«Un fenomeno inedito, non abbiamo gli strumenti»
All’indomani della tragedia provocata dal crollo del seracco alla Marmolada, molti si stanno chiedendo quante analoghe situazioni di rischio si nascondono nella pancia dei ghiacciai delle Alpi e se ci sono strumenti e tecnologie in grado di scongiurare tali pericoli. Mentre le autorità venete e trentine erano ancora alle prese con la conta delle vittime e dei dispersi, dall’altro lato delle Alpi, il Comune di Courmayeur emetteva l’ennesima ordinanza per l’evacuazione di alcune abitazioni in frazione Planpincieux e la chiusura della strada in Val Ferret minacciata dall’imponente seracco aggettante del ghiacciaio soprastante.
«Si è trattato di una misura precauzionale – esordisce Fabrizio Troilo, responsabile tecnico dell’ufficio ghiacciai per la Fondazione Montagna Sicura – legata all’allerta meteo. In questo momento i rilevamenti effettuati sul seracco del ghiacciaio di Planpincieux determinano un grado di pericolo giallo che, unito ai forti temporali attesi in zona hanno portato alla chiusura temporanea. È una situazione piuttosto frequente che si è già verificata nel corso dell’estate. Infatti dopo il passaggio della perturbazione tutto è tornato alla normalità».
LA FONDAZIONE MONTAGNA SICURA in Valle d’Aosta è stata istituita nel 2002 come centro operativo e di ricerca per lo studio dei fenomeni climatici, meteorologici e ambientali che condizionano la vita in montagna, con particolare attenzione alla prevenzione dei rischi naturali. La sua sezione dedicata ai ghiacciai sta portando avanti un innovativo lavoro di monitoraggio sui ghiacciai di Planpincieux e delle Grandes Jorasses, oltre al lago effimero che si forma all’interno del ghiacciaio del Grand Croux, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso a monte dell’abitato di Cogne.
«Sono situazioni puntuali – prosegue Troilo – poiché minacciano centri abitati e aree antropizzate e richiedono strumenti molto avanzati per incrociare tutte le variabili di rischio. Il ghiacciaio di Planpincieux è al momento quello più imprevedibile perché l’eventuale distacco dei seracchi che minacciano il fondovalle è determinato da una combinazione davvero complessa di fenomeni: non c’è soltanto il caldo, bisogna tenere conto della quantità d’acqua presente nella massa glaciale e della spinta che riceve dai bacini soprastanti. La soluzione quindi prevede un monitoraggio costante tramite radar e fotocamere altamente specializzate per misurare ogni spostamento del ghiacciaio con la precisione del centimetro. In base ai movimenti registrati, si determina un grado di pericolo per le infrastrutture sottostanti e l’eventuale necessità di ricorrere a chiusure. Il ghiacciaio delle Grandes Jorasses, trovandosi a quote più elevate, presenta caratteristiche più prevedibili poiché legate soprattutto all’accumulo di neve invernale e non tanto allo scioglimento estivo. Lì sappiamo che periodicamente la massa del seracco aumenta finché la forza di gravità non la attira verso il basso provocando crolli, come nel giugno del 1998 e nel settembre 2014 quando fu possibile predisporre le chiusure in modo da evitare vittime. Per quanto riguarda il lago effimero in Valle di Cogne, è stato svuotato nel 2020, ma penso che rappresenterà un pericolo concreto nei prossimi decenni».
AD AGGRAVARE LA SITUAZIONE, ovviamente lui, il riscaldamento climatico che ci pone di fronte a scenari inediti e assolutamente imprevedibili fino a pochi anni fa.
«I seracchi – sottolinea Troilo – non crollano solo in estate, con il caldo. Nell’inverno del 1952, per esempio, la Val Ferret fu spazzata da una grande valanga, provocata a sua volta da un distacco partito dal ghiacciaio delle Grandes Jorasses. Indubbiamente, però, l’aumento delle temperature facilita lo scorrimento verso il basso delle grandi masse glaciali, come osserviamo direttamente nel monitoraggio del Planpincieux che in inverno rallenta bruscamente per ricominciare con l’arrivo della bella stagione. Per dare una misura dell’andamento di questa estate, abbiamo iniziato a registrare movimenti significativi con oltre un mese di anticipo rispetto agli scorsi anni, proprio a causa delle temperature elevate di un 2022 davvero anomalo. Di questo passo diventa difficile immaginare cosa accadrà nei prossimi mesi».
IL CASO DELLA MARMOLADA, però, sembra sollevare un problema assai più complesso e difficile da prevedere visto che quel distacco è avvenuto in una zona considerata generalmente stabile.
«Se, come sembra – conclude Troilo – quel crollo è stato provocato dall’eccessivo accumulo idrico al di sotto del ghiacciaio, ci troviamo di fronte a un fenomeno inedito e difficilmente prevedibile. Qui in Valle d’Aosta aggiorniamo ogni anno il catasto ghiacciai e li monitoriamo anche tramite sorvolo in elicottero prestando particolare attenzione alle zone dove abbiamo registrato criticità in passato. Ma non esistono strumenti in grado di individuare sotto il ghiacciaio eventuali sacche d’acqua che potrebbero provocare distacchi come alla Marmolada. E non sarebbe pensabile monitorare tutti i ghiacciai delle Alpi con gli strumenti che si utilizzano al Planpincieux così come non è attuabile una chiusura delle montagne alla frequentazione di appassionati, escursionisti e alpinisti».
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