Visioni

Sotto le stelle di Locarno, la famiglia del cinema

Sotto le stelle di Locarno, la famiglia del cinemaPiazza Grande durante una proiezione al Festival di Locarno 2022 – foto Ansa

Cinema Stasera la proiezione inaugurale in Piazza Grande, poi le selezioni e la retrospettiva dedicata al Messico. Dopo 23 anni il presidente Marco Solari passa il testimone a Maya Hoffman, l'effetto degli scioperi negli Usa

Pubblicato circa un anno faEdizione del 2 agosto 2023

Come è ormai tradizione, l’altra sera in piazza Grande inaugurazione con il prefestival attraverso la proposta (gratuita) di un film d’animazione: Linda veut du poulet! di Chiara Malta e Sébastien Laudenbach. Piazza stracolma e felice nonostante un clima che ricorda temperature e umidità di paesi lontani. Ieri sera invece nessuna proiezione, in Svizzera si è celebrata la festa nazionale, che si fa risalire al primo agosto 1291 quando i primi tre cantoni diedero il via a quella che sarebbe poi diventata la Confederazione Elvetica.

OGGI si comincia davvero con la proiezione inaugurale della terza edizione diretta da Giona A. Nazzaro in piazza Grande, il luogo simbolo del festival che ha fatto conoscere Locarno a livello mondiale grazie a un’intuizione felice dell’architetto Vacchini tra le perplessità di molti e l’appoggio del mitico presidente Rezzonico che guidava il festival come fosse una famiglia. Famiglia divenuta troppo grande per essere gestita solo da un padre, quindi un nuovo presidente, dopo la sfortunata parentesi di Buffi (scomparso per un infarto pochi giorni prima del suo battesimo festivaliero) ecco Marco Solari. Ticinese ma dal prestigio e dalla cultura internazionali, abile tessitore di rapporti con le aziende e grande figura per il festival che sotto la sua presidenza ha cambiato sei direttori artistici, tutti assolutamente autonomi nelle loro scelte, perché «il pres» non ha mai interferito con il versante artistico. Ora, dopo 23 anni, Solari passa il testimone a Maya Hoffman (anche se per la verità tale designazione dovrà essere ratificata dall’assemblea dei soci del Festival il 20 settembre), plurimiliardaria, mecenate, figura di spicco nell’ambito delle arti visive che potrebbe dare nuovo impulso alla rassegna ticinese. Ma questa sera si inaugura con il corto francese Dammi di Yann Mounir Demange seguito da L’etoile filante di Fiona Gordon e Dominique Abel coproduzione franco belga, un noir presentato in anteprima mondiale.

Poi, da domani, saranno in pista tutte le sezioni per una rassegna rassegnata a dover subire i contraccolpi dello sciopero degli attori che potrebbero pesare molto sull’aspetto glamour di un festival che ha peraltro sempre puntato sulla qualità e la sperimentazione del cinema proposto. Ma, si sa, il mix più funzionale è panem et circenses, ciononostante suona un po’ paradossale che il più grande festival europeo di cinema indipendente sia quello che più sembra patire le conseguenze di uno sciopero, peraltro sacrosanto, che si fronteggia con l’arroganza delle major hollywoodiane. E allora, in attesa di piacevoli sorprese, tocca rivolgersi alla retrospettiva, tradizionale piatto forte di Locarno che negli anni ha costruito un altro tassello del suo prestigio allestendone di grande spessore. Quest’anno non sarà la monografia di un regista al centro dell’attenzione bensì una cinematografia nazionale dato che con Espectàculo a diario ci si potrà accostare al cinema messicano attraverso 36 titoli realizzati tra gli anni ’40 e ’60, proposti dal curatore Olaf Möller, con Roberto Turigliatto. Sarebbe oltremodo riduttivo considerare questa proposta meno rilevante. Non solo perché oggi esistono i vari Guillermo Del Toro, Alfonso Cuarón, Alejandro González Iñárritu, artefici di un nuovo e originale immaginario che si è saputo imporre a livello mondiale. E neppure perché un mostro sacro come Sergej Ejzenstejn nei primi anni Trenta urlava l’incompiuto Que viva Mexico! e neppure perché un altro genio come Louis Buñuel tra il 1940 e i primi ’50 laggiù realizzò titoli indimenticabili.L’ASPETTO straordinario dei momenti di grande cinema riproposti sta nella grande versatilità e maestria che aveva saputo produrre grandi attori e attrici, a partire da Cantinflas mandato a girare il mondo in 80 giorni, passando per le sublimi Dolores Del Rio e Maria Felix. La produzione messicana dell’epoca non è conosciuta come dovrebbe perché non è mai stata sistematizzata e studiata a dovere (solo una lontana Mostra di Pesaro lo aveva fatto), ma gli appassionati di cinema pur non scoprendo forse capolavori imprescindibili (che pure si nascondono) potrebbero scovare la vitalità creativa di una intera produzione meritevole e davvero articolata.

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