Porto Empedocle, primo recluso. Oggi udienza di convalida
Un richiedente asilo tunisino Si pronuncerà il tribunale di Palermo. La decisione è un test per l’Albania
Un richiedente asilo tunisino Si pronuncerà il tribunale di Palermo. La decisione è un test per l’Albania
Si terrà oggi al tribunale di Palermo, davanti ai giudici richiamati dalle ferie, la prima udienza di convalida del trattenimento di un richiedente asilo detenuto a Porto Empedocle. È il caso che inaugura l’area di reclusione del centro di contrada Caos. Soprattutto, è la prima pronuncia giurisdizionale dopo che a maggio il governo ha modificato la norma che rende possibile lo svolgimento dietro le sbarre di alcune procedure per la protezione internazionale.
Il migrante è un cittadino tunisino sbarcato a Lampedusa con un piccolo barchino. Martedì è stato trasferito in Sicilia. Ieri si è tenuta la sua audizione davanti alla commissione territoriale per l’asilo, con i commissari dedicati alla struttura agrigentina. Ha assistito formalmente anche l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr).
Trattandosi di una persona proveniente da uno dei 22 paesi di origine che l’Italia considera «sicuri», attraverso uno specifico decreto, è stata applicata la procedura accelerata di frontiera. Quella che, appunto, prevede il trattenimento fino a un massimo di 28 giorni. Perché vada avanti, però, serve il via libera alla privazione della libertà personale da parte dei giudici specializzati. In questo caso quelli della sezione immigrazione del tribunale palermitano, che ha la competenza distrettuale sul centro.
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Unhcr in Albania, non una garanzia ma un abbaglioSi tratta del secondo tentativo di detenere i richiedenti durante l’iter per la protezione internazionale. Possibilità introdotta dal «decreto Cutro» di maggio 2023 e regolamentata dai relativi provvedimenti attuativi, ma andata a sbattere lo scorso autunno contro le decisioni del tribunale di Catania che ha disapplicato la legge ritenuta in contrasto con il diritto europeo.
I ricorsi del Viminale contro quelle ordinanze sono poi finiti davanti alle Sezioni unite della Cassazione che ha rinviato alla Corte di giustizia dell’Ue la configurazione della garanzia finanziaria richiesta ai migranti per restare in libertà durante la procedura. Tre mesi fa il governo è intervenuto per modificare quel passaggio, eliminando il carattere fisso della cauzione che ora può essere stabilita tra 2.500 e 5.000 euro in base al caso, e smarcare così il giudizio pendente in Lussemburgo.
La decisione che sarà presa oggi a Palermo è un test per i centri italiani in Albania: su quelli è competente il tribunale di Roma ma il presupposto giuridico alla detenzione, su cui restano diverse ombre, è lo stesso.
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