Tredici minuti di intervento scritto senza rispondere minimamente alla richieste fatte da Sbarra il giorno prima. Ieri mattina Mario Draghi è stato accolto trionfalmente al congresso della Cisl senza neanche dover prendere mezzo impegno politico.

SE QUESTO È IL «PATTO SOCIALE» tanto auspicato dal sindacato cattolico, i suoi frutti saranno certamente minimi, così come i miglioramenti nelle condizioni dei lavoratori.

Il presidente del consiglio si è limitato a un discorso molto generico condito da citazioni appropriate (Franco Marini e Ezio Tarantelli) evitando come la peste di parlare di pensioni e salario minimo, i due argomenti più scottanti affrontati nella relazione con cui Luigi Sbarra aveva aperto il congresso mercoledì pomeriggio.

Ma alla base cislina è bastata la sottolineatura di «un dialogo cercato e direi trovato con i sindacati da parte del governo», la frase dell’ex leader Cisl Franco Marini sulla «forza della democrazia che risiede anche nel convergere nelle decisioni» e nell’appropriarsi dello slogan del congresso «Esserci per cambiare» di Tina Anselmi, che il premier cita a inizio e fine intervento per ribadire che il suo governo «è qui per cambiare le cose, non per stare fermo».

IL TUTTO È CONDENSATO nell’impegno: «La leale e franca collaborazione con i sindacati auspico venga rafforzata» delineata da Draghi citando anche esplicitamente Cgil e Uil, Landini e Bombardieri.

I due ieri mattina non erano presenti per «motivi personali comunicatimi già ieri (mercoledì, ndr) sera», ha spiegato Sbarra. Ciò comunque non ha evitato di alimentare una polemica sulle divisioni fra i tre sindacati rimaste sostanzialmente immutate nei rapporti con il governo Draghi fin dai tempi della spaccatura sullo sciopero generale promosso solo da Cgil e Uil a dicembre contro la legge di bilancio. Una manovra che invece Draghi ha difeso citando il risultato più concreto: «Prevediamo che la pressione fiscale quest’anno cali dello 0,4% (sic) rispetto all’anno precedente, la riduzione maggiore degli ultimi sei anni». Troppo poco anche per la platea dei congressisti che non applaude neanche.

La citazione di Ezio Tarantelli, economista vicino alla Cisl ucciso dalle Br nel 1985, è stata la più applaudita («L’utopia dei deboli è la paura dei forti») è stata usata da Draghi per passare al tema della guerra e spiegare «la vicinanza al popolo ucraino».

L’ALTRO APPLAUSO È ARRIVATO nell’unico passaggio di critica alle imprese riguardo le «intollerabili 1.200 morti sul lavoro all’anno»: «Le aziene devono fare formazione, manutenzione e prevenzione; è un atto di civiltà che qualifica un paese», ha ricordato Draghi.

Contento ma non troppo per le parole del premier, ieri comunque Sbarra è tornato a bussare sul fronte pensioni: «Il confronto con il governo sulla riforma delle pensioni deve uscire dalla fase istruttoria e diventare un vero profilo politico per giungere presto a soluzioni condivise». Ma la quasi certezza è che per evitare il ritorno alla Fornero dal 2023 si discuterà in fretta e furia nelle poche settimane autunnali prima della prossima legge di bilancio con poche risorse a disposizione.

LE DIVISIONI CONFEDERALI ieri pomeriggio si sono plasticamente ripresentate nell’annuncio dello sciopero separato contro Ryanair. Filt Cgil e Uilt hanno proclamato 4 ore di protesta del personale navigante della regina delle low cost mercoledì 8 giugno «visto il perdurare dell’impossibilità di un confronto sulle problematiche – arbitraria decurtazione in busta paga legate alle vendite, mancato pagamento delle giornate di malattia, mancata concessione delle giornate di congedo obbligatorio in estate, mancanza di acqua e pasti per l’equipaggio – che da mesi affliggono il personale viaggiante». La Fit Cisl – unico sindacato confederale a siglare accordi con Ryanair – non sciopererà. Forse come «dialogo sociale» quello di Micheal O’Leary non è il massimo. Ma alla Cisl sembra bastare anche quello.