Abbiamo letto l’appello per una lista unica alla sinistra del Pd in occasione delle prossime elezioni europee di giugno, pubblicato dal manifesto, a firma di Emilio Molinari e Basilio Rizzo. Lo condividiamo nella sostanza e siamo ben felici se si comincerà finalmente a prendere apertamente un’iniziativa che vada in quel senso: lista unica o almeno passi concreti in quello spirito.

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L’estendersi dei teatri di guerra ha messo a nudo l’inerzia della Unione europea, adattatasi rapidamente al più piatto filoatlantismo. L’ultimo voto di Strasburgo su una proposta del Ppe, sostenuta non solo dalle destre, ma anche da rilevanti settori progressisti, nella quale si è voluto anteporre condizioni al cessate il fuoco, mostra non solo l’assenza di un ruolo a favore della pace da parte del Parlamento europeo, ma l’assuefazione della attuale maggioranza ad una logica di prosecuzione di un conflitto che sta portando allo sterminio dei palestinesi e alla distruzione di Gaza. E ciò stride con il fatto che alla Corte Internazionale di Giustizia si discute dell’accusa di genocidio portata dal Sudafrica nei confronti di Israele.

Le cose non vanno meglio sul terreno delle politiche economiche e sociali, visto che si sta preparando un ritorno di fatto delle vecchie regole del Patto di Stabilità e Crescita, sospese durante la pandemia. Proprio la mancata crescita declina la stessa approvazione del Mes con la vecchia e inefficace politica dell’austerità. Le linee del Next generation Eu rimarrebbero, quindi, una parentesi da cancellare, anziché l’apparire di un possibile percorso verso un bilancio europeo utile per sostenere la transizione ecologica, nonché gli investimenti di carattere sociale, capaci di dare risposte occupazionali e di sostegno al welfare state.

In tale quadro, si impongono soluzioni istituzionali autoritarie, come è evidente in Italia, funzionali ad orientamenti economico-sociali regressivi, xenofobi e razzisti, di cinica chiusura verso i processi migratori.

Per tali ragioni il voto di giugno diventa importante, se si vuole mantenere viva la speranza. Purtroppo, le sinistre di alternativa hanno subito in diversi paesi sconfitte e divisioni. A maggior ragione è necessario che non si disperdano voti alla sinistra del Pd.

Le scadenze elettorali non sono l’occasione propizia per dare vita a nuovi soggetti politici. Quest’ultimo compito va ben al di là delle urne. Tuttavia, se nessuna lista di alternativa ottenesse il quorum nel voto, tale obiettivo si allontanerebbe ulteriormente.

Per questo, chi ha la responsabilità di guidare forze politiche che si collocano alla sinistra del Pd dovrebbe porsi l’obiettivo di un’unica lista, costruita attorno a un programma essenziale, nel quale trovino posto la pace, la difesa del pianeta dalle alterazioni climatiche, una svolta nelle politiche economiche caratterizzata da un intervento pubblico in settori innovativi in grado di creare occupazione, la tassa patrimoniale, la difesa e l’estensione dello stato sociale contro le privatizzazioni, la tutela e l’ampliamento dei diritti, la lotta contro il patriarcato, l’istituzione di un reddito di cittadinanza e del salario minimo, l’apertura delle frontiere e l’attuazione di una politica di accoglienza per i migranti, la salvaguardia del pensiero critico e della libertà di informazione.

Tutto ciò mette in discussione i pilastri e i vincoli del Patto di Stabilità e punta ad una riforma in senso solidale dei Trattati su cui si basa l’Ue.
Sono solo alcuni punti di riferimento, da approfondire e articolare ulteriormente in un confronto aperto e reale.

Ed è quello che si può e si deve fare assieme ai movimenti politici e sociali che in questi anni hanno fatto vivere una sinistra diffusa nel paese. Dare a quest’ultima una rappresentanza, pur caratterizzata da diverse ma non confliggenti sensibilità, è un obiettivo alla nostra portata. Non manchiamolo.