Un euro e trentasei centesimi al giorno. Quarantuno euro al mese, 500 euro «una tantum». Sono gli importi previsti dalla tessera annonaria del governo Meloni, chiamata social card «Dedicata a te». Saranno erogati tra tre mesi, a partire dal primo settembre. Lo ha annunciato ieri il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, cognato della presidente del consiglio Giorgia Meloni, a due giorni dalle elezioni europee.

LA SCELTA HA UNO SPICCATO sapore laurino. Da Achille Lauro, «O’ comandante» già armatore e sindaco di Napoli negli anni Cinquanta. Diventato famoso, anche, per lo scambio tra «una scarpa sinistra ora, una scarpa destra dopo il voto». A «Giorgia», per restare in famiglia, s’intende. Ma con calma, dopo l’estate. La modestia dell’importo stabilito dalla moderna «tessera della fame» non permetterà però l’acquisto delle scarpe. Non ci sono nell’elenco della sua prima edizione. E nemmeno in quello nuovo. È stato allargato ai prodotti italici Dop e Igp, ortaggi surgelati, prodotti da forno, tonno e carne in scatola, prima esclusi.

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ALLA DOMANDA dei giornalisti sulle ragioni di una simile smaccata operazione elettorale ieri Lollobrigida ha risposto che l’esecutivo è stato «costretto» a farla a causa «delle notizie false che sono circolate». «Avrebbero – ha aggiunto – potuto danneggiare il governo». Nel dirlo il ministro cognato ha mostrato una fotocopia di un articolo «incriminato». Basta così poco per irritare un intero esecutivo, chiaramente in affanno, capace di danneggiarsi benissimo da solo.

UN ALTRO DECRETO «PAGHERÒ» è arrivato. Il primo è stato quello da 100 euro per i lavoratori dipendenti fino a 28 mila euro di reddito. Loro prenderanno l’ormai famoso «bonus befana» nella prima busta paga del 2025. È stato annunciato addirittura il primo maggio, cioè otto mesi prima della sua erogazione. Ma non potrà riceverlo chi dichiara redditi fino a 8.500 euro. Non paga tasse, ma è più povero degli altri. Accade sempre così con i bonus in un Welfare frammentato e privo di qualsiasi universalità.

LO STESSO ACCADRÀ per la carta «Dedicata a te». Lollobrigida prima, Meloni in video-messaggio poi, l’hanno presentata come una conquista sociale. In realtà, come accade sempre in questi casi, hanno occultato le condizioni che dovranno essere rispettate dai lavoratori poveri e poverissimi con un reddito Isee fino a 15 mila euro. Per avere i 500 euro una tantum dovranno rientrare in alcuni criteri stringenti definiti automaticamente dall’Inps.

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SARANNO ESCLUSE MILIONI di persone. A cominciare dalle famiglie con uno o due componenti che possiedono una certificazione Isee: sono 3.248 milioni. La carta «Dedicata a te» è rivolta solo ai nuclei con tre persone. Ma anche la stragrande maggioranza di questi nuclei sarà esclusa. Ci sono 4.345 milioni di famiglie con almeno tre membri. Di queste potranno beneficiare della «social card» solo 1.330 milioni. È l’esito dell’esigua dotazione della «misura tampone», presentata parodisticamente come un esempio di generosità.

C’È UN’ALTRA CONDIZIONE che conferma la residualità della misura: i beneficiari non dovranno essere titolari di un sussidio di disoccupazione o dell’assegno di inclusione che ha sostituito l’inviso «reddito di cittadinanza» a Meloni & Co. Le famiglie escluse da questa misura, anch’essa malconcepita, sarebbero mezzo milione. L’anno scorso percepivano in media 580 euro al mese. Nel caso in cui rientrassero nei criteri della «social card» riceverebbero 500 euro una tantum. Il governo risparmia sulle spalle dei poveri e dice di pensare ai loro interessi. È il miserabilismo spacciato perWelfare. Cinismo elettorale a parte, è un’operazione caratteristica della «rivoluzione passiva» di cui il governo Meloni è una delle espressioni. Non l’unica.

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RESTA DA CAPIRE perché un’elemosina di Stato continui ad essere gestita dal ministero dell’agricoltura e non dall’ornamentale ministero del lavoro e delle politiche sociali. La spiegazione l’ha data ieri Lollobrigida. L’interesse del governo è «valorizzare le filiere alimentari italiane di qualità», non rispondere ai bisogni delle persone. I loro bisogni sono stati così vincolati agli interessi delle imprese. Decideranno queste ultime, con «senso di responsabilità» se, come e quando applicare uno «sconto del 15%». Su questo Lollobrigida ha detto di non potere influire.

L’INVERSIONE DELLA LOGICA di una misura sociale in una imprenditoriale mira a favorire le imprese della grande distribuzione con i soldi pubblici. Nazionalismo economico di risulta, e sovranismo simbolico gestito a colpi di incentivi. Assistenzialismo alle imprese, paternalismo per i poveri. È questo che si andrà a votare nelle urne domani e dopodomani.