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Ultimatum, i militari nigerini si preparano al peggio

Ultimatum, i militari nigerini si preparano al peggioNiamey, bandiera russa alle proteste anti-francesi – Ap/Sam Mednick

Polizia di frontiera Fallito l’ultimo tentativo di mediazione, i paesi della Cedeao pianificano l’intervento

Pubblicato circa un anno faEdizione del 5 agosto 2023

La situazione rimane tesa in Niger, a più di una settimana dal golpe militare del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp), ora al potere. Nella prima serata di giovedì è nuovamente tornata a Niamey una delegazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), con l’obiettivo di instaurare un dialogo con la giunta per «ottenere il ritorno all’ordine costituzionale».

Ma la delegazione della Cedeao è subito ripartita a tarda notte senza incontrare il presidente deposto dai militari, Mohamed Bazoum, né tantomeno il generale Tchiani, nuovo uomo forte del Niger. Un ultimo tentativo, forse, di mediazione da parte del presidente della Nigeria, Bola Tinubu – attuale presidente di turno dell’organizzazione subregionale – che ha duramente condannato la presa di potere da parte dei militari, ospitato la riunione dei capi di stato maggiore dei paesi della Cedeao che è servita a pianificare l’intervento armato e ieri ha chiesto al suo parlamento l’autorizzazione all’uso della forza.

IL FALLIMENTO DELLA MISSIONE nella serata di giovedì è risultato evidente quando la giunta nigerina ha indurito i toni. Il portavoce del Cnps, colonnello Amadou Abdramane, ha parlato alla televisione nazionale denunciando principalmente il mancato rispetto «degli accordi di cooperazione nel campo della sicurezza e della difesa» con la Francia, con la sospensione anche dei media francesi France24 e Radio France International (Rfi).

I golpisti hanno anche deciso di porre «fine alle funzioni» degli ambasciatori di quattro paesi: Francia e Stati Uniti (Washington ha avviato ieri l’evacuazione del suo personale) più due paesi alleati del presidente Bazoum, il Togo e la Nigeria – che ha imposto pesanti sanzioni contro il Niger, con gravissime ripercussioni già visibili in questi giorni, dai prezzi sui beni di prima necessità alla fornitura elettrica già razionata.

Infine, la giunta nigerina ha lanciato un monito alla Cedeao, che ha emesso un ultimatum entro il 6 agosto per il ritorno all’ordine costituzionale, in mancanza del quale potrebbe esserci un «intervento militare». «Qualsiasi aggressione contro lo Stato del Niger vedrà una risposta immediata e senza preavviso da parte delle Forze di difesa del Niger su uno dei suoi membri, ad eccezione dei “paesi amici sospesi”», hanno minacciato i militari.

I “paesi amici sospesi” sono il Burkina Faso e il Mali – guidati da giunte militari – e pronti a collaborare con Niamey a livello economico e soprattutto militare in un’ottica di «collaborazione e difesa dai gruppi jihadisti presenti nell’area», ma anche su possibili «aggressioni esterne», in base agli accordi stipulati in questi due giorni dal numero due della giunta nigerina, il generale Salifou Mody, in visita sia a Bamako che a Ouagadougou.

IERI SI È FATTO SENTIRE anche Mohamed Bazoum. Il presidente non ancora dimissionario e ufficialmente agli arresti ha inviato una lettera al Washington Post, indicando di essere in «buona salute», ma «ostaggio» dei golpisti. Bazoum ha confutato le argomentazioni dei militari, indicando che la situazione della sicurezza non è peggiorata dalla sua elezione e ha difeso anche i buoni risultati ottenuti in ambito economico. Nella speranza in un suo ritorno, Bazoum si è appellato alla comunità internazionale e in particolare agli Stati Uniti affinché «ristabiliscano l’ordine costituzionale nel suo paese», descritto come l’ultimo baluardo del rispetto dei diritti umani nella regione, altrimenti «tutto il Sahel cadrà sotto l’influenza non solo della Russia e del gruppo Wagner, ma anche dei gruppi armati jihadisti».

Diventa, quindi, sempre più concreta la possibilità di un intervento militare da parte dalla Cedeao, come indicato dal vertice straordinario di giovedì ad Abuja, e che vedrà la partecipazione di soldati forniti da Senegal, Ghana, Benin e Nigeria. Al riguardo il ministro degli Esteri senegalese, Aïssata Tall Sall, ha detto che «il Senegal parteciperà a un possibile intervento militare in Niger se l’organizzazione deciderà tale azione, visto che questo è l’ennesimo colpo di stato di troppo nell’area».

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