Vince la destra, ma senza brillare. Affluenza shock: inferiore al 50%
La giornata elettorale Il paese apripista dell’onda nera europea, per paradosso, è quello in cui il la destra raccoglie il risultato meno roboante
La giornata elettorale Il paese apripista dell’onda nera europea, per paradosso, è quello in cui il la destra raccoglie il risultato meno roboante
Il paese apripista dell’onda nera europea, per paradosso, è quello in cui il la destra raccoglie il risultato meno roboante. Quando nella notte, tra proiezioni e dati reali, il risultato va consolidandosi Fratelli d’Italia si aggira intorno al 28%: un dato lusinghiero (e in crescita rispetto alle politiche del 2022), ma che di certo non è uno sfondamento. Altra nota: solo alle europee del 1999 il primo partito italiano non è arrivato al 30% (ai tempi Forza Italia si fermò al 25%). La coalizione di destra, per il resto, vede Forza Italia (10.5%) sopravanzare la Lega (8%), in un ribaltamento dei rapporti interni che probabilmente avrà strascichi sul governo: l’azzurro Tajani dice di no, ma Salvini di certo proverà a giocarsi le ultime carte a disposizione prima del congresso leghista previsto per l’autunno.
Bene il Pd di Elly Schlein, che sfiora il 24%: un risultato che, su base nazionale, non si vedeva da diverso tempo a quelle latitudini e un consolidamento della posizione della segretaria, da oggi un po’ più al sicuro di prima nelle pur complicate dinamiche interne del partito. È quasi drammatico, viceversa, il risultato del M5s, che non raggiunge l’11%: l’assalto al secondo posto assoluto che Giuseppe Conte aveva pensato agli esordi di questa campagna elettorale è finito male e adesso il futuro è incerto.
La leadership dell’ex premier non è mai apparsa debole come adesso, l’idea del «campo largo» verrà di certo messa in discussione dall’ala destra del movimento e potremmo rivedere al centro della scena personaggi che credevamo scomparsi, come ad esempio l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi. Quasi trionfale il dato dell’Alleanza Verdi Sinistra, che raccoglie un risultato (oltre il 6.5%) che fa tornare alla mente gli anni migliori. I sondaggi della vigilia, al di là dei dati, vedevano il trend della lista in continua crescita: di solito è il segnale di un buon risultato in arrivo. E così in effetti è stato. La candidatura di Ilaria Salis ha smosso tante coscienze, ma non va sottovalutato l’apporto di Ignazio Marino (capace di pescare in zone insolite per Avs) e di Mimmo Lucano, capace di mobilitare forze fondamentali nelle regioni del sud.
Il partito di maggioranza delle ultime tornate elettorali resta quello dell’astensione. E, questa volta, da maggioranza relativa è diventato maggioranza assoluta: l’ultimo dato diffuso parla del 49,49% di affluenza (con dati rilevati su 54.238 sezioni su 61.650), con le regioni settentrionali vagamente meglio di quelle meridionali e le zone in cui c’erano le comunali molto avanti rispetto a tutte le altre. Nel 2019 si arrivò al 54,5% e già si parlava di partecipazione deludente. Ora siamo arrivati al massimo livello d’allarme.
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