«Ho deciso di portare avanti la buona tradizione parlamentare secondo la quale il partito vincitore è il primo ad avere la possibilità di formare un governo», con queste parole il presidente polacco Andrzej Duda cede alle pressioni dei suoi e con un messaggio serale in tv comunica di aver affidato il compito di formare il nuovo governo al primo ministro uscente Mateusz Morawiecki del partito della destra populista Diritto e giustizia (PiS). Anche se la formazione fondata dai gemelli Kaczynski i numeri non li ha: pur risultando primo partito con il 35,38% delle preferenze alle elezioni politiche del 15 ottobre scorso, dispone solo di 194 deputati su un totale di 460.

Inizialmente il capo dello Stato sembrava intenzionato a dare l’incarico al liberale Donald Tusk, leader dell’opposizione ed ex presidente del Consiglio europeo, che numeri alla mano può contare sui 248 seggi conquistati dalla coalizione di partiti pro-Ue composta dalla sua Piattaforma civica, i centristi di Trzecia Droga (Terza via) e dalla coalizione Lewica (Sinistra).

Secondo la costituzione polacca, Morawiecki avrà 14 giorni per presentare ai parlamentari il programma e chiedere la fiducia. Il PiS ha poche chance, ma ha bisogno di questo tempo prima delle prossime elezioni locali ed europee. Se non ottiene la fiducia sarà il parlamento stesso a indicare il nuovo candidato, che – a sua volta – avrà di nuovo 14 giorni per presentare al Sejm (la camera bassa) il governo e chiedere la fiducia. Se andasse ancora buca la parola tornerà di nuovo al presidente.