Reazione decisa a parole, lenta nei fatti. La Russia in difficoltà
La lunga guerra L'incursione degli ucraini oltre il confine prosegue e si estende
La lunga guerra L'incursione degli ucraini oltre il confine prosegue e si estende
Imprevedibilità e sorpresa sono due dei cardini dell’incursione ucraina nella regione russa di Kursk, che prosegue ormai da oltre una settimana. Ieri il presidente Zelensky si è riunito coi propri ufficiali e consiglieri e ha fatto sapere che non è da escludersi l’istituzione di avamposti «militari, civili e di sicurezza» nell’area – il che, sostanzialmente, significherebbe procedere a un’occupazione del territorio, per quanto temporanea. Il ministro degli affari interni Ihor Klymenko ha parlato di una buffer zone per proteggere i cittadini ucraini dagli attacchi dell’esercito di Putin.
SQUARCI, RIVELAZIONI, ipotesi: da un paio di giorni abbondanti Kiev ha «rotto il silenzio» rispetto alla propria strategia di penetrare i confini russi. Potrebbe trattarsi di un metodo per disorientare l’avversario, che ancora sembra faticare a mettere in campo una risposta decisa.
Nelle dichiarazioni delle autorità, però, i contorni dell’operazione iniziano a essere coerenti: il portavoce del ministero degli esteri Thyky aveva detto in precedenza che la mossa è stata resa necessaria dal fatto che l’Ucraina è impossibilitata a neutralizzare gli obiettivi nemici coi missili a lungo raggio, per vie delle limitazioni imposte dagli alleati occidentali, e ha dovuto così farlo direttamente coi propri uomini. Può essere dunque che davvero Kiev si prepari a mantenere le posizioni conquistate sinora, per continuare a mettere in difficoltà Mosca e rallentare l’avanzata nel Donbass.
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Caccia ai coscritti, fuga dai “ladri di uomini” del TzkAlcuni analisti segnalano che il numero delle brigate impiegate starebbe salendo (difficile capire il numero degli effettivi, che può essere ipotizzato nell’ordine delle migliaia o di qualche decina di migliaia), segno che l’azione è destinata a espandersi. Il comandante in capo delle forze armate Syrsky ha riferito di oltre cento soldati russi che si sarebbero arresi nelle ultime 24 ore.
MOLTO DIPENDE dalla reazione del Cremlino. A corto di truppe nelle retrovie, impreparata a una tale evenienza, la Russia sta mostrando decisione a parole ma lentezza nei fatti a organizzare una risposta. Si inseguono speculazioni e supposizioni sugli spostamenti di personale da parte di Mosca per convergere forze nella zona di Kursk. Il ministro della difesa lituano ha affermato che alcuni uomini si starebbero muovendo dall’exclave di Kaliningrad. Un ufficiale ucraino, intervistato dalla Cnn, ha invece parlato di movimenti da diverse zone del fronte ucraino, fra cui Karkhiv, Zaporizhzhia e addirittura la penisola di Crimea. Nella regione di Belgorod, sud di Kursk, è stato dichiarato lo stato di emergenza: «La situazione rimane estremamente difficile e tesa», ha scritto il governatore dell’area Vyacheslav Gladkov sul suo canale Telegram. In effetti, assieme al consolidamento dell’incursione, sembrano intensificarsi attacchi da parte ucraina: secondo una fonte dei servizi dell’Sbu, nella notte sono state colpite ben quattro basi aeree.
«NON ERA QUELLO che mi aspettavo da quando è iniziata la guerra», ha detto uno sfollato di Kursk ai microfoni di Radio Free Europe, che documenta la crisi umanitaria nella regione. Lo shock dal lato russo contrasta con il consenso che va sempre più cementificandosi dalla parte opposta: «Non vedo nessun motivo per limitare le azioni dell’Ucraina in territorio russo», ha sentenziato ieri il presidente finlandese Alexander Stubb. E a Kiev è arrivato anche il diplomatico statunitense James O’Brien, a far sapere che il supporto di Washington non è in discussione.
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