Europa

L’ennesima battaglia della «guerra polacca-polacca» la vince Tusk

Il premier polacco Donald Tusk al voto foto Zuma/Attila HusejnowIl premier polacco Donald Tusk al voto – Zuma

Il voto in Polonia Si ripropone la polarizzazione tra la destra liberale e quella populista. Il Pis di Jarosław Kaczynski indietro di 4 punti, promette riscossa alle presidenziali. Exploit elettorale della destra ultranazionalista e ucrainofoba di Konfederacja

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 10 giugno 2024

La Polonia si è risvegliata con la sensazione di essere tornata indietro di dieci anni in termini di affluenza elettorale. Almeno si può constatare che il partito PolExit, con un nome che è un programma, ha racimolato meno dell’1% delle preferenze. Eppure l’euroentusiasmo tra gli elettori del Paese sulla Vistola, che aveva raggiunto il suo culmine alle elezioni europee del 2019 toccando una partecipazione del 45.7%, pare ormai un lontano ricordo.

L’ALTRA NOTIZIA è che la Polonia resta fortemente polarizzata dopo una tornata elettorale in cui il Pis non è riuscito per la decima volta di fila a vincere le elezioni. Ieri è andata in scena l’ennesima battaglia della cosiddetta wojna polsko-polska, la «guerra polacco-polacca», combattuta da anni tra la destra liberale di Piattaforma civica (Po) dell’attuale premier Donald Tusk e quella populista di Diritto e giustizia (Pis). Questa volta a spuntarla è stato proprio il partito di Tusk con gli exit poll che attribuiscono ai liberali circa il 38% dei voti, +4% rispetto al Pis di Jarosław Kaczynski.

CHI TEMEVA che l’attentato al primo ministro della Slovacchia, Robert Fico del 15 maggio scorso avrebbe rafforzato la destra populista anche a Varsavia e dintorni si è dovuto ricredere. A Bratislava stessa, stando alle prime proiezioni di voto, gli europeisti di Slovacchia Progressista della presidente Zuzana Caputová avrebbero ottenuto quasi il 28% delle preferenza, circa 3% in più rispetto allo Smer di Fico.

Nemmeno l’uccisione di un soldato semplice polacco al confine con la Bielorussia, accoltellato da un migrante che stava tentando di attraversare il confine, a Dubicze Cerkiewne alla fine del mese scorso ha finito con lo spostare gli equilibri e i pronostici della vigilia che davano infatti la formazione di Tusk in leggero vantaggio su quella di Kaczynski. «Abbiamo aspettato dieci anni per un primo posto sul podio. E tutto grazie alla mobilitazione del nostro elettorato. Sono loro ad essere andati a votare. Sono loro ad aver vinto», ha dichiarato raggiante Tusk.

GLI SCONFITTI hanno promesso battaglia alle urne la prossima primavera: «Avremo un progetto sul da farsi. La strada per vincere le elezioni presidenziali è aperta. Andiamo tutti nella stessa direzione nonostante una serie di attacchi infernali nei nostri confronti», ha affermato invece Kaczynski dalla sede varsaviana del suo partito in ulica Nowogrodzka. I liberali si ritroverebbero con almeno 21 dei 53 seggi assegnati alla Polonia presso l’emiciclo di Strasburgo. Un risultato che farà felice Ursula von der Leyen e gli altri membri del Partito popolare europeo (Ppe) ma che potrebbe avere ripercussioni sull’alleanza al governo in Polonia nel caso in cui il Ppe dovesse aprire ad una collaborazioni tra i banchi dell’europarlamento con gli euroscettici del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) del quale invece fa parte il Pis.

DIFFICILMENTE i centristi di Trzecia droga (Terza strada) e della coalizione Lewica (Sinistra) accetterebbero di buon grado un sodalizio Po-Pis anche se lontano dai confini del Paese. «Certo avremmo potuto ottenere un risultato migliore. Avremmo potuto fare di più ma abbiamo opposto resistenza ai populisti antidemocratici. E un segnale dalla Polonia che dovrebbe arrivare in Europa. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità nei confronti dell’Europa», ha invece dichiarato il leader di Lewica Robert Biedron.

D’altro canto, da un diverso punto di vista si può affermare che la Polonia si stia spostando ancora di più destra, almeno se si guarda all’exploit elettorale della destra ultranazionalista e ucrainofoba di Konfederacja (Confederazione) che il Pis aveva provato a fagocitare in vano alle parlamentari di ottobre scorso. Konfederacja esordirà con 6 deputati a Strasburgo, due in più di Trzecia droga e addirittura +3 seggi rispetto a Lewica.

KONFEDERACJA ENTRA COSÌ per la prima volta al Parlamento europeo come una mina vagante nello scacchiere dei gruppi politici europei. Escludendo a priori una sua inclusione tra le file del Ppe, non resterebbero che l’Ecr di Meloni e Kaczynski oppure i sovranisti di Identità e Democrazia (Id). Difficile immaginare che Konfederacja e Pis, in competizione per lo stesso elettorato in Polonia, accettino a cuor di leggero di far parte dello stesso gruppo a Strasburgo. Anche un’eventuale affiliazione all’Id non sembra affatto scontata in seguito alla recente espulsione dei tedeschi dell’AfD dal gruppo guidato dal leghista Marco Zanni, e con i quali Konfederacja potrebbe costituire una nuova forza nel parlamento europeo.

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