Nel venticinquennio più turbolente del sindacalismo metalmeccanico, la Uilm è sempre stata l’ago della bilancia nella categoria. L’epoca dei contratti nazionali separati si è chiusa nel 2016 quando Rocco Palombella fu il primo a puntare sul ritorno all’unità con la Fiom mettendo in minoranza la Fim Cisl allora guidata da Marco Bentivogli.

Lo stesso ex operaio dell’Ilva di Taranto ieri ha segnato la sua relazione d’apertura al XVII congresso Uilm all’Ergife di Roma con un passaggio semplice e diretto, tanto da non aver ricevuto reazioni da parte della platea dei suoi delegati: «Alla luce del cambiamenti che si verificheranno nel settore per via della transizione ecologica, mi sembra che i tempi siano maturi per riconsiderare la scelta che Fiat fece nel 2012 di uscire da Confindustria dando vita ad un contratto specifico», la rivoluzione di Pomigliano di Marchionne dunque per la Uilm va archiviata.

Una vera bomba nello stagno ormai acquietato dei coinquilini di Corso Trieste 36: a favore della Fiom e contro la Fim Cisl che invece punta a trattare ancora separatamente con Stellantis il contratto specifico (Ccsl).

La citazione «importante» della recente storica svolta della ex società Fca, la «Marelli, azienda ora in mani giapponesi, di passare al contratto metalmeccanici», è stata la logica conseguenza.
Meno diretto ma altrettanto duro il passaggio seguente sull’unità sindacale: «L’unità costruita in questi anni è per noi un grande patrimonio da preservare. Però ora si percepiscono segnali di crisi», ammonisce chiarendo: «contrasteremo ogni tentativo di opposizione strumentale o di collateralismo becero al nuovo governo», attacca Palombella in nome della laicità Uil.

La nuova vicinanza Uilm-Fiom è simmetrica a quella a quella delle confederazioni Uil-Cgil, siglata dallo sciopero generale di dicembre e da unità di intenti, di visione e di proposte. Non a caso Palombella ha rivendicato una «riduzione immediata del carico fiscale ai lavoratori dipendenti a partire dalla detassazione della 13esima e degli aumenti contrattuali e una vera riforma della legge Fornero sapendo che i lavori non sono tutti uguali». Ha criticato il governo Draghi per «i 40 spropositati bonus» elargiti senza criterio e nella richiesta di «posticipare lo stop Ue del 2030 per i motori endotermici» puntando su «un piano di formazione per nuove competenze ai lavoratori e riduzione di orario a parità di salario» (pallino della Fiom landiniana) .

Infine sul caro bollette Palombella annuncia battaglia: «Dobbiamo avviare una fase di assemblee e prepararci a mettere in campo le iniziative che si renderanno necessarie», ammonisce, prima della «sorpresa»: il nuovo inno Uilm, alquanto rock.

Negli interventi da «ospiti» i segretari di Fiom e Fim hanno cercato di portare l’acqua al loro mulino senza però rischiare divisioni. «Dobbiamo avere il coraggio di ricostruire l’unità contrattuale di tutti i metalmeccanici. Non esistono politiche industriali senza un’unità di carattere contrattuale», ha affermato, senza citare Stellantis, il segretario generale Fiom .

Più diretto il segretario genrale Fim Cisl Roberto Benaglia: «Il Ccsl del settore automotive (in realtà solo Fca, ndr) ha garantito buon salario. Il 10 ottobre presenteremo insieme agli altri sindacati firmatari (senza citare la Uilm che invece ci sarà, ndr) le proposte per il rinnovo».

Ma dopo la relazione di Palombella, la piattaforma del Ccsl Stellantis appare fare acqua già in partenza. Questa mattina al congresso Uilm arriverà Davide Mele, responsabile Europa (e Italia) di Stellantis: vedremo se dirà la sua al proposito.