Quando Adriano Panatta nel 1976 vinse il suo primo e unico Slam a Parigi e contribuì insieme a Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli alla conquista della Coppa Davis, il calcio italiano viveva una fase di transizione piena di incognite. La Nazionale dei «messicani» di fatto non esisteva più. Alle qualificazioni dei Campionati europei di quello stesso anno partecipò una squadra sperimentale che non riuscì a qualificarsi. Insomma, il tennis (e l’atletica leggera con Pietro Mennea, Sara Simeoni e Venanzio Ortis) raccoglieva quei successi che al calcio parevano preclusi.

NEL GIRO DI POCHI anni, con la fisiologica alternanza del talento, tutto cambiò. Paolo Rossi e Antonio Cabrini nel 1978 si presero la scena con Marco Tardelli e con quelli che nel giro di un memorabile quadriennio, dall’Argentina alla Spagna, diventarono gli eroi del Mundial. Mentre nei campi dove è necessaria una racchetta per fare un punto, comparvero dei buoni giocatori sebbene con ambizioni limitate.

A quasi mezzo secolo da quegli eventi, calcio e tennis (con l’atletica leggera che sta ancora nel mezzo) tornano a rincorrersi e a superarsi. Solo tre anni fa, mentre Matteo Berrettini perdeva la finale di Wimbledon contro Novak Djokovic e già all’orizzonte si profilava il prepotente arrivo ai vertici di Jannik Sinner, nello stessa domenica, sempre a Londra, l’Italia si aggiudicava proprio i Campionati europei. Non è certo passato un secolo e i critici del pallone si trovano costretti a invidiare quelli della pallina. Dopo quattro partite deprimenti e la scoperta che i Verratti, gli Spinazzola, i Bonucci e gli Insigne non si riproducono in pochi mesi, si è verificata un’ondata migratoria (con qualche isterismo di troppo) che dalla Germania ha virato verso i prati erbosi (già spelacchiati e insidiosi) di Wimbledon. E così, tutti a seguire le gesta di Sinner e Berrettini, interpreti di una grande partita che meritava di essere almeno un quarto di finale e non un secondo turno. E poi altri confronti, meno belli tecnicamente, che proiettano i giovani giocatori italiani nelle parti nobili della classifica mondiale, da Flavio Cobolli a Mattia Bellucci, da Matteo Arnaldi a Luca Nardi. Con il trentasettenne Fabio Fognini che ritrova l’ispirazione dei bei tempi e che oggi affronterà il quasi coetaneo Roberto Bautista Agut per accedere a un inaspettato quarto turno.

IERI, protagonisti di un altro derby, sono stati Lorenzo Musetti e l’italo argentino Luciano Darderi, entrambi nati nel 2002 e a ridosso, rispettivamente, delle prime venti e trenta posizioni del ranking. A dire il vero, non hanno dato vita a una partita eccezionale trasformando, con il loro gioco, il campo verde in un surrogato della terra rossa. A parte i primi game nei quali sembrava proibito rispondere al servizio dell’avversario, i due contendenti hanno poi preferito allungare gli scambi, con Darderi a martellare soprattutto di dritto e Musetti a difendersi cercando ogni tanto il colpo risolutore per uscire dall’apnea. Di colpi vincenti, comunque, se ne sono visti parecchi e il match è stato per lunghi tratti in bilico. Il tennista di Carrara si prendeva il primo set mentre il nativo di Villa Gesell rimontava prevalendo nei successivi due parziali. Il doppio fallo con il quale Musetti cedeva il terzo set faceva presagire una resa a vantaggio del giocatore più solido. Invece, il talento del toscano usciva fuori proprio in quel momento. Risultato finale: 6-4 4-6 6-7 6-4 6-3 per Musetti che ora, inutile nasconderlo, ha una grande chance con lo sconosciuto Francisco Comesaña, ventitreenne di Mar del Plata che non aveva mai vinto una partita nel circuito ATP e che, dopo aver sorprendentemente fatto fuori Andrej Rublev, si è ripetuto con l’australiano Adam Walton.

Wimbledon, più di altri tornei, permette di sognare in grande e in piccolo, lo sa bene l’inglese Jacob Fearnley che per un’ora e mezza ha giocato alla pari con Djokovic, sottraendogli persino un set. Molte partite si sono concluse al quinto set. Anche quella tra Hubert Hurkacz e la giovane promessa del tennis francese Arthur Fils stava per approdare al parziale decisivo. Un infortunio, però, costringeva il polacco al ritiro, togliendo dallo Slam inglese uno dei grandi favoriti. Le favole non sempre hanno finali lieti.