Se io sono per fare una lista unitaria? Certo che lo sono. E lo sarò fino all’ultimo secondo utile. Ma deve essere una lista per la Pace, che parli a tutti, non una lista per rifondare la sinistra. E gli eletti devono garantire solennemente che non si divideranno dopo il voto, tornando a rispondere ai loro partitini di provenienza.

Io non voto da tempo e una lista così, di persone serie e preparate, potrebbe riportarmi alle urne e ridarmi la fiducia nella politica.
Dunque Fratoianni ha ragione quando ci ricorda che non possiamo prendere in giro l’elettore creando speranze che vengono puntualmente deluse; ma ha torto quando non spiega che la sua bicicletta con Bonelli non è un progetto politico ma un’alleanza elettorale. Infatti in Europa, sempre che prendano il quorum, dovranno dividersi dopo aver marciato, si fa per dire, uniti.

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Per nascondere questa elementare verità la guerra è stata ridotta, nella mozione finale del congresso di Sinistra Italiana, a una generica aspirazione alla Pace; mentre, a parer mio, il sistema di guerra è la forma che attualmente organizza il mondo, allontana la transizione ecologica, accelera le migrazioni e, soprattutto, imprigiona i più deboli nella continua emergenza e nel debito, giustificando la crescita delle diseguaglianze.

Quindi lottare per la Pace e per il disarmo è una necessità impellente per salvare l’umanità dalla distruzione e non si può sottovalutarne l’importanza per non mettere in imbarazzo i Verdi europei che hanno perso se stessi schierandosi in prima fila per l’invio di armi in Ucraina.

CHE TIPO DI CAMPAGNA elettorale faranno Fratoianni e Bonelli? Cosa diranno a Elly Schlein? Non vorrei che si ponessero semplicemente in attesa di raccogliere il voto di chi non ce la fa a votare Pd ed è costretto a confluire sull’unica alternativa commestibile. Magari sperando che siano ancora di più quelli come me che non vanno a votare in modo da raggiungere il quorum con maggiore facilità. Primum sopravvivere? Grazie no.

Alla vigilia delle elezioni politiche, Fratoianni e Bonelli mi avevano assicurato che, dopo aver conquistato qualche seggio, avrebbero aperto un processo Costituente per qualcosa di nuovo. Non mi risulta nessuna iniziativa. E adesso ci risiamo: «Dammi il voto e poi aspetta e spera, non vorrete mica che buttiamo via la bicicletta costruita con tanti sacrifici!».

C’è un’opinione pubblica molto vasta che chiede all’Italia e all’Europa di uscire dalla guerra. Si comincia a comprendere che se non si mette fine ai massacri in corso in Ucraina e in Medioriente, se non si ferma l’escalation che coinvolge il Mar Rosso, il Libano e l’Iran, e che rischia di estendersi a Taiwan, alla Cina, all’India all’Australia, rendendo sempre più concreto il pericolo di una terza guerra mondiale, dell’uso di armi nucleari e della distruzione del genere umano, continuare a predicare la difesa dell’ambiente, dello Stato Sociale, della riduzione del debito, sono solo parole al vento.

Dunque uniamoci non soltanto per evitare di disperdere il voto ma per dare inizio a un movimento che consideri il far tacere le armi e il mettere da parte la cosiddetta competizione strategica degli Stati Uniti con la Cina la premessa di un nuovo mondo possibile fondato sul rispetto di tutti i popoli e su Pace, Terra e Dignità. Un mondo in cui ogni bambino, ogni donna, ogni uomo abbia diritto ad avere cibo, medicine a sufficienza e a sperare in un futuro migliore.

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PERCIÒ NON PENSIAMO all’Europa come a un superstato armato che eserciti il diritto alla guerra ma come a un insieme di comunità pacifiche e indipendenti, non succube degli Stati Uniti e di nessuna grande potenza, che superi la contrapposizione tra i blocchi, operi per ridurre le armi e la spesa militare e impieghi le risorse per affrontare le grandi sfide del clima, delle pandemie, delle migrazioni e della disuguaglianza.

Leggo che qualcuno si è sottratto all’idea di una lista unitaria, alla quale in verità non era mai stato invitato a partecipare. Ne rispetto la scelta e la decisione di continuare a far garrire al vento le bandiere. Ma io credo che ci voglia coraggio e che si debba aprire una strada nuova, senza pregiudiziali ideologiche e trovando con generosità ciò che ci unisce. Non vedo perciò cosa dovrebbe dividere uno come me e uno come Nicola Fratoianni o Luigi De Magistris e sono pronto a collaborare senza condizioni per raggiungere un risultato, che potrebbe essere così sorprendente da rendere incredibile la decisione di andare avanti da soli.

Abbiamo l’opportunità di essere tra i fondatori di un movimento mondiale non violento. A Emilio Molinari, a Basilio Rizzo, a Vincenzo Vita e Alfonso Gianni rispondo infine che apprezzo il loro appello. Noi ci siamo. Ma, sia ben chiaro, andremo avanti per raccogliere le firme. E saranno i cittadini a decidere.