Tra i comuni mortali accampati a Wimbledon park
Fili d'erba La sveglia è alla ore sei. Nessuna contrattazione. A disposizione ci sono poi trenta minuti per sbaraccare le tende. E altrettanti per essere pronti a mettersi in fila per gli unici 1500 biglietti in vendita
Fili d'erba La sveglia è alla ore sei. Nessuna contrattazione. A disposizione ci sono poi trenta minuti per sbaraccare le tende. E altrettanti per essere pronti a mettersi in fila per gli unici 1500 biglietti in vendita
La sveglia è alla ore sei. Nessuna contrattazione. A disposizione ci sono poi trenta minuti per sbaraccare le tende. E altrettanti per essere pronti a mettersi in fila. Obiettivo? L’agognato biglietto del Centre Court, ça va sans dire.
Forse aveva ragione Gianni Clerici quando, ironizzando, ma non troppo, sosteneva che l’organizzazione di Wimbledon non era poi cosi efficiente ma funzionava perché sapeva muoversi seguendo regole e logiche militari.
Benvenuti a Wimbledon park, dove tutte le mattine per l’intera durata del torneo va in scena, come un vero e proprio spettacolo, la leggendaria queque, la fila per comprare i biglietti che l’organizzazione sceglie di mettere in vendita giornalmente. In totale millecinquecento, suddivisi equamente tra Campo centrale, 1 e 2. Più altri biglietti per i ground, i campi secondari.
La queque ha radici antiche, qualcuno mormora più di cento anni. Un tempo si sviluppava fuori dai cancelli dell’All England Club mentre oggi per via dell’enorme affluenza si è spostata nella limitrofa area del parco. Potrebbe infatti non essere più sufficiente arrivare la mattina all’alba per garantirsi l’acquisto di un biglietto, cosi la stragrande maggioranza giunge qui il giorno prima e sceglie di accamparsi.
C’è chi arriva solo, chi con la famiglia, chi ne approfitta per farsi un weekend con gli amici. L’organizzazione, impeccabile, fornisce tutto: terreno, servizi igienici, punti di ristoro, anche gli erogatori d’acqua. E’ probabilmente la cosa più democratica, qualcuno sostiene che non ce ne siano molte altre, che si possa osservare dalle parti di Church Rd durante Wimbledon.
Da un lato il Royal box, dall’altro la libera tenda.
La gestione della vendita dei biglietti a Wimbledon, è bene ricordarlo, è cosa complessa. Per conquistare un ticket ci sono due vie, entrambe complicate, per differenti motivi.
La prima, elitaria, è far parte di quella ristrettissima cerchia dei membri anziani dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club. Che annoverano di diritto anche i vincitori del torneo.
La seconda è partecipare al Public Ballot, il famoso sorteggio, mesi in anticipo. Ma non potrete scegliere il giorno desiderato. Sarà un algoritmo a scegliere per voi.
La terza via è semplicemente quella di mettersi in fila. Si riceve un numero già all’arrivo, il giorno prima, e da quello si ripartirà il giorno seguente.
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Wimbledon, le gioie dell’erba nella vittoria di MusettiDue giorni fa hanno dormito in tenda circa 1.200 persone. Erano duemila il primo giorno di torneo. “Siamo arrivati da Southampton verso le 16. Oramai se vuoi essere sicuro di stare nei primi cinquecento, e dunque di poter scegliere il campo centrale, devi prevedere di stare qui entro le 6 di pomeriggio”, racconta Deborah, qui con la figlia quindicenne che ha appena finito gli esami. Sta già preparando la cena con un fornello da campo. “Spero di riuscire a vedere Emma Raducanu”.
Accanto a loro ci sono due ragazzi italiani poco più che ventenni, Gianluca e Alessandro, giunti a Londra questa mattina direttamente da Varese. “Abbiamo il numero 427, è andata bene. Speriamo di vivere un’esperienza magica”.
L’organizzazione mi spiega che tecnicamente non ci sono limiti, si potrebbe stare accampati anche due settimane e provare ad acquistare i biglietti ogni singolo giorno. L’unica condizione è smontare la tenda ogni mattina per poi rimontarla il pomeriggio. E se dovesse piovere? “Who cares, we are British”.
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