Alle 11.30 di ieri mattina le persone a bordo della Geo Barents sono diventate 255. Dopo 7 ore di travaglio è nato un bimbo di 3,5 kg. La mamma era stata soccorsa martedì, su un gommone che in 10 ore di navigazione aveva già iniziato a sgonfiarsi. A bordo altre 89 persone, tra cui tre figli della donna di 2, 8 e 11 anni. Mariam, nome di fantasia, ha 26 anni ed è partita dalla Guinea Conakry nel 2020. Il padre dei primi due figli è morto di malattia e dopo che l’uomo con cui ha avuto il terzo l’ha abbandonata è stata costretta a fuggire. In quel momento il più piccolo aveva appena un mese.

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Per due anni Mariam ha lavorato in Libia come domestica, con l’aiuto di altre donne che le tenevano i figli mentre era fuori. L’obiettivo era mettere da parte i soldi necessari a continuare il viaggio e portare la sua famiglia al sicuro. La possibilità si è aperta solo quando il parto era ormai imminente. «Non ho avuto scelta – ha detto Mariam – Durante il viaggio temevo naufragassimo. I bambini continuavano a vomitare. Il più piccolo aveva perso conoscenza. Ringrazio chi mi ha salvato e aiutato così tanto». Ha avuto la fortuna di incrociare la Geo Barents. Secondo i dottori e l’ostetrica di Msf disidratazione, condizioni di viaggio e forte stress hanno indotto il travaglio. Dopo il parto gli altri figli hanno potuto riabbracciarla. Il più grande le è stato vicino tutto il tempo, tenendole la mano e accarezzandola.

Sulla nave umanitaria c’era anche un’altra ragazza, di 18 anni, incinta al nono mese. Nel primo pomeriggio Msf ha chiesto l’evacuazione d’urgenza a Malta e Italia per lei, Mariam e i quattro figli. Inizialmente senza ottenere risposte positive: La Valletta era disposta a portare a terra solo madre e bebè, sostenendo che l’elicottero non potesse trasportare tutti; l’Italia ha detto che a Lampedusa non c’è né l’elicottero, né uno specialista in ginecologia o neonatologia.

La situazione si è sbloccata dopo alcune ore di pressioni da parte della Ong. Alle 20 sulla prua della Geo Barents è arrivato un elicottero maltese che, sospeso a mezz’aria, ha preso a bordo la 18enne imbracata con una barella dai soccorritori. Alle 21 è arrivata la notizia che anche Mariam e i suoi figli saranno evacuati: a Lampedusa con una motovedetta della guardia costiera italiana. «Era necessario garantire l’unità familiare, la separazione dalla mamma sarebbe stato l’ennesimo trauma per i bambini», ha detto Pauline Menaut, responsabile del progetto della Ong.

Nel pomeriggio di ieri la Geo Barents ha ascoltato alcune comunicazioni tra diversi assetti presenti nel Mediterraneo centrale. Almeno quattro le imbarcazioni in difficoltà. Molto lontane dalla nave umanitaria che comunque stava procedendo spedita verso nord per la situazione medica di donne e bebè. Intanto erano risalite anche la Louise Michel, 33 persone a bordo, e la Humanity 1, che ne ha 261. Entrambe hanno chiesto il porto di sbarco a Italia e Malta. «Lo abbiamo chiesto per due volte ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta positiva», dice dalla nave il portavoce di Sos Humanity Lukas Kaldenhoff.

Sempre ieri a Lampedusa la guardia costiera è riuscita a soccorrere dopo quasi cinque ore 42 persone partite due giorni prima da Sfax, in Tunisia. Intorno alle 5 di mattina si erano schiantate sugli scogli della Tabaccara. Il maltempo impediva l’intervento. In tre giorni sull’isola ci sono stati 30 sbarchi.