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Fuori Zammel, sarà scontro a due con Saied

Fuori Zammel, sarà scontro a due con SaiedKaos Saied in un manifesto elettorale – Ap

Elezioni in Tunisia Centinaia di cittadini e militanti in piazza contro le modifiche alla legge elettorale

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 2 ottobre 2024

A cinque giorni dalle elezioni la corsa a tre diventa ufficialmente a due. Nella serata di lunedì Ayachi Zammel – il candidato che tra quelli rimasti in lizza poteva seppur timidamente spaventare il presidente in carica Saied – è stato condannato a 12 anni di carcere nell’inchiesta riguardante la presunta falsificazione di documenti che costituivano il suo dossier di candidatura alla presidenza. La condanna è stata inflitta dal tribunale di Tunisi 2, di fronte al quale Zammel sarebbe comparso senza il supporto del proprio avvocato, che secondo quanto dichiarato alla stampa era stato informato dal tribunale che l’udienza avrebbe dovuto aver luogo nella città di Kairouan. Attualmente già in detenzione, Zammel stava scontando da pochi giorni i 26 mesi accumulati a seguito di altre due condanne dovute sempre alla stessa ragione.

Già nella giornata di venerdì, la campagna elettorale era stata scossa dall’approvazione di un emendamento alla legge elettorale che prevede la modifica del sistema di ricorso elettorale e il trasferimento della competenza dei contenziosi dal tribunale amministrativo a quello giudiziario, rendendo le nuove disposizioni applicabili alle elezioni presidenziali del prossimo 6 ottobre.

La legge, promulgata dal preseidente Saied già nella giornata di sabato 28, si inserisce di peso in una campagna elettorale in corso da due settimane, in cui proprio i ricorsi presentati da alcuni candidati esclusi – e approvati dal tribunale amministrativo – avevano acceso le polemiche sulla legittimità del processo in corso.

Alla vigilia dell’inizio delle campagna elettorale cominciata il 14 settembre, il tribunale amministrativo aveva infatti esortato l’ISIE – Istanza Superiore e Indipendente per le Elezioni – a reintegrare nella corsa Abdellatif Mekki, Mondher Zenaidi e Imed Daïmi, in quanto considerati idonei alla candidatura. Secondo l’ISIE – che aveva escluso per vari vizi di forma 14 dei 17 candidati che si erano presentati – tale decisione sarebbe arrivata fuori tempo massimo e quindi non poteva essere tenuta in considerazione.

In una lettera aperta ai parlamentari – i rappresentati di 5 associazioni attive nel monitoraggio delle elezioni avevano invitato invano l’ARP a fare un passo indietro rispetto all’approvazione della legge poiché «le decisioni dell’ISIE, in quanto organo pubblico, sono considerate come decisioni amministrative; i ricorsi devono, quindi, essere formulati di fronte al tribunale amministrativo. Il trasferimento dei ricorsi al tribunale giudiziario non rappresenta un semplice cambio procedurale, poiché possono causare un disfunzionamento a livello del sistema giuridico e nuocere al principio della separazione dei poteri».

Una separazione dei poteri già intaccata da Saied nel febbraio del 2022 con lo scioglimento del Consiglio Superiore della Magistratura, e la nomina unilaterale dei nuovi membri del Consiglio provvisorio.

Se secondo Saied, «i deputati hanno dato prova di un profondo senso di responsabilità», approvando la modifica di legge, definendo questa decisione «storica» e «patriottica», il deputato El Mechri ha approfittando dei 3 minuti a sua disposizione durante l’Assemblea per riprodurre proprio un passaggio di un discroso del 2019 dello stesso Saied, quando – ancora candidato – si professava contrario al cambiamento delle legge elettorale al tempo promossa dal partito al governo a pochi mesi dallo scrutinio, additandola come «un assassinio della democrazia e della Repubblica».

Ad oggi, quindi, dopo l’ormai palese uscita dai giochi di Zammel, i candidati in corsa restano 2: il presidente uscente Saied e Zouhair Maghzaoui, sostenitore della prima ora, poi ricreduto proprio di Saied.

Se Zammel, pur essendo condannato per fatti inerenti al suo processo di candidatura resta per il momento comunque sulle liste elettorali, una campagna elettorale parallela e non ufficiale ha provato a farla in rete anche uno dei grandi esclusi. L’ex ministro di Ben Ali, Mondher Zenaidi, ha infatti pubblicato nelle scorse settimane diversi video sul web attaccando la presidenza e mettendo in discussione la sua democraticità. In seguito alla diffusione di questi video, è stata aperta un’inchiesta nei suoi confronti.

Secondo quanto rilasciato alla Radio Mosaïque FM dalla portavoce del polo giudiziario di lotta al terrorismo Hanen Gaddes, Zenaidi è stato iscritto sulla lista dei ricercati per – tra gli altri reati – formazione di un’alleanza terroristica, incitamento a farne parte, cospirazione contro la sicurezza dello Stato.

In un clima di confusione generale, centinaia di persone sono scese nelle ultime settimane in piazza per manifestare contro l’approvazione della modifica della legge elettorale e l’applicazione della legge 54, che ha comportato l’arresto di numerosi cittadini e militanti che in questi mesi hanno espresso il loro dissenso verso la presidenza con dichiarazioni o post online.

A 5 giorni dalla chiamata alle urne, che per le ultime elezioni politiche del gennaio 2023 aveva registrato uno storico record negativo di partecipazione (11%), la mobilitazione dell’opposizione sembrava in questi giorni interrogarsi tra l’astensionismo e la possibilità di arginare la deriva attuale concentrando i voti proprio sulla figura di Zammel. Oggi, al netto della probabile scarsa affluenza, il risultato sembra comunque già scritto.

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