Un futuro rinnovabile accende la ex Gkn
Alternative I lavoratori della fabbrica di Campi Bisenzio, che produceva semiassi per auto, hanno lanciato una campagna per lavorare senza padroni
Alternative I lavoratori della fabbrica di Campi Bisenzio, che produceva semiassi per auto, hanno lanciato una campagna per lavorare senza padroni
«Abbiamo un’ambizione, un piano, un sogno»: sono le parole chiave del crowdfunding lanciato qualche giorno fa dal Collettivo di fabbrica ex-Gkn, che dal presidio permanente seguito al licenziamento via email dei lavoratori e delle lavoratrici rilancia una proposta di sostegno collettivo per la creazione della prima fabbrica socialmente integrata d’Italia.
La campagna ex-Gkn For Future, il cui nome ricorda il movimento per la giustizia climatica Fridays For Future, che sta sostenendo il progetto insieme a Banca Etica e Arci, punta a una riconversione dello stabilimento interamente ispirata a principi di sostenibilità sociale e ambientale, attraverso la produzione di cargo bike, pannelli fotovoltaici e batterie a ridotto impatto ecologico.
«Dopo un anno e mezzo di presidio permanente, lotta, attese, speranze tradite e oltre cinque mesi di stipendi non pagati, non ci resta altra alternativa che rilevare in forma cooperativistica lo stabilimento dell’ex Gkn», scrive il Collettivo, che ha raccolto anche 17 mila firme per chiedere l’intervento pubblico. «Continueremo a chiederlo» spiegano, «nel frattempo, però, dobbiamo essere consapevoli che la fabbrica deve sopravvivere creandosi un’alternativa con le sole forze degli oltre 300 lavoratori e lavoratrici licenziati/e il 9 luglio 2021 e di tutti i/le solidali che si sono uniti a noi».
IL CONTRATTO INDETERMINATO di cui sono in possesso non è bastato a tutelare i lavoratori e le lavoratrici, che da ottobre sono senza stipendio e hanno guardato la proposta di conversione della fabbrica nella produzione di motori elettrici avanzata dalla nuova proprietà, la società Qf, naufragare ai tavoli ministeriali.
«La mancata reindustrializzazione da parte della proprietà che ha acquisito Gkn e la mancanza di liquidità per pagare i lavoratori ci ha portati a diventare noi stessi il soggetto che propone appunto un futuro per lo stabilimento», ha spiegato Matteo Moretti, un rappresentante sindacale. Le difficoltà di Qf nel mettere in pratica la riconversione sembrano sinora accompagnate da una mancanza di disponibilità al confronto sulla nuova proposta, nonostante la qualità e l’innovazione che essa rappresenta. Appoggiandosi alla tecnologia sviluppata da una startup italo-tedesca, l’ex stabilimento potrebbe infatti produrre pannelli fotovoltaici e batterie di ultima generazione, che non necessitano di materiali non sostenibili per il loro funzionamento, quali il silicio, di cui sono note le forti ricadute in termini di sfruttamento lavorativo e ambientali in fase di estrazione e l’impossibilità di recupero nel post utilizzo.
La redazione consiglia:
La fabbrica, i libri, il centro commerciale e noiInoltre, per rimettere in funzione il capannone di 35.000 m2 che ospitava la produzione di semiassi di Campi Bisenzio, il collettivo sta mettendo a punto delle lavorazioni parallele, come quella della cargo bike, che un gruppo specifico di lavoratori sta sviluppando insieme ad alcuni ingegneri solidali. Servendosi sia del telaio costruito interamente nella fabbrica che di alcune componenti reciclate, il progetto, già pronto per la produzione, è lungimirante nel guardare a un mercato in espansione a fronte di città sempre più congestionate dal traffico.
LA CAMPAGNA, ORGANIZZATA DAL COLLETTIVO di fabbrical’ex Gkn e dall’Aps SOMs Insorgiamo, nata per aiutare i lavoratori e le lavoratrici attraverso il mutuo soccorso e che nei mesi scorsi ha avuto un ruolo decisivo nel costituire la rete solidale, è sostenuta da attivisti e organizzazioni di tutto il territorio, come Co.Mu.net-Officine Corsare, FuoriMercato – Autogestione in movimento, Rete italiana Imprese Recuperate, MAG, e ha quindi l’obiettivo di gettare le basi perché il progetto prenda realmente forma.
È prevista in due fasi, la prima, quella del crowdfunding, che si chiuderà ufficialmente l’8 maggio, raccoglierà le donazioni per coprire i costi di creazione della cooperativa, l’avvio del piano produttivo e il lancio della seconda fase della campagna, equity crowdfunding, che inizierà dopo l’estate, rivolgendosi a chi vorrà entrare a far parte in maniera attiva della nuova cooperativa.
La partecipazione nel CdA dei rappresentanti del territorio tramite la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo e di coloro che avranno investito i loro risparmi, porterà quindi a «creare un precedente storico», scrive ancora il Collettivo sulle pagine di presentazione della campagna, «perché si tratta del primo esperimento in Italia di fabbrica recuperata dai lavoratori e dalle lavoratrici e socialmente integrata grazie al protagonismo delle persone e delle associazioni che hanno solidarizzato con la nostra lotta».
«Se riusciamo a fare il primo passo con la creazione della cooperativa, che dovrà appunto concretizzarsi dopo la deadline del crowdfunding, noi siamo pronti a diventare una soggettività industriale, con una proposta di produzione che punta alla sostenibilità economica, sociale e ambientale e che può rivoluzionare il mercato di tutta Italia», spiega ancora Moretti.
L’OBIETTIVO MINIMO DELLA RACCOLTA FONDI per sostenere il progetto di reindustrializzazione è già stato superato in pochi giorni, ma la campagna non si ferma, anzi, entra nel vivo: «La capacità di trasformare questo sogno in realtà, ad oggi, dipende dal numero di persone capaci di sognare insieme a noi», spiega nel sito il Collettivo, che chiede l’apertura di una discussione su un workers buyout per il riacquisto dell’azienda in forma cooperativa.
ECCO PERCHÉ È ANCORA IMPORTANTE sostenere la campagna (https://www.produzionidalbasso.com/project/gkn-for-future/), devolvendo una qualsiasi cifra e diffondendo il più possibile attraverso i propri canali le informazioni sulla storia e le potenzialità di una lotta che riguarda tutti, perché ci parla della reale transizione ecologica che potremmo mettere in atto nel nostro Paese, e «se – come dicono – l’alternativa non esiste», scrivono i lavoratori e le lavoratrici dell’ex Gkn, «saremo noi a produrla».
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