Le morti e gli allagamenti che si registrano in Toscana in questi giorni non dipendono solo dall’eccezionale violenza del ciclone Ciaran che si è abbattuto sull’Europa. Esondazioni e alluvioni sono causate dalla quantità di acqua che cade dal cielo ma anche, e soprattutto, dall’incapacità dei suoli di drenarla e assorbirla. Colpa dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione che, soprattutto nei primi decenni del Dopoguerra, hanno sostituito ettari di terreno con superfici di cemento impermeabili all’acqua. Anche in Toscana, che ha fama generale di regione ben governata, esistono aree di notevole vulnerabilità e spesso coincidono con quelle che oggi si ritrovano allagate.

I dati dell’ultimo rapporto sul consumo di suolo pubblicato pochi giorni fa dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) forniscono un quadro dettagliato regione per regione delle martoriate condizioni del suolo italiano. Se la situazione generale della Toscana appare decisamente migliore di altre regioni vicine (come l’Emilia-Romagna, tornata sott’acqua), si registrano notevoli differenze nello stato del variegato territorio che dagli Appennini scende sulla costa tirrenica e le pianure alluvionali. Negli anni recenti, la regione ha frenato notevolmente il fenomeno: nel 2021-2022, solo Calabria e Liguria hanno fatto registrare un consumo di suolo pro capite inferiore. La Toscana è stata anche poco toccata dallo sviluppo di aree dedicate alle attività di logistica, una delle principali cause recenti del consumo di suolo: mentre in Lombardia oltre mille ettari sono stati sacrificati a Amazon & Co. e 843 in Emilia-Romagna, in Toscana se ne sono persi «solo» 201 tra il 2006 e il 2022.

Le politiche ambientali più recenti però devono fare i conti con una vulnerabilità accumulata in secoli di storia urbanistica meno attenta. Sempre secondo l’Ispra, la Toscana è la prima in Italia per presenza di edifici in area a rischio frana: oltre diecimila ettari di costruzioni, quasi un terzo del totale regionale, ricadono in queste aree. Per superficie edificata in aree a rischio idraulico (quasi ottomila ettari, il 24% delle costruzioni) la regione è superata solo dall’Emilia-Romagna. Per il consumo di suolo totale, l’area compresa tra Firenze e Pisa attraverso la piana alluvionale di Valdera e Valdarno è tra quelle disegnate in rosso scuro sulle mappe Ispra. L’area di Prato è tra quelle con il più alto tasso di consumo di suolo a livello regionale. Ma nel biennio 2021-2022 il maggiore consumo di suolo in assoluto nella regione si è registrato nei comuni di Pisa e Campi Bisenzio (insieme a Cavriglia). Forse non è un caso se siano anche due tra le aree più colpite dagli allagamenti.