Italia

Gli italiani residenti all’estero raddoppiati in 18 anni

Giovani a RomaGiovani a Roma – Attilio Cristini

Il rapporto della fondazione Migrantes Gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero sono l’unica parte del paese «che continua a crescere», afferma il Rapporto Italiani nel Mondo 2024

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 6 novembre 2024

Dal 2006 a oggi gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono raddoppiati (+97,5%). L’unica parte del paese «che continua a crescere», afferma la XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo (Rim). «Oggi la comunità dei cittadini che vivono all’estero è composta da oltre 6milioni 134mila unità», si legge nello studio.

Più di 3,3 milioni di questi si trovano in Europa (54,2%). Il 40,6% tra America del Sud e del Nord (2,4 milioni in totale). Seguono: Oceania (2,7%), Asia (1,3%) e Africa (1,1%).

Il 23,2% di chi risiede all’estero ha tra i 35 e i 49 anni; il 21,7% appartiene alla fascia di età 18-34 anni e il 19,5% a quella 50-64 anni. Il 14,6% è minorenne, mentre gli anziani sono uno su cinque.

NUMERI che spingono monsignor Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, a riflettere: «Non è possibile che la politica non riconosca i cambiamenti che stanno avvenendo. Deve interpretarli e governarli con strumenti idonei e non pregiudiziali. Dal 1992 a oggi l’Italia è cambiata».

Basti pensare che solo negli ultimi quattro anni il paese conta circa 652 mila residenti in meno. «A tali partenze non corrispondono però altrettanti “ritorni” ma, piuttosto, una desertificazione dei territori. L’estero ha sostituito l’ascensore sociale bloccatosi negli anni Novanta», precisa il Rim. Nel 2024 la Sicilia si conferma la regione con la comunità di iscritti Aire più numerosa (+826 mila), seguita da Lombardia (+641 mila) e Veneto (+563 mila).

Secondo il rapporto, poi, non si pone il giusto accento sulla mobilità interna. Mediamente su circa 2 milioni di trasferimenti annuali, quasi tre quarti riguardano movimenti tra comuni italiani.

Rispetto a 10 anni fa gli abitanti delle cosiddette aree interne sono 700 mila in meno.

Ma anche la città inizia a rifiutare i giovani. Il costo proibitivo della vita e degli affitti, sempre più cari, spingono via i ragazzi. «Bisogna considerare la partenza non un abbandono, ma una possibilità di crescita per un ritorno più utile.

Allo stesso tempo, si deve anche valorizzare chi ha scelto l’Italia come meta di destinazione per ricominciare una vita più dignitosa, facendo nascere figli che oggi si sentono pienamente italiani pur non essendolo di diritto», si legge nello studio.

UN’INDAGINE Istat del 2023 parla di nuove generazioni sempre più digitali e multiculturali, ma spesso senza cittadinanza. Ben l’85,2% di chi ha tra gli 11 e i 19 anni e non è formalmente italiano, si riconosce come tale. La legge è ferma al 1992, così assistiamo a uno scollamento tra realtà e azione politica. L’acquisizione della cittadinanza è diventata materia ideologica e non si riesce (o non si vuole) interpretare il modo in cui la mobilità umana sta mutando profondamente tale concetto.

«Oggi assistiamo a una distribuzione scalare dei diritti di cittadinanza nel mondo della mobilità e delle migrazioni. La cittadinanza è vista in una sorta di gironi concentrici: nel primo ci sono i cittadini comunitari, i cui diritti sono regolati secondo il principio della reciprocità; nel secondo i cittadini non comunitari, dove valgono accordi bilaterali, convenzioni, patti coloniali; nel terzo ci sono i rifugiati, i richiedenti asilo, gli apolidi, fino ad arrivare agli irregolari», conclude il rapporto. Che ribadisce: «Per questo è importante, a partire dalla pari dignità delle persone e dal superamento di ogni forma di esclusione sociale, costruire percorsi di cittadinanza che aiutino a rileggere l’uguaglianza sociale delle persone».

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