«Questo accordo rappresenta la fine del sistema di asilo. L’Europa non era mai riuscita a trovare un’intesa sul tema dei migranti né a trovare una soluzione per superare Dublino tre, però aveva costruito un percorso per il riconoscimento del diritto di asilo con le direttive del 2003 e 2004 recepite dall’Italia nel 2008 e 2009. Ora con l’accordo siglato con l’Albania che assomiglia molto a quello che la Gran Bretagna vorrebbe fare con il Ruanda, per fortuna bloccato, di fatto diamo un duro colpo al sistema d’asilo. Non credo che, se anche gli venisse chiesto, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati si presterà a questa operazione, ma comunque dovrebbe dire qualcosa, farsi sentire: prendiamo delle persone su navi militari e le portiamo in un paese che è sì in Europa, ma non fa parte dell’Unione europea».

Il prefetto Mario Morcone è stato per dieci anni capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale, ruolo ricoperto negli anni in cui decine e decine di migliaia di migranti arrivavano in Italia attraverso il Mediterraneo o percorrevano la rotta balcanica cercando di raggiungere il nord Europa.

Il governo però sostiene che le strutture in Albania saranno sotto la giurisdizione italiana, sottoposte alle leggi italiane, un po’ come le ambasciate. Se davvero sarà così perché si infrangerebbe il diritto internazionale?
I diritti della difesa non sono garantiti. Quale assistenza legale può essere offerta alle persone lì richiuse? È un accordo devastante dal punto di vista del rispetto dei diritti dei migranti e dell’architettura del diritto d’asilo in Europa. Questo è il punto. Mi permetta di aggiungere che si sta esagerando con l’emergenza sbarchi. Nel 2015 abbiamo accolto 150 mila persone, nel 2016 180 mila e non è stato nominato un commissario all’immigrazione, non è stato dichiarato lo stato di emergenza. Aggiungo che questa intesa con l’Albania secondo me non onora le Forze armate, alle quali vien chiesto di traghettare in Albania anziché in Italia le persone che salvano. Mi chiedo come la prenderanno i vertici militari.

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Portare in Albania i migranti salvati nel Mediterraneo si potrebbe configurare come un respingimento o il fatto che quelle sono strutture giuridicamente italiane lo consente.
Secondo me è un respingimento in un Paese terzo.

Perché?
L’extraterritorialità di un luogo non la decide il governo, occorre una norma con la quale un determinato posto viene dichiarato territorio italiano. Altrimenti è un respingimento. Le ambasciate, ad esempio, nascono all’interno di un’intesa internazionale.
Il trattenimento di un migrante viene deciso dal questore ma deve essere convalidato da un giudice entro 48 ore. Come sarà possibile questo se i centri si trovano in Albania?
Potranno trasferire un questore in Albania, ma poi quale giudice si occuperà della convalida? Uno che si trova a Brindisi o a Bari non lo so. E lo farà per mail o con una Pec? Non si capisce. Ma pensiamo anche all’assistenza legale dei migranti, chi la garantirà?

Questo accordo è la rinuncia definitiva a modificare il regolamento di Dublino?
Non credo, come dicevo prima è semplicemente un ulteriore un colpo di teatro finalizzato a sottolineare la severità della nostra normativa e e quindi ad arginare comunque un flusso di migranti che fino adesso non sono riusciti a contenere.

La premier dice in questo modo manda l’ennesimo messaggio di dissuasione verso chi vuole arrivare in Italia. In base alla sua esperienza, potrebbe funzionare?
No. Ma vorrei ricordare che anche quando ministro era Matteo Salvini, che pure abbiamo criticato, ha trattenuto i migranti su una nave italiana, la Diciotti, adesso invece li portiamo in Albania. Mi sembra singolare. Ripeto: stiamo facendo dei passi indietro rispetto al lavoro svolto negli anni passati a livello europeo con la pienezza del diritto d’asilo, diventato parte integrante del diritto comunitario.