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Sea-Watch, i 353 naufraghi trasferiti sulla nave quarantena

Sea-Watch, i 353 naufraghi trasferiti sulla nave quarantenaLa nave Sea-Watch – Twitter

Mediterraneo La destra all’attacco guardando alle regionali, ma le Ong si dimostrano una risorsa: evitano la concentrazione degli sbarchi su Lampedusa e controllano lo stato di salute dei migranti già a bordo

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 2 settembre 2020

«È stata trovata finalmente una via che mette insieme sicurezza e salute per siciliani e migranti. Se qualcuno vuole alimentare paure o inquietanti intolleranze faccia quello che vuole, è un film già visto». Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha commentato positivamente la decisione del governo di far dirigere la Sea-Watch 4 verso il capoluogo siciliano. La notizia è stata ufficializzata ieri pomeriggio. I 353 naufraghi a bordo, alcuni addirittura da 11 giorni, saranno trasferiti in mattinata sulla Allegra, terza nave destinata alla quarantena insieme all’Azzurra e all’Aurelia.

CON LORO 181 migranti partiti da Lampedusa sul pattugliatore della guardia costiera Dattilo. Una donna incinta e positiva al Covid ha lasciato invece l’isola su un elicottero del 118: non ha fatto in tempo a raggiungere l’ospedale di Palermo e ha partorito ad alta quota. Nell’hotspot della maggiore delle Pelagie restano così circa 800 persone (la capienza è di 192 posti).

LA DIFFICILE SITUAZIONE a Lampedusa e la sempre verde questione delle Ong continuano a essere il cavallo di battaglia preferito dalla destra nella corsa alle regionali. In base alle giornate gli esponenti dei tre partiti alleati calcano la mano un po’ qua, un po’ là. Ieri è stato il turno delle organizzazioni non governative. «La Lega denuncerà il governo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina se permetterà lo sbarco di questi altri 353 clandestini a bordo dell’ennesima nave straniera illegale», ha scritto su Facebook Matteo Salvini, accompagnando il testo con una foto di Carola Rackete (che con questa missione di Sea-Watch non c’entra nulla).

ALL’ATTACCO ANCHE il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che lunedì aveva chiesto il sequestro delle navi e l’arresto degli attivisti, mentre ieri ha ritirato fuori la storia dei taxi del mare «al servizio dei trafficanti» e delle Ong come pull factor che attrae i migranti. «Tutte menzogne. Basta guardare ai numeri e non alle frottole di Salvini e Meloni. Altro che pull factor: la maggior parte degli arrivi su Lampedusa sono autonomi», ha affermato Nicola Fraotianni (Leu).

AL DI LÀ DELLA GARA a chi la spara più grossa tra gli esponenti della destra, resta il fatto che in una fase segnata dal Covid e da una maggiore pressione su Lampedusa le Ong, oltre a salvare vite, rendono le cose più semplici su entrambi i fronti: evitano la concentrazione degli sbarchi; monitorano già a bordo lo stato di salute dei migranti. Come accaduto sulla Sea-Watch 4, dove chi ha mostrato sintomi potenzialmente riconducibili al Covid è stato subito isolato dal personale medico di Medici senza frontiere (Msf).

INTANTO NEL MEDITERRANEO centrale è arrivata la Open Arms e in settimana mollerà gli ormeggi la Mare Jonio. L’Ong Sea-Eye, la cui nave Alan Kurdi è ferma nel porto spagnolo di Burriana a causa di rilievi della guardia costiera italiana, ha annunciato l’acquisto di una nuova imbarcazione. Si chiamerà Ghalib Kurdi, come il fratello del bambino di Kobane fotografato senza vita sulle coste turche di Bodrum. Era il 2 settembre 2015 e nel naufragio persero la vita Alan, Ghalib e la sorella Rehanna. Da quel giorno la loro zia, Tima Kurdi, è diventata un’attivista. Ieri ha aperto la conferenza stampa di Sea-Eye: «Non abbiamo potuto salvare la nostra famiglia, salveremo le altre».

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