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Tunisia al voto: il faraone Saied verso i pieni poteri

Tunisia al voto: il faraone Saied verso i pieni poteriTunisi, manifestazione di protesta contro il presidente Kais Saied – Mohamed Mesara/Epa

Elezioni presidenziali Ha tagliato fuori tutti i suoi avversari, la protesta potrebbe confluire su Zammel

Pubblicato circa un mese faEdizione del 6 ottobre 2024

A Tunisi il weekend elettorale è stato inaugurato dalla terza manifestazione in poco meno di un mese, convocata dal neonato Comitato tunisino per i diritti e la libertà. Oltre mille persone hanno attraversato il centro della capitale per denunciare l’arretramento sui diritti civili che il presidente della Repubblica Kais Saied ha imposto dopo il colpo di Stato del 25 luglio 2021.

LE ELEZIONI di oggi vedono nell’attuale responsabile di Cartagine il favorito numero uno per un nuovo mandato quinquennale. Tacciato più volte di essere un dittatore e un faraone dai pieni poteri, c’è una domanda che comincia a preoccupare i protagonisti di queste proteste: fino a quando si potrà manifestare liberamente? Se da una parte gli avversari di Saied sembrano già tagliati fuori da qualsiasi possibilità di vittoria, con il candidato Ayachi Zammel che è stato condannato a 12 anni di prigione con l’accusa di avere falsificato il suo dossier di candidatura e Zouhair Maghzaoui che sembra giocare un ruolo minore in questa corsa elettorale, dall’altra si comincia già a pensare a come si sveglierà la Tunisia la mattina del 7 ottobre.

IL TIMORE è che sarà un paese chiuso rispetto al dissenso politico e che dovrà continuare ad affrontare una dura crisi economica che da anni sta minando il potere d’acquisto della popolazione. Nel frattempo, giovedì scorso in un discorso alla nazione Kais Saied si è rivolto direttamente ai suoi cittadini: «È il popolo che detiene il potere e le sue scelte saranno decisive per il futuro del paese», è stato uno dei punti toccati. Le sorprese dell’ultimo minuto riguarderebbero invece i voti di protesta contro Saied che potrebbero confluire su Zammel, la cui condanna è stata definita da diversi analisti a sfondo politico, nonostante il boicottaggio delle elezioni sembra essere la linea guida per gli oppositori dell’attuale presidente della Repubblica, il quale si presta addirittura a trionfare già al primo turno.

Il voto di oggi sembra quindi essere l’ultimo tassello di un percorso dalle tinte fortemente autoritarie, iniziato il 25 luglio di più di tre anni fa con il congelamento del parlamento, lo scioglimento del governo, la promulgazione di una nuova costituzione ultra presidenziale e l’azzeramento di fatto della Consiglio superiore della magistratura. Kais Saied si ritroverà tra le mani un paese estremamente frammentato e con un consenso limitato rispetto a determinate aspettative da parte dei tunisini che chiedono maggiori tutele lavorative, un abbassamento dei prezzi delle materie prime e uno stato sociale rafforzato in materia di sanità ed educazione. Il presidente si è sempre mostrato dalla parte del popolo tunisino attraverso discorsi ricchi di retorica dove tuttavia i problemi strutturali del piccolo Stato nordafricano non sarebbero dipesi dall’azione di governo.

NEL FEBBRAIO 2023, ad esempio, quando la presenza della comunità migrante subsahariana ha cominciato a creare più di un malumore nel paese, Saied l’ha accusata di stare compiendo una sostituzione etnica, fagocitata da reti criminali straniere, aprendo di fatto a un’ondata di violenze mai viste prima. Quando invece si è trattato di annientare il dissenso interno con una serie di arresti arbitrari di giornalisti, oppositori e attivisti con accuse di vario tipo, dal complotto contro lo Stato alla divulgazione di notizie false, il responsabile di Cartagine si è rivolto contro la società civile tacciandola di ricevere finanziamenti illeciti da parte di potenze straniere. Infine, quando soprattutto d’estate la Tunisia soffre di sete per carenze strutturali di accesso all’acqua, Saied ha accusato alcune bande criminali di stare boicottando l’interesse nazionale attraverso il taglio delle tubature e lo svuotamento delle dighe. In ogni caso di complotto internazionale invocato dalla presidenza, il responsabile di Cartagine ha promesso di volere risolvere la situazione con indagini approfondite per assicurare i responsabili alla giustizia.

AL DI LÀ dell’infondatezza delle accuse di Kais Saied, i prossimi cinque anni sembrano essere decisivi per la tenuta economica e sociale della Tunisia e dello stesso presidente della Repubblica.

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