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Tajani supera Salvini: «Dedicato a Berlusconi»

Antonio Tajani, foto AnsaAntonio Tajani, foto Ansa

Europee Exploit di Forza Italia, nella Lega non c'è stato l'effetto Vannacci. E ora Salvini è a rischio

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 10 giugno 2024

Antonio Tajani arriva nella sede di Forza Italia in via San Lorenzo in Lucina, a Roma, poco prima della mezzanotte. Stenta a nascondere un sorriso a sessantaquattro denti degno del Berlusconi degli anni belli. La quota 10%, evocata da Tajani lo scorso autunno tra le perplessità di molti, è stata superata. E soprattutto è stata superata la Lega di Matteo Salvini: gli azzurri sono ufficialmente la seconda forza della coalizione di destra. Il famoso popolo dei moderati, in tutta evidenza, esiste ancora e continua a scegliere il partito dell’uomo che questo popolo se l’è inventato quasi dal nulla. La campagna elettorale nel nome del caro estinto, i balletti alla chiusura di Napoli, l’essersi posti come forza tranquilla e quasi gioviale: formule che hanno funzionato. Il risultato di Forza Italia dimostra che le «praterie del centro» sono quasi una proprietà privata: il sogno renziano di prendersi l’elettorato berlusconiano è ormai tramontato. Il trasloco non c’è stato: la casa è sempre quella della libertà. E così, tra dediche a Berlusconi, brindisi e pacche sulle spalle, le prime dichiarazioni di politica politicante uscite da Forza Italia sono ancora all’insegna della rassicurazione: «Non ci saranno conseguenze sul governo», dicono tutti. Il cavaliere, c’è da scommettersi, non sarebbe stato tanto magnanimo e il ruolo di ago della bilancia l’avrebbe rivenduto più e più volte (e a carissmo prezzo) al gran bazar delle trattative governative. Tajani ha uno stile evidentemente diverso da quello del suo predecessore, ma, ad esempio, la riforma della giustizia approvata dal consiglio dei ministri poco prima del voto è senza dubbio un risultato rilevante.

INTANTO A MILANO, nella storica sede di via Bellerio, l’umore generale è cupissimo: l’8% a cui resta inchiodata la Lega significa che l’effetto Vannacci non c’è stato. Il folle generale candidato in virtù delle sue provocazioni ha con ogni probabilità preso voti di persone che già votavano Lega, senza allargare il consenso. Anzi, il corpaccione settentrionale del partito non ha mai davvero accettato la cosa, vista come un’imposizione dall’alto, senza rispetto per i territori e per le gerarchie di partito. La notizia, diffusa sabato sera, del voto a Forza Italia di Umberto Bossi è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso: se anche il fondatore abbandona la nave, vuol dire che il naufragio è ormai avvenuto. Il congresso previsto per l’autunno sarà un’esecuzione per Salvini, incapace di trovare strategie diverse dall’alzare continuamente il tiro, di sparata in sparata. A difendere il leader c’è però Vannacci, che attacca Bossi : «Non essendo un politico non so valutarlo dal punto di vista politico, dal punto di vista personale queste persone che cambiano faccia in base al vento mi sa di tradimento. Se avessi un amico che di punto in bianco cambia bandiera lo considererei un traditore: questo è un punto di vista personale, dal punto di vista politico lascio esprimere il segretario del partito». L’ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, dall’altra parte, sembra avere già sia un’analisi sia una ricetta: «Se togliamo ai voti della Lega di Salvini i consensi che ha preso l’Udc, i cui candidati corrono nella lista, e se si tolgono le preferenze di estrema destra di Vannacci, si capisce chiaramente il collasso elettorale». Quando le due di notte stanno per scoccare, Salvini ancora non ha rilasciato dichiarazioni. «Si è preso del tempo per riflettere», dicono dal suo staff. Certo avrebbe potuto farlo prima.

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