Lancio di missili balistici. Blocco navale. Simulazioni di attacchi marittimi e terrestri. Il menù delle esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan continua ad ampliarsi.

DOPO AVER MOSTRATO le capacità offensive di attacco a distanza e di paralizzazione di porti e aeroporti, l’esercito popolare di liberazione ha testato quelle di offensiva diretta in vista di un ipotetico sbarco anfibio. Impresa considerata per ora prematura da diversi analisti, ma che Pechino potrebbe essere in grado di compiere nel giro di qualche anno.

Più in generale, al momento le forze militari cinesi hanno voluto dimostrare di essere in grado di circondare completamente l’isola principale di Taiwan, tagliandole i rifornimenti aerei e navali. E, come viene sottolineato con enfasi dai media cinesi, di occupare anche le acque al largo delle coste orientali.

Proprio da dove potrebbero ipoteticamente arrivare in aiuto le flotte di Usa e Giappone in caso di conflitto. Non è un caso che alcuni dei missili Dongfeng lanciati giovedì siano caduti nella zona economica speciale di Tokyo, peraltro non riconosciuta da Pechino, come dimostra il fatto che una delle aree indicate per i test vi si sovrappone per una porzione di mare.

IERI, DIVERSI CACCIA e navi hanno oltrepassato la linea mediana dello Stretto (non riconosciuta dal governo cinese). E divisi in diversi gruppi, hanno condotto delle simulazioni di attacco.

Il Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale in lingua cinese del Partito comunista, ha descritto le manovre come “attacchi terrestri simulati”, mentre il ministero della Difesa di Taiwan ha dichiarato che l’esercito taiwanese in risposta ha emesso avvisi dal suo sistema radar di difesa e ha dispiegato pattuglie di ricognizione aerea, navi e missili terrestri.

Attesa ora per capire quale può essere il prossimo ingrediente del menù delle esercitazioni, che si dovrebbero protrarre fino a domani mattina. L’ipotesi che maggiormente preoccupa il governo taiwanese è quello di un ingresso di mezzi navali cinesi all’interno delle acque territoriali interne.

Una possibilità ritenuta plausibile visto che tre delle aree designate dal comando militare orientale dell’esercito cinese per i test includono zone entro le 12 miglia nautiche dalle coste taiwanesi. Il potenziale rischio di incidenti si potrebbe dunque alzare.

Ieri, secondo Politico, gli ufficiali dell’esercito cinese non avrebbero risposto a delle telefonate dalle controparti del Pentagono. Mossa in seguito alla decisione cinese di rompere la comunicazione con Washington su 8 settori, compresi 3 in materia di difesa.

IL SEGRETARIO di Stato Usa Antony Blinken ha dichiarato che gli Usa manterranno aperti i canali di comunicazione per evitare malintesi e incomprensioni, ma la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha riposto che Blinken avrebbe dovuto fermare la visita di Pelosi, «smettendo di mostrare i muscoli alle porte della Cina» e «di vendere armi a Taipei».

I media cinesi, compreso il più vocale Global Times dedicato al pubblico internazionale, sottolineano con soddisfazione le azioni inedite condotte dall’esercito popolare di liberazione sullo Stretto. Xinhua ha pubblicato una foto (la cui veridicità è contestata dai media taiwanesi) di un militare che scruta con un binocolo una fregata taiwanese a poche centinaia di metri di distanza. Sullo sfondo le montagne della contea di Hualien, nella parte orientale dell’isola.

UN SEGNALE, per i più ottimisti a Taiwan, che per il momento la reazione messa in atto dopo la visita di Nancy Pelosi potrebbe essere considerata sufficiente da Pechino. In realtà bisogna aspettare. Lo status quo sullo Stretto è stato già parzialmente eroso.

Dalla visita di Pelosi, secondo la Cina, dalle esercitazioni militari in corso secondo gli Usa e Taiwan. Come spiegato poi ieri dall’analista taiwanese Kuo Yu-jen al manifesto, il governo taiwanese si aspetta che i test proseguiranno a intermittenza anche nelle prossime settimane, andando a costruire una “nuova normalità” nella quale gli aerei e le navi di Pechino sono sempre più vicini a Taipei.

Oggi, intanto, è attesa a Taipei una delegazione del governo lituano guidata dalla viceministra dei trasporti Agne Vaiciukeviciute.