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Vannacci: «Voteranno per me, avrò oltre un milione di preferenze»

Vannacci: «Voteranno per me, avrò oltre un milione di preferenze»Roberto Vannacci e Matteo Vannacci ieri a Roma – foto Ansa

Spot elettorale Il comizio di Salvini a Roma: niente folla e pubblico tiepido

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 7 giugno 2024

La colonna sonora la devono aver presa da una compilation di canzoni contro la guerra degli anni Ottanta: De Gregori, Bob Dylan, John Lennon, Vecchioni. Tutte composizioni con sfacciati testi antimilitaristi usate per accogliere il generale Roberto Vannacci e sparate dalle casse senza che nessuno ne cogliesse l’ironia. Anche perché, tolti i numerosi membri dello staff leghista, sono molto poche le persone sotto al palco che seguono la chiusura della campagna elettorale di Salvini.

Mi sono presentato come candidato autonomo, tengo la mia identità. L’importante non è l’iscrizione alla Lega ma la condivisione di ideali Roberto Vannacci

Piazza Santi Apostoli, a Roma, è piccola, lunga ma stretta e proprio per questo viene scelta quando si temono comizi poco partecipati, il colpo d’occhio di solito riesce comunque. Non in questo caso però. Neanche l’accortezza dello staff del Carroccio di sistemare il palco a metà piazza riesce a nascondere il flop: 1.500 persone, forse meno, per di più tiepide. Le ovazioni stentano a partire anche sulle consuete espressioni del glossario leghista: «No a chi vuole toglierci Dante», «No alle droghe», «No ai clandestini che rompono le palle». Dal palco il luogotenente laziale di Salvini, Durigon si entusiasma per Valditara («il più grande ministro dell’Istruzione della Storia») ma l’autopromozione del titolare di Viale Trastevere non scalda. Arriva poi «l’unico e il solo generale» che con fare consumato si allontana dal leggio e si muove padrone del palco. Vannacci sa che per finire sui giornali deve flirtare con il linguaggio tipico dei reduci fascisti: «Se chiamiamo i nostri militari morti nella prima guerra mondiale dal sacrario di Redipuglia ci rispondono Presente! Presente! Presente!», dice, e poi «il dado è tratto: fate in modo di fare una bella decima sulla Lega, e scrivete Vannacci». Poi le critiche alle politiche green europee, inutili secondo il generale: «Ci hanno detto che ci sarebbe stato l’Armageddon per i cambiamenti climatici ma oggi il cielo è azzurro, grazie a Dio».
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È su tutti i giornali da mesi ma grida alla censura: «Ci vogliono vendere un’Europa meno libera, non siamo più liberi di parlare – urla – veniamo sospesi e allontanati». Sullo sfondo il suo responsabile della campagna elettorale nel Lazio, Francesco, gongola. La piazza vuota non lo spaventa: «Vannacci arriverà terzo per preferenze, dopo Meloni e Schlein». Si aspettano almeno un milione di voi «ma crediamo saranno molti di più, la gente ha imparato a conoscere il generale che non è quello descritto dai giornali, noi non siamo razzisti né omofobi, abbiamo anche amici gay». Ma non è detto che sia un successo della Lega.

Di certo Vannacci non sembra disposto a condividerlo tanto che prima del comizio specifica ai cronisti: «Mi sono presentato come candidato autonomo, tengo la mia identità» e per questo non ha, per adesso, intenzione di prendere la tessera del partito, «l’importante non è l’iscrizione ma la condivisione di ideali e principi». Poi dribbla la domanda sui maggiorenti leghisti contrari alla sua candidatura: la festa è solo per lui e non lo riuscirà a oscurarla neanche Susanna Ceccardi che, nonostante abbia portato una corposa cricca tutta abbigliata con i suoi slogan che distribuisce santini all’entrata, non sarà chiamata a parlare.

Salvini in chiusura espone l’intero repertorio. Dai «gufi e menagrami» a «Macron con l’elmetto», «è meglio far l’amore che drogarsi». Fa battute su «fluidi e asterischi» per attaccare la «sinistra del gender» ma non vengono colte. Elogia Trump e critica Lagarde. Insiste nel parlare di piazza piena di giovani, contro ogni evidenza, e di sondaggi riservati: «La Lega in questi giorni è il partito che sta crescendo di più». In chiusura il capitano e il generale si abbracciano sul palco: «Dopo il 9 giugno festeggiamo un’Europa liberata». Dopo quella data si saprà anche se davvero è cresciuta la Lega o è stata pompata dai voti di un ambizioso militare che potrebbe farne tesoro a scapito del suo sponsor Salvini, che salutando la piazza diceva «scegliere un generale per andare a difendere i confini è il regalo più grande che la Lega potesse fare all’Europa e all’Italia».

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