia energetica ci fa progredire verso l’indipendenza energetica». La presidenza francese della Ue ha annunciato un vertice per il 2 maggio dei ministri dell’Energia. Con il programma REPowerEu è già delineata la strada per «ridurre sensibilmente la dipendenza da quest’anno», due terzi in meno entro fine 2022. «Faremo in modo che la decisione di Gazprom abbia il minor effetto possibile sui consumatori europei» ha aggiunto Ursula von der Leyen.

La Polonia, che importa il 45% del suo fabbisogno dalla Russia, si è già «ampiamente preparata a farne a meno», ha detto il primo ministro Mateusz Morawiechi, e ha gli stock pieni al 76%. Ieri è stato sospeso il funzionamento della pipeline Yamal, ma Varsavia aveva già deciso di non rinnovare il contratto con Gazprom in vigore fino a fine anno. Da maggio sarà operativo il gasdotto che collega la Polonia alla Lituania (e di qui alla Finlandia), da ottobre entrerà in attività il nuovo gasdotto Norvegia-Polonia, via Danimarca e Svezia. Inoltre, la Polonia ha un terminal per il Gnl.

PER LA BULGARIA, che dipende al 90% dal gas russo, il blocco è più problematico. Il ministro dell’Energia, Alexander Nokolov, ha affermato che Sofia ha gas disponibile per «almeno un mese» (anche se gli stock sono solo al 18%). La Bulgaria riceve gas russo via la pipeline Turkish Stream dal Mar Nero, ma è in costruzione un’interconnessione che permetterà, entro luglio, di far arrivare gas dall’Azerbaigian, via Grecia. Il governo bulgaro, che non si aspettava di essere nel mirino dei russi perché ufficialmente non consegna armi all’Ucraina, denuncia un «tentativo di destabilizzazione politica», a causa delle divergenze tra i partiti della coalizione di governo rispetto alle armi all’Ucraina, che in realtà arrivano anche dalla Bulgaria, che è un importante produttore di armamenti leggeri, transitando attraverso altri paesi Ue. In Europa, solo l’Ungheria ha accettato di pagare i combustibili russi in rubli e ieri Budapest si è detta convinta che continuerà a ricevere il gas da Mosca, anche se passa dalla Bulgaria, «non significa il blocco del transito».

Ieri, la Commissione ha messo in guardia le «imprese europee che accettano di pagare in rubli» perché «violano le sanzioni Ue» e si espongono a un rischio giuridico «elevato». Circa il 97% dei contratti in corso con la Russia prevedono pagamenti in euro o dollari, «le imprese che hanno questi contratti non devono cedere», dice Bruxelles.

LA UE STA PREPARANDO il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. «Arriverà molto presto», ha precisato il commissario Kadri Simson, anche se avrebbe già dovuto essere presentato all’inizio della settimana. Il mese scorso è stato deciso un embargo sul carbone, sul tavolo adesso c’è il petrolio, ma il ricatto russo potrebbe mettere in gioco anche il gas, finora punto delicato per le reticenze dei grandi importatori, a cominciare dalla Germania. La discussione sarà al Consiglio europeo di fine maggio. La Ue importa ogni giorno 4,7 miliardi di barili di grezzo dalla Russia, un terzo dei suoi bisogni, e dall’inizio della guerra in Ucraina ha pagato a Mosca 14 miliardi di euro. I principali acquirenti sono Germania, Polonia e Olanda. Ma la Germania, che importa dalla Russia il 12% del petrolio, sta cambiando posizione, per il ministro dell’Economia e del Clima, Robert Habeke, Berlino è «molto, molto vicino» a farne a meno.

L’Ungheria, che resta ostile sul gas, sembra meno decisa a mettere il veto all’embargo sul petrolio, perché ci sono «alternative». Ma Budapest, a cui Bruxelles ha sospeso il versamento del Recovery per non rispetto dello stato di diritto, chiede: «chi paga?».

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