Strasburgo dice no alle Ong, respinta risoluzione porti aperti
Immigrazione Non passa per due voti la proposta di sinistra e verdi. M5s decisivo: si astiene e dà il via libera al muro alzato da destra e sovranisti. All’appello mancano anche 4 voti socialisti
Immigrazione Non passa per due voti la proposta di sinistra e verdi. M5s decisivo: si astiene e dà il via libera al muro alzato da destra e sovranisti. All’appello mancano anche 4 voti socialisti
Il parlamento europeo, con due soli voti di scarto, ha respinto ieri la risoluzione sui salvataggi in mare dei migranti che chiedeva di aprire i porti alle ong. La maggioranza che ha eletto Ursula von der Leyen presidente della Commissione Ue non ha tenuto mentre la destra è stata compatta. La plenaria ha bocciato il testo con 290 voti contrari, 288 a favore e 36 astenuti. Tra gli astenuti, risultati quindi decisivi, la pattuglia M5s (che conta 14 deputati) scatenando così in Italia una nuova polemica tra alleati nel governo Conte bis.
LA PROPOSTA DI RISOLUZIONE invitava gli stati membri «a mantenere i loro porti aperti alle navi, comprese le navi delle ong, che hanno effettuato operazioni di salvataggio». Al testo era stato aggiunto un emendamento presentato dai Socialisti, Verdi e 5Stelle, che chiedeva «un meccanismo permanente e obbligatorio di ricollocamento per gli arrivi via mare». La risoluzione chiedeva anche di «potenziare le operazioni proattive di ricerca e soccorso, fornendo una quantità sufficiente di navi e attrezzature per le operazioni lungo le rotte sulle quali possono contribuire al salvataggio di vite umane». Il testo menzionava anche una nuova missione Ue «coordinata da Frontex» o una serie di «operazioni internazionali, nazionali o regionali distinte, preferibilmente civili».
Amaro il commento del presidente della commissione Libe, il socialista Juan Fernando Lopez Aguilar: «Piangiamo le vittime delle reti mafiose che trafficano persone e per due voti non si è potuto trasmettere un messaggio di solidarietà, non solo con chi perde la vita ma anche con gli stati membri perché ci sia un meccanismo europeo di salvataggio».
A VOTARE CONTRO SONO STATI gli eurodeputati dell’Ecr (Conservatori e Riformisti), di Identità e Democrazia (il gruppo di cui fa parte la Lega), il Ppe, più una decina di liberali di Renew Europe (per lo più di paesi dell’Est) ma anche quattro socialisti e un deputato della Gue/Ngl (sinistra). A favore la maggioranza della Gue, dei Liberali, dei Socialisti&democratici (di cui fa parte il Pd) più i Verdi. Se lo schieramento socialista avesse votato compatto a favore, la risoluzione sarebbe passata. Ma a causa dell’astensione dei 5 stelle, in Italia è di nuovo cresciuta la tensione nella maggioranza di governo. I grillini hanno provato a scaricare la responsabilità su Socialisti e Verdi: «Avevamo presentato degli emendamenti che restituivano concretezza a un testo vago – ha spiegato l’europarlamentare Laura Ferrara -. Al paragrafo sull’apertura dei porti chiedevamo il rispetto delle leggi internazionali e di altre leggi applicabili, con un emendamento cofirmato da M5s e dai gruppi Verdi e S&d. Il rimando esplicito al rispetto della Carta dei diritti umani e delle leggi e convenzioni internazionali metteva a tacere chi voleva sintetizzare le nostre proposte come emendamenti anti-Carola. Questi emendamenti non hanno trovato il sostegno della maggioranza, da qui l’astensione».
IL NODO INSUPERABILE sarebbe stato quindi in quel «altre leggi applicabili», in cui evidentemente far rientrare i decreti Sicurezza approvati ai tempi del governo giallo verde a cui Luigi Di Maio non vuole rinunciare. Il capo politico pentastellato ieri ha esultato sui social: «In Europa siamo l’ago della bilancia. L’Italia non può farsi carico da sola di un problema che riguarda tutta l’Ue!».La bocciatura ha provocato il tripudio di Matteo Salvini: «Schiaffo alla maggioranza delle poltrone Macron-Pd-5Stelle-Renzi. Vittoria della Lega e dell’Italia: non perdoniamo chi infrange le nostre leggi, vuole riempirci di clandestini spalancando le porte alle ong e ha messo a rischio la vita dei finanzieri, come fatto da Carola Rackete. Rialziamo la testa, a cominciare da domenica quando gli umbri spazzeranno via l’inciucio Pd-5Stelle». Sul carro dei vincitori sono saliti anche Fi e Fdi, a destra è stata una gara a intestarsi il risultato. L’azzurra Mariastella Gelmini ha affondato il colpo: «Si sono spaccati i partiti che sostengono l’esecutivo. Qual è, dunque, la posizione del governo italiano sul tema?».
IMBARAZZO IN CASA DEM: «L’astensione del M5s segnala un problema rilevantissimo. Non credo sia possibile costruire un’alleanza con un movimento che ha una posizione sostanzialmente molto simile a Salvini sui salvataggi» ha dichiarato il presidente dei senatori, Andrea Marcucci. E Matteo Orfini: «Inseguire Salvini sul suo terreno è la specialità dei 5S. Lo dico a chi insiste nel proporci di costruire con loro un nuovo centrosinistra: aprite gli occhi». L’eurodeputato e medico di Lampedusa, Pietro Bartolo il più amaro: «Il rammarico maggiore è per l’astensione dei 5S, che sembrano aver dimenticato che non governano più con la Lega ma col Pd». Da +Europa Della Vedova non rinuncia a una stoccata: «Il partito di Di Maio ha votato i decreti sicurezza di Salvini e si comporta di conseguenza. Il Pd, per rivendicare coerenza, dovrebbe prima chiedere di cancellarli».
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