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Sbarchi a Lampedusa, la Croce rossa: «Dobbiamo aumentare i posti letto»

Sbarchi a Lampedusa, la Croce rossa: «Dobbiamo aumentare i posti letto»Porto commerciale di Lampedusa

Migranti Nell’hotspot di Contrada Imbriacola si registravano oltre 1.800 presenze, a fronte di una capienza di circa 400 persone. Mentre continuano i trasferimenti in Sicilia, via mare e con i charter

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 agosto 2023

Sull’isola di Lampedusa continuano gli sbarchi: ieri sono arrivate circa 500 persone, con una quindicina di imbarcazioni in solitaria o su navi ong. Quasi tutti viaggiavano a bordo di barchini in ferro salpati dalla città tunisina di Sfax. Sul molo Favaloro sono state ore complicate a causa del caldo e della disorganizzazione. Una donna è svenuta per la disidratazione ed è stata portata via sulla sedia a rotelle. Per diverse ore sono mancati i rifornimenti di acqua potabile.

Complice anche la mancanza di operatori della Croce rossa italiana: a parte uno erano tutti dislocati tra hotspot e molo commerciale dove le persone provenienti dall’hotspot vengono imbarcate con destinazione Porto Empedocle. «Veniamo quasi tutti dalla Tunisia – racconta un ragazzo appena sbarcato – stiamo tutti bene, ma il viaggio è stato molto faticoso».

Nell’hotspot di Contrada Imbriacola si registravano oltre 1.800 presenze, a fronte di una capienza di circa 400 persone. Mentre continuano i trasferimenti in Sicilia, via mare e con i charter.

«Le persone all’interno dell’hotspot sono molto stanche, vanno rifocillate, hanno bisogno di cambiarsi, farsi una doccia. Hanno bisogno di sentirsi al sicuro», dichiara Francesca Basile, responsabile migrazioni della Croce rossa italiana, attualmente in turno all’interno dell’hotspot. «Il tentativo è di assestare la media di permanenza dalle ventiquattro alle quarantotto ore – continua Basile – stiamo cercando di mettere in atto modalità emergenziali per aumentare i posti letto, i bagni e il numero degli operatori. Oggi siamo in centodieci operatori attivi sull’isola. Non abbiamo un pronostico per le prossime settimane, ma possiamo solo prepararci e programmare le attività in vista di numeri così alti».

Fuori dall’hotspot, così come nei porti di sbarco, la situazione è molto tesa, i giornalisti non sono benvenuti e, tranne in fortunati casi, gli operatori sono impossibilitati a parlare.

Sempre ieri sulla maggiore delle Pelagie è attraccata intorno alle 18 la Aurora Sar, piccola e veloce imbarcazione della Ong Sea-Watch. A bordo 72 persone salvate nelle acque internazionali davanti alla Libia nella notte tra venerdì e sabato. Il Viminale aveva assegnato il porto di Trapani, troppo distante per un assetto così piccolo, impossibilitato a tenere a bordo per molte ore i naufraghi e oltretutto a corto di carburante.

Tre persone sono svenute per il forte caldo nel pomeriggio. Poi il capitano ha deciso di fare rotta su Lampedusa. «Stiamo entrando al porto di Lampedusa – ha scritto su Twitter la Ong – Le autorità ci hanno dato il permesso di sbarcare le persone salvate. Non è chiaro se Aurora sarà bloccata. Ciò che è certo è che non avevamo scelta. Salvaguardare le persone è la nostra priorità e Trapani non è mai stata un’opzione».

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