La destra è implosa. L’annuncio della convocazione di elezioni legislative anticipate, la bomba lanciata da Emmanuel Macron la sera della sconfitta alle europee, ha già un primo risultato: Les Républicains, il partito erede del gollismo, è scoppiato. Il segretario, Eric Ciotti, ieri a metà giornata, ha annunciato la nascita di un’alleanza del «blocco di destra», un «blocco nazionale» con il Rassemblement national. Accordo confermato in serata dal delfino di Marine Le Pen, Jordan Bardella, che parla di varie decine di deputati repubblicani pronti a sostenerlo. Per Ciotti l’obiettivo è «preservare il gruppo Lr all’Assemblée nationale», che ora ha 61 deputati (e soprattutto salvare il suo seggio, visto che nella sua circoscrizione a Nizza il Rn è sopra il 30%).

IMMEDIATA REAZIONE di buona parte dei leader della destra classica, che rifiutano l’intesa elettorale con l’estrema destra, che nella versione di Ciotti potrebbe permettere a Lr di tornare al potere dopo 12 anni di astinenza. Ma è una scelta che contraddice la storia del movimento che con Jaques Chirac sconfisse Jean-Marie Le Pen nel 2002 con più dell’80% dei voti.

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I senatori Lr, che non subiranno conseguenze dal voto del 30 giugno e 7 luglio che riguarda solo l’Assemblée nationale, guidano la carica: accusano Ciotti di aver «mentito», di «slealtà». François-Xavier Bellamy, capolista Lr alle europee (7,2%), afferma che l’alleanza con l’estrema destra «sarebbe una scelta inutile per il paese» e vede «una minaccia» nella probabile vittoria del partito di Le Pen, «l’accordo sarebbe il sogno di Macron», perché confermerebbe l’idea del presidente che «non esiste nulla tra lui e il Rn».

IL PRESIDENTE DEL SENATO, Gérard Larcher, e i capi-gruppo dei senatori e dei deputati Lr, Bruno Retalleau e Olivier Marleix, hanno chiesto le dimissioni di Ciotti. Il segretario Lr non ci pensa nemmeno: «Saranno gli iscritti a decidere». Per un deputato storico della corrente neo-gollista, Philippe Gosselin, «Lr è morto oggi».

Anche Laurent Wauquiez, presidente molto a destra della regione Rhône-Alpes-Auvergne con ambizioni presidenziali per il 2027, rifiuta l’alleanza con gli estremisti e ha deciso di candidarsi per le legislative. Un ex vice-presidente Lr afferma: «Nel giugno 1940 Ciotti non avrebbe mai attraversato la Manica», cioè sarebbe stato un collabo. Valérie Pécresse, presidente della regione Ile-de-France, accusa Ciotti di «vendere l’anima per un piatto di lenticchie facendo finta di fare gli interessi del paese». Gérald Darmanin, ministro degli Interni che viene dalla destra e si candida, è drastico: «Ciotti sprofonda nel disonore la famiglia gollista». Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, lancia un appello ai deputati Lr che «rifiutano la collaborazione». L’ex primo ministro, Edouard Philippe, «tende la mano» ai deputati Lr che non cedono alle sirene dell’estrema destra.

L’ALLEANZA A DESTRA della destra vive momenti difficili. Ieri, Marion Maréchal, capo-lista di Reconquête alle europee (5,5%), ha accusato il Rn di aver «cambiato posizione»: la vigilia la nipote di Marine Le Pen aveva incontrato Jordan Bardella, nella sede del Rn, in vista di un’intesa per il governo futuro. Ma Bardella, con una «decisione improvvisa e contraddittoria» avrebbe respinto le avances. In causa sono gli attacchi contro il Rn del leader di Reconquête, Eric Zemmour.

Dietro le quinte, c’è la solita guerriglia dell’estrema destra francese, che si incrocia da cinquant’anni con la storia della famiglia Le Pen. Bardella vede Maréchal come una rivale, i Le Pen usano Marion per limitare le ambizioni del giovane delfino già troppo ambizioso.

Per la sinistra del Nuovo Fronte Popolare «l’alleanza annunciata Lr-Rn segna una svolta storica nel nostro paese» ed è una «conferma della deriva continua dell’orientamento della destra francese verso un progetto xenofobo e profondamente reazionario».

Macron, che ha rimandato a oggi la conferenza stampa prevista ieri, ritiene di aver preso con il voto anticipato «una buona decisione nell’interesse del paese». Ha precisato che qualunque sia il risultato alle legislative non si dimetterà, come invece chiede già il Rn.

CI SONO I PRIMI SONDAGGI: Rn aumenterà vertiginosamente, tra 235 e 265 deputati (oggi 88), ma senza ottenere la maggioranza assoluta che è di 289 seggi. Renaissance, il partito del presidente, potrebbe assestarsi tra 125 e 155 (oggi 249), la sinistra resterebbe più o meno stabile, con 115-145 (oggi 153). Lr diminuirebbe a 40-55 seggi. Il risultato non coinciderà con quello delle europee, dove si è votato con il proporzionale.

Il sistema elettorale maggioritario a due turni delle legislative amplifica l’ondata dominante, ma richiede anche delle unioni, già al primo turno, per poter passare al ballottaggio, dove sono presenti i primi due arrivati, possono anche verificarsi “trilaterali” o “quadrilaterali”, ma per essere promossi i partiti non arrivati in testa devono aver raccolto almeno il 12,5% dei voti degli iscritti, non dei soli votanti.