Lo sciopero della scuola di domani sarà l’ultimo unitario? Dopo non averlo neanche citato nella relazione di mercoledì – peggio: avendo citato il Patto sulla scuola come primo risultato del dialogo con il governo – ieri Luigi Sbarra, rieletto segretario generale Cisl per i prossimi quattro anni all’unanimità , ha dedicato qualche secondo al tema: «Siamo vicini alla nostra federazione Cisl Scuola che si sta preparando alla mobilitazione del 30, una mobilitazione giusta, sacrosanta perché si sblocchino gli investimenti, le assunzioni, le stabilizzazioni e i salari».

Parole assai moderate rispetto alla piattaforma unitaria Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, ai quali si è poi aggiunto anche Anief (mentre l’Usb ha già scioperato il 6 maggio). «Con il Decreto 36 sul Pnrr – dicono le sigle che hanno organizzato lo sciopero di domani – emerge lo stravolgimento del sistema di istruzione a cui si chiedono ulteriori sacrifici con tagli e riduzioni di risorse investite. Il Def, per i prossimi tre anni, prevede addirittura una diminuzione degli investimenti per la scuola pari allo 0,5% del Pil, riportando la spesa ai livelli di dieci anni fa. Con il nuovo sistema di reclutamento, si perde definitivamente il valore aggiunto rappresentato dalle migliaia di precari che resteranno esclusi. Nessuna reale possibilità di stabilizzazioni», concludono. Mentre, seppur con emendamenti che tentano di evitarlo, c’è il taglio dell’organico: 10 mila posti in tre anni.

NELLA REPLICA CHE HA CHIUSO la quattro giorni del congresso Cisl alla Fiera di Roma, Sbarra ha continuato a delineare quel «patto sociale» che per ora si è manifestato nei 13 minuti di discorso di Draghi giovedì e nel calo dello 0,4% della tassazione nel 2022 rivendicato dal premier. «Al governo – ha esordito Sbarra – dopo le parole importanti del premier, diciamo che è arrivato il momento di fare un passo in più rispetto a quelli fatti in questi mesi. Anzi due. Quello immediato, di merito, della piena attuazione degli impegni presi. E poi quello decisivo, di metodo, di un grande accordo che indichi obiettivi strategici condivisi, stabilisca regole certe sul percorso riformatore», ha continuato Sbarra.

In realtà, nonostante le esplicite richieste di Sbarra, giovedì Draghi non ha neanche pronunciato la parola «pensioni». E ieri il confermato segretario della Cisl ha stranamente attaccato il ministro Orlando («Basta con riunioni istruttorie e di natura tecnica: cominciamo a stringere per spezzare quel muro della legge Fornero») quando è chiaro che il problema è di risorse e dunque gli strali andavano indirizzati semmai al ministro dell’Economia Franco.

MA È SUI RAPPORTI CON CGIL E UIL che Sbarra ha continuato a picchiare: «Non si può parlare di un cammino unitario e poi dire no alla concertazione, no al Patto sociale. Quale unità quando si assumono in modo isolato, con grandi fughe in avanti, iniziative di mobilitazione? Non si può richiamare il ruolo della partecipazione e poi invocare leggi che aboliscono le prerogative della contrattazione», ribadendo il no della Cisl a salario minimo e legge sulla rappresentanza.

Nel mirino di Sbarra c’è la manifestazione della Cgil per la pace sabato 18 a piazza del Popolo: una mobilitazione lanciata da Landini in vista del congresso, che avrà un prodromo giovedì 9 a piazza Vittorio con il presidio per la pace della Fiom.

L’«unità sindacale» proposta da Landini è ormai tramontata. «C’è un nodo che riguarda il modello sindacale – ha sottolineato Sbarra – . Invitiamo gli amici di Cgil e Uil a costruire con noi il campo riformista di questa nuova cultura del lavoro. Vediamoci, incontriamoci ma per discutere di cultura, di modello sindacale, delle priorità dell’azione sindacale». Con una chiosa molto chiara: «Noi siamo qui, sul sentiero del dialogo, della responsabilità, dell’autonomia e della concertazione. Qui li aspettiamo. Sapendo benissimo, dovendo servire, anche andare per conto nostro», afferma Sbarra.

È Sbarra che rompe, dunque, non il contrario. E l’asse Cgil-Uil rimane solido come dimostra lo sciopero dell’8 contro le nefandezze Ryanair che Fit Cisl non farà. Da altre categorie arriva poi la paura che, dietro indicazione di Sbarra, la Cisl si tiri indietro da un percorso unitario di rivendicazione e di mobilitazione. Il rischio è un paradossale isolamento filogovernativo della Cisl, il contrario di quanto accadde alla Cgil negli anni dei contratti separati e del sistema contrattuale bocciato da un moderato come Epifani.