Non sapeva ancora dove lo stessero portando. Come tutti gli altri 221 prigionieri politici del resto, all’inizio assai preoccupati per la loro sorte. Ma giunti all’aeroporto, che porta ancora il nome del general de hombres libres Augusto Sandino, hanno tirato tutti un sospirone. Tranne lui, monsignor Rolando Alvarez, che quando ha capito che lo avrebbero deportato ha cercato agitatamente di parlare con i sacerdoti e seminaristi che lo precedevano, ma ormai già saliti a bordo. Allora, quasi alla scaletta dell’aereo, ha chiesto di telefonare all’arcivescovo di Managua, cardinale Leopoldo Brenes. Ma gli è stato negato. A QUEL PUNTO ha reiterato...