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Russia, ci mancavano le multe

Russia, ci mancavano le multeMosca, 3 agosto, la polizia ferma un manifestante

Mosca La polizia richiede ingenti somme ai leader delle proteste di agosto. «Per manifestare bisogna essere milionari, lo possono fare solo Putin e i suoi amici» dichiara l’attivista Lybov Sobol

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 9 ottobre 2019

La polizia di Mosca ha deciso di citare in giudizio Alexey Navalny e altri membri dell’opposizione perché durante le manifestazioni non autorizzate del 27 luglio e del 3 agosto è stato necessario mobilitare forze dell’ordine aggiuntive a quelle normalmente richieste. La bizzarra richiesta di risarcimento richiesta ai leader delle proteste non è neppure simbolica: si tratta di 18 milioni di rubli (circa 250mila euro) che si vanno ad assommare agli oltre 100 milioni rubli (circa un 1,5 milione di euro) di multe comminate agli attivisti delle manifestazioni di agosto. «Per manifestare bisogna essere milionari, lo possono fare solo Putin e i suoi amici» si è affrettata a dichiarare Lybov Sobol una delle figure più in vista dell’opposizione moscovita la quale si è vista consegnare ieri l’astronomica cartella esattoriale di 9.402.033 rubli per le azioni del 3 agosto.

Georgy Alburov, un altro dei leader delle proteste estive è convinto che «lo Stato abbia deciso di spremerci con tutti i mezzi possibili».

«Non è chiaro quali perdite potrebbero aver subito le forze di polizia, perché il loro compito è comunque quello di far roteare i manganelli e spostare le autoblindo da una parte all’altra della città» ha aggiunto ironicamente Alburov.

La percezione di molti osservatori è che l’obiettivo sia quello di strangolare finanziariamente l’opposizione e tentare di intimidirla attraverso cause di risarcimento come questa.

Mikhail Pashkin, capo del del sindacato di polizia di Mosca, afferma deciso che la direzione del Ministero degli affari interni, di regola, «vince tutti in tribunali». Un messaggio forte e chiaro ai giudici ma anche agli attivisti. «Sono i costi della democrazia o della repressione?» commenta amaro Alburov, che comunque promette battaglia in tribunale.

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