Il ministro Adolfo Urso è un tipo ambizioso. Si è messo in testa di convincere i francesi di Stellantis a produrre un milioni di auto in Italia, cosa che Fca non ha mai fatto, nonostante il piano Fabbrica Italia.

Per raggiungere l’obiettivo posto dai sindacati e che ridarebbe un po’ di ossigeno agli stabilimenti italiani carichi di cassa integrazione ormai da un decennio, la carta che Urso può giocarsi con l’ad di Stellantis Carlos Tavares è una sola: i soldi del Pnrr in cambio dell’impegno a prevedere nuovi modelli di auto da produrre in Italia.

Una carta che Tavares – incontrato da Urso il 10 luglio – ha però già ricevuto da molti paesi europei, Francia in testa: va bene che Stellantis faccia profitti a palate ma non può produrre (o promettere di produrre) troppi modelli in giro per il mondo, specie durante una transizione tecnologica verso l’elettrico ancora poco chiara e che lo stesso governo italiano contrasta platealmente.

L’ambizione di Urso poi si scontra anche con i tempi del Pnrr e della politica nostrana. Il ministro del made in Italy si è dato tre settimane per arrivare a un accordo. Ieri ha incontrato i sindacati, domani incontrerà i presidenti delle Regioni che ospitano gli stabilimenti. Il tutto per chiudere un patto sulla transizione ecologica con Stellantis entro la pausa di Ferragosto in tempo per la rivisitazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di Repower Eu, che va presentata a Bruxelles entro fine agosto.

L’incontro con Cgil, Cisl e Uil (Fiom, Fim e Uilm) si è svolto a poche ore dall’annuncio di Stellantis e Samsung Sdi per un secondo stabilimento di batterie negli Stati Uniti. Un prodromo negativo visti i ritardi della stessa Stellantis nella realizzazione della Gigafactory per le batterie a Termoli, dove tutto è fermo tranne i 400 milioni già elargiti dal governo Draghi.

Urso ai sindacati ha poi abbozzato di un piano per rottamare gli 11 milioni di auto euro 0, 1, 2 e 3. In vista dello stop ai motori endotermici nel 2035, ci sono i 5 miliardi stanziati dal governo Draghi per rispondere alla storica protesta fatta assieme da Federmeccanica e sindacati per salvare il settore.

Da qua a parlare come ha fatto Urso di ritorno ad una “«politica industriale che manca da 20 anni», ce ne passa. E non poco.

Da parte sindacale Maurizio Landini parla di confronto a metà: «manca l’azienda, che deve impegnarsi con il governo che le dà i soldi, e i sindacati», ha spiegato con il segretario generale Fiom Michele De Palma.

«Il confronto deve diventare una trattativa anche con Stellantis per arrivare a un piano industriale con impegni precisi su investimenti, garanzia occupazionale, impianti, ricerca e sviluppo per il rilancio del settore, a partire dalla componentistica», scrivono in una nota entrambi.

«Al governo chiediamo di capire quante risorse mette, per fare cosa e con quali condizionalità», hanno dichiarato il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri e quello Uilm Rocco Palombella. Luigi Sbarra (Cisl) e Roberto Benaglia (Fim) ritengono che il governo faccia bene «a interloquire seriamente con Stellantis» ma chiedono di bloccare la direttiva Ue sui motori Euro 7.