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Polonia, ci risiamo: verso la sospensione temporanea del diritto d’asilo

Polonia, ci risiamo: verso la sospensione temporanea del diritto d’asiloUn soldato polacco pattuglia il confine con la Bielorussia, nella foresta di Bialowieza; in basso Donald Tusk – Ap

Migranti Il premier Donald Tusk annuncia la misura per fermare i flussi spinti dalla “guerra ibrida” di Lukašenko e Putin

Pubblicato circa 7 ore faEdizione del 13 ottobre 2024

«Lo Stato deve riprendere al 100% il controllo di chi entra e di chi esce dalla Polonia». E ancora: «Uno degli elementi della strategia polacca sulla migrazione sarà la sospensione temporanea del diritto d’asilo sul nostro territorio». Frasi che sembrano tratte dalle dichiarazioni dell’ex governo di Varsavia trainato dalla destra populista e ultracattolica di Diritto e Giustizia (PiS). Un esecutivo che, fra 2019 e 2022, ha fatto erigere un muro di 186 chilometri sormontato da filo spinato e presidiato militarmente lungo il confine con la Bielorussia per impedire l’arrivo nel Paese e nell’Ue di migranti.

Invece entrambe le frasi sono state pronunciate ieri dall’attuale premier polacco Donald Tusk, un liberale moderato, al congresso annuale del suo partito, Piattaforma Civica (PO), durante il quale ha annunciato che presenterà la nuova strategia polacca sulla migrazione il prossimo martedì, chiedendone il riconoscimento da Bruxelles. La Polonia, ha anticipato Tusk, «non rispetterà o adotterà alcuna proposta dell’Ue sul tema se saremo certi che vada a minacciare la nostra sicurezza».

Il motivo per cui un primo ministro liberale e moderato intende interrompere, seppur temporaneamente, il diritto all’asilo dei migranti è geopolitico. A partire dall’estate del 2021, quando le prime centinaia di migranti sono entrate illegalmente in Polonia dalla Bielorussia, il governo di Minsk assieme a quello di Mosca sono stati accusati da Varsavia e dall’Ue di adoperare queste persone come arma in una “guerra ibrida” per destabilizzare l’Europa. Presto si è appurato come questa nuova rotta migratoria fosse stata creata e alimentata da una serie di agenzie viaggi truffaldine rivolte a vari Paesi africani e mediorientali, con compagnie aeree compiacenti.

Da Minsk e da Mosca queste false agenzie promettevano un comodo, costoso, passaggio in Europa a chi lo desiderasse, con tanto di rilascio di fantomatici visti. Ecco come in questi tre anni decine di migliaia di siriani, libici, maliani, afghani sono atterrati con l’inganno a Minsk, ritrovandosi bloccati sul confine bielorusso-polacco, impossibilitati a proseguire o a tornare indietro.

Nonostante la presenza del muro lungo un ampio tratto del confine, nell’anno in corso 26mila migranti hanno cercato di passare da un Paese all’altro, per esempio attraversando il fiume Bug Occidentale su imbarcazioni di fortuna e dormendo all’addiaccio nelle foreste con cibo, acqua e vestiario insufficienti. La loro speranza è quella di riuscirci per poi richiedere asilo politico in Polonia. Un processo – quest’ultimo – lungo, complesso e senza garanzia di riuscita, nonostante l’assistenza legale fornita da associazioni polacche. L’anno passato, 9.513 persone hanno richiesto asilo in Polonia: soltanto 4.029 lo hanno già ottenuto. Tuttavia, escludendo dal computo ucraini, russi e bielorussi, appena 82 persone su 1.190 provenienti da Paesi africani e asiatici hanno avuto risposta positiva da Varsavia.

A luglio di quest’anno, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty, ha scritto proprio a Tusk accusando le autorità polacche di avere respinto in Bielorussia nel giro di sei mesi 7.317 persone, comprese alcune ancora in attesa di risposta alla propria richiesta d’asilo. Preoccupazioni che fanno eco a quelle espresse due anni prima sulla pratica dei respingimenti sia da parte polacca che bielorussa, dal relatore speciale dell’Onu sui diritti umani dei migranti, Felipe González Morales.

Oggi la maggiore preoccupazione di Donald Tusk è quella di arrestare la guerra ibrida incoraggiata dal presidente-dittatore bielorusso Aleksandr Lukašenko e dal suo omologo russo Vladimir Putin e combattuta sfruttando uomini, donne e bambini in cerca di un futuro migliore.

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