Editoriale

Un passo sulla buona strada

Un passo sulla buona stradaManifestazione sindacale a Roma – Getty Images

Opposizione Una piazza San Giovanni che molto tempo non era così gremita.

Pubblicato circa un anno faEdizione del 8 ottobre 2023

Una bellissima giornata di caldo estivo, e qualcosa, calendario alla mano, non torna. Decine di migliaia di lavoratori sotto le insegne della Cgil, quelli garantiti, direbbe qualcuno, salvo che le garanzie e i diritti – alla salute, alla casa, all’istruzione – sono sempre più sottili e fragili come i salari a loro volta proprio per questo infragiliti, e prosciugati ora anche dall’inflazione, e le vertenze senza soluzione si moltiplicano. I migranti, quelli che si vorrebbero allontanare dagli occhi e figurarsi dal cuore, cancellandoli a colpi di decreti. Studenti, associazioni, leader di partiti, militanti, cittadine e cittadini che hanno voluto esserci. Tantissime persone a riempire le strade del centro di Roma e una piazza San Giovanni che molto tempo non era così gremita.

Sono i fantasmi del governo Meloni, quelli che la premier vorrebbe ricacciare indietro raccontandoli come agenti della cospirazione o burattini nelle mani degli stessi cospiratori che in Italia e all’estero tramano per buttare giù il governo «scelto dalla maggioranza degli italiani» (è il refrain falso e ingannevole) e in quanto tale incontestabile. Si chiama opposizione – sociale, politica – ma evidentemente nella cultura politica di questa destra estrema arrivata alla guida del paese anche perché per più di dieci anni ha dominato proprio gli spalti dell’opposizione, il concetto non ha un’interpretazione univoca.

Quei fantasmi ieri hanno cominciato a materializzarsi come persone in carne e ossa che non si rassegnano a cercare un riparo di fortuna in attesa che l’onda passi. Ma una bella e grande manifestazione di tantissime sigle che hanno deciso di marciare unite senza fare troppo rumore in un corteo composto e per lunghi tratti silenzioso è solo un primo, certamente positivo, segnale.

Lo stesso leader della Cgil Maurizio Landini, che spinge per lo sciopero generale (e «sciopero, sciopero», scandivano ieri i manifestanti) ma è ancora solo tra i confederali, ammette che di fronte al 50% dei cittadini che non vanno a votare anche il sindacato ha le sue responsabilità e deve saper allargare la rappresentanza.

E se in piazza la leader del Pd Elly Schlein è stata acclamata mentre il pentastellato Giuseppe Conte era in tour elettorale (contribuiva a «sensibilizzare la popolazione da Foggia», parole sue), la tessitura di un’opposizione politica forte e credibile è ancora lunga. E il governo ha ancora una salda e ampia maggioranza. Eppure, è vittima della sindrome dell’assedio, una sindrome alla quale risponde con un’azione sempre più scomposta e aggressiva. Perché cominci a scricchiolare sul serio serve che l’assedio sia vero. La giornata di ieri è un buon punto di partenza.

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