Com’è noto dall’inizio della settimana, il presidente polacco Andrzej Duda ha incaricato il premier uscente Mateusz Morawiecki di provare a formare un nuovo governo. Già prima delle elezioni, il capo di stato aveva chiarito che, arrivati al momento di impegnarsi per dare al paese un esecutivo, avrebbe dato la precedenza al partito con più seggi. Coerente con quanto aveva dichiarato, non ha dato seguito alla richiesta di tre partiti dell’opposizione che gli chiedevano di conferire questo incarico a Donald Tusk. Si tratta di tre forze politiche che insieme dispongono di 248 seggi in parlamento. Il PiS (Diritto e Giustizia) è il partito che alle scorse elezioni ha preso più voti ma i numeri per governare non li ha e secondo diversi analisti i tentativi di Morawiecki rischiano seriamente di fallire.

Il primo ministro uscente intenderebbe rivolgersi al Partito Popolare Polacco, formazione di centrodestra, per superare le grandi difficoltà insite nell’incarico a lui conferito. Il punto è che la forza politica in questione è parte di Terza Via, uno schieramento che non sembra avere intenzione di consentire al PiS di restare al governo, ma piuttosto di sostenere Tusk, insieme alla Nuova Sinistra.

Quest’ultimo, dopo il voto, aveva esortato Duda a dargli l’incarico di formare il nuovo governo al più presto, in modo da potersi mettere al lavoro per sbloccare i fondi dell’Ue destinati alla Polonia ma “tenuti sotto chiave” dai vertici comunitari per via delle riforme del governo del PiS in ambito giudiziario che secondo Bruxelles ledono lo Stato di diritto. Non dobbiamo dimenticare che il paese è da alcuni anni, insieme all’Ungheria di Viktor Orbán, nel mirino dell’Articolo 7 per politiche giudicate lesive dei più fondamentali principi democratici.

Tusk e i suoi alleati e sostenitori vogliono la fine dei lunghi conflitti che, negli otto anni di governo di Diritto e Giustizia, hanno caratterizzato i rapporti fra Varsavia e Bruxelles. L’ex primo ministro polacco nel periodo compreso fra il 2007 e il 2014, nonché ex presidente del Consiglio europeo e poi del Partito Popolare Europeo, aveva dichiarato, due anni fa, di voler riprendere la guida di Piattaforma Civica (PO) in funzione delle elezioni svoltesi lo scorso 15 ottobre. Tutto questo per salvare il suo paese dalle politiche liberticide del PiS. Tra l’altro, il politico di centro-destra aveva anche rischiato di non potersi presentare alle elezioni in quanto era stato oggetto di un’indagine, da parte di una commissione pubblica, che lo vedeva accusato di aver favorito l’influenza russa in patria. Indagine che non aveva riguardato solo lui e che era stata criticata dai vertici Ue e, sul fronte interno, dalle opposizioni e dalla società civile.

C’è quindi una Polonia che vede in Tusk la possibilità di un ritorno ai valori europei, ma l’incarico di formare un esecutivo è stato affidato a Morawiecki che non avrà vita facile e dovrà presentare un governo al presidente entro due settimane dalla convocazione del nuovo parlamento che avrà luogo il 13 novembre. Il premier uscente avrà poi altre due settimane per presentare un programma e chiedere la fiducia. In caso di fallimento l’incarico verrà conferito a Tusk, tuttavia il paese potrebbe trovarsi nella situazione di dover aspettare tempi non brevi prima di avere un governo pronto ad assumere le sue funzioni.

Al contrario del PiS, la formazione rappresentata da Tusk ha degli interlocutori interessati a formare un esecutivo. Di fatto, però, con tutta probabilità, non avrà in Duda un alleato, e c’è da considerare che il capo di stato dispone di strumenti a quanto pare efficaci per opporsi ai governi di turno. Va poi ricordato che in otto anni il PiS ha provveduto a mettere diversi suoi fedeli in posti di potere nei dipartimenti governativi e nelle istituzioni pubbliche. Insomma, non sarà facile neanche per Donald. Quello di Danzica.